Comunicato numero 109. Catechismo sul Modernismo

Stimati Associati e gentili Sostenitori, per questa settimana riposeremo dagli studi biblici (degni di tal nome) dell’erudito Abate Giuseppe Ricciotti - Requiem æternam! - e dedicheremo le nostre attenzioni al «Catechismo sul Modernismo». La nostra piccola casa editrice Sursum Corda nel mese di maggio, a Dio piacendo, inizierà a distribuire agli Associati, ai Sostenitori ed in generale a tutti i benefattori, la riedizione, minuziosamente curata in proprio, del dimenticato ma utilissimo «Catechismo sul Modernismo» di Padre Jean Baptiste Lemius (1851–1938). Il libro sarà edito con codice ISBN 978-88-900747-8-3, in formato A5, di 186 pagine, stampato su pregevole carta avoriata 90 grammi. Il libro conterrà, oltre al sommario, anche l’indice degli articoli, ovvero delle 510 domande. I caratteri di stampa, come sempre nelle nostre pubblicazioni, saranno grandi e di lettura agevole per chi ha problemi di vista. Anche questo libro verrà distribuito gratuitamente ad alcuni carcerati ed ai veri poveri che ne faranno richiesta. Confidiamo nella preghiera di tutti e nel sostegno soprattutto degli Associati. Ricordiamo altresì che le nostre pubblicazioni non hanno scopo di lucro e non vengono vendute nelle librerie.

• Cenni sull’Autore. Il Padre Jean Baptiste Lemius nacque il 23 maggio del 1851 da Francis Lemius, un poliziotto originario della Lorena, e Jeanne Marie Begarry o Begery. Terzo di cinque figli: Marie, Francis, Jean Baptiste, Louis e Joseph, quest’ultimo fu redattore di parte dell’Enciclica Pascendi contro il Modernismo. Visse l’infanzia a Montfort-en-Chalosse, a 18 chilometri da Dax, all’ombra dei Pirenei. Nel 1862, a 11 anni, entrò nel seminario minore di Aire-sur-l’Adour, unendosi al fratello Francis. A Pasqua del 1871 iniziò di nuovo il noviziato, interrotto nel 1870 dalla guerra franco-prussiana, a Notre-Dame-de-l’Osier. Quindi svolse il suo scolasticato ad Autun, dove venne ordinato Sacerdote il 16 giugno 1876. Il 4 novembre 1880, insieme ad altri 70 Oblati di Maria Immacolata, fu costretto a lasciare lo scolasticato, mentre la polizia rivoluzionaria -al soldo dei cosiddetti “democratici” e “liberi pensatori” (evidentemente né liberi e né pensatori) - irrompeva con le asce a causa delle leggi contro gli Ordini religiosi. Trovò ospitalità a Dublino in Irlanda. A partire dal 1881 fu incaricato di predicare missioni parrocchiali. Nel 1890 fu inviato a Pontmain come Superiore. Di aspetto robusto e di dottrina integrale, seppe subito conquistare la fiducia del popolo. A Saint-Pierre de Cholet, durante la Quaresima del 1889, riempì le tre navate della chiesa ed il piazzale antistante sol posizionando una piccola statua del Sacro Cuore sull’altare: devozione che divulgò fino alla morte. Nel 1883 fu nominato Superiore degli Oblati nella Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Trovò sostegno spirituale e finanziario presso Papa Leone XIII, quindi portò a termine i lavori della Basilica, che egli definiva «rifugio dei poveri», con i quali pregava quotidianamente il Rosario, prima di offrir loro del cibo. Nel 1901 subì una nuova persecuzione e, con le Monache di Montmartre, riuscì a comprare un convento a Tyburn (Londra), luogo di gloriosi Martiri, dove condivisero «prove amare». Fino al 1905 lavorò incessantemente per fondare gli Oblati di Maria Immacolata e per diffondere la devozione al Sacro Cuore a Dinant in Belgio. Ebbe grande talento per scrivere catechismi e per illustrare questioni teologiche ai laici. Fra i suoi lavori memorabili ricordiamo la spiegazione dell’Enciclica Humanum Genus di Papa Leone XIII, contro la Massoneria (1884); successivamente presentò ai semplici l’Enciclica Pascendi dominici gregis di Papa San Pio X, contro il Modernismo (1907). Morì a Talence il 22 luglio 1938, all’età di 87 anni. Si stima che nel solo 1901 predicò ad oltre 140.000 uomini, senza contare i fedeli di Montmartre. Fu davvero l’apostolo del Sacro Cuore in Francia, in Inghilterra (specialmente attraverso le Suore) ed in Belgio. Purtroppo non siamo riusciti a reperire una sua foto. Preghiamo per l’anima di Padre Jean Baptiste Lemius! (Cenni biografici tratti soprattutto dal sito in lingua inglese www.omiworld.org - Si ringrazia don F. Ricossa per la segnalazione)

Breve presentazione del libro. Il Modernismo è «sintesi di tutte le eresie». È un «sistema di vaneggiamenti» che «spalanca la via all’ateismo». La prima ed immediata causa del Modernismo sta «nell’aberramento dell’intelletto». Quali sue cause remote o morali riconosciamo «la curiosità non saggiamente frenata e la superbia». I modernisti, inoltre, «devono i loro inganni ed orpelli alla totale ignoranza della filosofia scolastica». Per «trarre in inganno gli animi» essi usano una «doppia tattica». Deridono, disprezzano ed emarginano i sapienti; infine si dedicano con zelo, apertamente o dietro sofismi, alla «lotta accanita contro la Religione di Gesù Cristo». Tuttavia i modernisti sanno essere anche adulatori ed attenti al rispetto umano. Essi agitano i loro «consigli di distruzione dentro la Chiesa», il pericolo si appiatta «quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei». L’indizio «più manifesto» per riconoscere un modernista è la «smania di novità». Il modernista «va contro il Magistero, contro la Tradizione, contro la storia». I veri cattolici «sono fatti segno dai modernisti di somma malevolenza e di livore». In questo volume il Padre Jean Baptiste Lemius (1851 - 1938), usando la Pascendi dominici gregis di Papa San Pio X, illustra ai semplici il Modernismo, ne evidenzia i pericoli ed indica i rimedi. Un Catechismo sul Modernismo composto da 510 articoli nella forma di domanda e risposta, introdotto dal Card. Merry del Val, benedetto dal Pontefice e dalla Santa Chiesa. Si tratta di un antidoto necessario per sopravvivere alle tante «cattedre di pestilenza che inculcano le loro dottrine demolitrici nelle chiese, nei congressi, nei libri, nella società». Nel XX° secolo la gran parte dei protagonisti del Modernismo, molti già condannati dalla Chiesa, furono sorprendentemente elevati a “padri” e “dottori” in seno alla rivoluzione del Vaticano Secondo.

Dalla lettera introduttiva del Card. Merry del Val. Illustrissimo Signore, un alto encomio oltre che l’espressione del più vivo gradimento io godo porgere alla S. V. Illma in nome del Sommo Pontefice (San Pio X, ndR), dopo la consegna che io ho fatta a Sua Santità dello splendido opuscolo di V. S. portante il titolo «Catéchisme sur le Modernisme d’après l’Encyclique Pascendi dominici gregis». L’indole del Pontificio documento ed il genere degli errori in esso condannati, poteva forse rendere alquanto malagevole la subita e completa intelligenza di tutte le più minute parti dell’importantissima Enciclica alle classi meno colte ed estranee al movimento delle buone e delle cattive sentenze, o a quelle altre che pur essendo sventuratamente troppo facili a dare adito agli errori, massime quando questi presentino una falsa esteriorità di scientifici, non sono poi così svegliate da comprendere con eguale prontezza la causa del male. Ella pertanto ha fatto opera di insigne utilità quando ha decomposto, secondo il metodo semplice e piano del nostro Catechismo, il documento medesimo, adattandolo per tal modo anche alla portala delle meno addestrate intelligenze. Sua Santità si compiace del geniale e proficuo lavoro di V. S., e mentre La loda anche per un altro titolo, per non essersi cioè menomamente discostato dalle parole dell’Enciclica, Le offre l’augurio di vedere largamente diffuso il prodotto del provvido suo studio, e Le imparte di cuore l’Apostolica Benedizione. Mentre La rendo di ciò intesa, La ringrazio alla mia volta della copia di detto opuscolo a me gentilmente destinata e passo a confermarle i sensi di ben distinta stima con cui sono, [Di V. S. Illma, Affm̃o per servirla, R. Card. Merry del Val, Segretario di Stato di S. S., Roma, 14 dicembre 1907].

Dalla prefazione. Era appena pubblicata l’Enciclica «Pascendi dominici gregis» irradiando di sua luce trionfante il mondo cattolico, e formando l’oggetto di ogni conversazione, sia nel campo sconcertato dei nemici di Santa Chiesa, che tra le file degli amici della verità, commossi e riconoscenti, quando volli far visita ai nuovi ospiti del castello di Poyanne, divenuto, in seguito alle recenti espulsioni, rifugio del Gran Seminario d’Aire-sur-l’Adour. Vi trovai l’abate Lahitton, il distinto professore che da ben quindici anni insegna Teologia dogmatica al giovane clero. Savio progressista, ma ostile ad ogni novità sovversiva, egli ha sempre combattuto energicamente contro la diffusione delle idee moderniste. Era raggiante di gioia. - Che stupenda Enciclica! esclamò in vedermi: l’ha letta? - Se l’ho letta! E quale sacerdote, avendola, potrebbe aspettar l’indomani, per percorrerla da capo a fondo? Ma non basta leggerla; è necessario studiarla. - Certo, mi rispose, poiché è un vero programma di Teologia tracciato in vista delle necessità dei tempi presenti; che anzi tutte le scienze ecclesiastiche vi si trovano spiegate, l’una accanto all’altra, ricevendo ognuna dall’infallibile Vicario di G. C. la parola d’ordine, che deve assicurare i suoi progressi. - È vero, replicai. Noi ci troviamo innanzi ad uno splendido monumento, e ognuno dovrà decomporlo a pezzo a pezzo per poterlo analizzare nei suoi particolari. Ma temo che a molti manchi e tempo e coraggio. - Mi è venuta un’idea, riprese l’egregio professore. - Sarebbe? - Verso la fine dell’anno scolastico feci leggere ai miei cari allievi il suo Catechismo sull’Enciclica di Leone XIII «De Conditione Opificum». Le domande fanno risaltare e facilitano sommamente l’intelligenza delle risposte. Lei dovrebbe fare il Catechismo della nuova Enciclica. - Vi avevo già pensato, ma... - Bisogna farlo. Sarà un servizio reso a tanti sacerdoti, che assorti dalle occupazioni, non avranno tempo d’analizzare il documento pontificio; ai nostri seminaristi, che avranno così un manuale chiaro e preciso degli errori dei modernisti, e delle risposte per confutarle; ai giovani dei nostri circoli di studi, i quali pure debbono esser imbevuti di sane dottrine; a tanti altri... - Va benissimo! ma il tempo... i miei lavori apostolici me ne lasciano ben poco di resto. - E se ci mettessimo all’opera subito? - Lei lo desidera? - Di tutto cuore. E subito aprimmo l’Enciclica. Man mano che si andava innanzi, e che alle domande succedevano risposte chiare, convincenti, vittoriose, sottolineate dalle nostre esclamazioni ammirative, noi comprendevamo tutta l’utilità dell’opera. Sopraggiunto il professore di Filosofia, e letti alcuni fogli: Sono, disse, dei potenti sprazzi di luce, che le loro domande proiettano sulle questioni anche più minute dell’Enciclica pontificia, in modo che nulla può sfuggire all’intelligenza. Anche il venerando Vicario Generale, Direttore del Gran Seminario, rimase ammirato, avendo notato cose sfuggitegli nella prima lettura. Animati da tutto ciò, abbiamo finito l’opera, e l’offriamo a chiunque desidera studiare senza difficoltà ed approfondire questa dottrina tanto opportuna, tanto necessaria a tutte le intelligenze contemporanee. Vogliano i cortesi lettori condividere con me la riconoscenza per il mio eccellente amico Abate Lahitton, il caro collaboratore, col quale passai momenti tanto piacevoli. Pio X dichiara che è tempo oramai di smascherare costoro «per far conoscere alla Chiesa tutta chi siano». Pertanto il presente Catechismo, tolta loro la maschera, mette in evidenza i tratti orridi e ributtanti del Modernismo. Indietro! indietro! [G. B. Lemius, Missionario Oblato di Maria Immacolata].

• Sommario dell’opera. - Lettera introduttiva del Card. Merry del Val, 7; - Prefazione, 9; - Pericolosità del male del Modernismo, 13; - La filosofia religiosa dei modernisti, 19; - Il modernista credente, 39; - Il modernista teologo, 51; - I germi della fede per il modernista, 57; - Il modernista storico e critico, 81; - Il modernista apologeta, 99; - Il modernista riformatore, 111; - Complesso di tutte le eresie. Strada all’ateismo, 117; - Cause del Modernismo. Curiosità e superbia, 125; - Cause del Modernismo. L’ignoranza, 129; - Trucchi dei modernisti nel propagare i loro errori, 131; - Rimedi contro il Modernismo, 141; - Conclusione, 161; - Indice degli articoli con numero di pagina, 163; - Sommario 185; - Sub Tuum praesidium Immaculata!

• Alcune delle 510 semplici domande e risposte.

N° 3. Questi uomini, sudditi dell’errore e che all’errare trascinano, sono più numerosi oggi e che scopo si prefiggono? È da confessare che, in questi ultimi tempi, è cresciuto oltre misura il numero dei nemici della croce di Cristo; che, con arti non certo nuove e piene d’astuzia, si affaticano di rendere vana la virtù vivificatrice della Chiesa e scrollare dai fondamenti, se mai venga loro permesso, lo stesso regno di Gesù Cristo.

N° 5. Dove sono ora i fautori dell’errore? Sono dei nemici dichiarati? Ed a rompere senza più gli indugi ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi, quanto meno sono in vista.

N° 7. Questi laici cattolici, questi preti, che si spacciano per riformatori della Chiesa, osano essi affrontare l’opera di Gesù Cristo e la persona stessa di N. S. G. C.? Fatta audacemente schiera, si gettano su quanto ha di più santo nell’opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo.

N° 8. Ma questi uomini saranno stupefatti di essere contati dalla Santi Vergine fra i nemici della Chiesa? Fanno meraviglia costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da banda le intenzioni di cui Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di parlare e di operare. Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi.

N° 9. Perché dite che sono i nemici più dannosi della Santa Chiesa? Perché, come abbiamo già detto, i loro consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond’è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro.

N° 21. Per procedere con chiarezza nell’esposizione degli errori del Modernismo, quanti personaggi bisogna considerare nei modernisti? Al fine di procedere con ordine in una materia molto complessa, è da notare immediatamente che ogni modernista sostiene e quasi compendia in sé molteplici personaggi; quelli cioè di filosofo, di credente, di teologo, di storico, di critico, di apologista, di riformatore: e queste parti sono tutte ben da distinguersi una ad una, chi voglia conoscere a dovere il loro sistema e penetrare i princìpi e le conseguenze delle loro dottrine.

N° 40. Qual è la dottrina assurda che deriva da questa filosofia, o per dir meglio, da questi deliri dei modernisti? Di qui, o Venerabili Fratelli, quell’assurdissimo enunciato dei modernisti, che ogni religione, secondo il vario aspetto sotto cui si riguardi, debba dirsi egualmente naturale e soprannaturale.

N° 53. Spiegate con un esempio queste tre leggi dei modernisti? Illustriamo il fatto con un esempio, preso dalla persona di Gesù Cristo. Nella persona di Cristo, dicono, la scienza e la storia non trovano nulla al di là dell’uomo. Dunque, in vigore del primo canone dato dall’agnosticismo, dalla storia di essa deve cancellarsi tutto quanto sa di divino. Più oltre, in conformità del secondo canone, la persona storica di Cristo è stata trasfigurata dalla fede: dunque fa d’uopo spogliarla di tutto ciò che la innalza sopra le condizioni storiche. Per ultimo, la stessa è stata sfigurata dalla fede, secondo quanto insegna il terzo canone: dunque sono da rimuoversi da lei i discorsi, i fatti, tutto quello insomma che non risponde al suo carattere, alla sua condizione ed educazione, al luogo ed al tempo in cui visse.

N° 88. Da quale principio fondamentale i modernisti deducono la necessità della variazione dei dogmi? Fra i capisaldi della loro dottrina vi è ancora questo, tratto dal principio dell’immanenza vitale: che le formule religiose, affinché siano realmente tali e non mere speculazioni dell’intelletto, è necessario che siano vitali e che vivano della stessa vita del sentimento religioso.

N° 94. Qual è il giudizio definitivo da dare sui modernisti in ciò che riguarda la verità dogmatica? Oh! veramente ciechi e conduttori di ciechi, che, gonfi del superbo nome di scienza, vaneggiano fino al punto di pervertire l’eterno concetto di verità ed il genuino sentimento religioso: spacciando un nuovo sistema, col quale, tratti da una sfrontata e sfrenata smania di novità, non cercano la verità ove certamente si trova; e disprezzate le sante ed apostoliche tradizioni, si attaccano a dottrine vuote, futili, incerte, riprovate dalla Chiesa, e con esse, uomini stoltissimi, si credono di puntellare e sostenere la stessa verità.

N° 103. Non vi pare che, con questi principii, i modernisti debbano ammettere la verità di tutte le religioni? È evidente. Posta questa dottrina dell’esperienza unitamente all’altra del simbolismo, ogni religione, sia pur quella degli idolatri, deve ritenersi siccome vera. Perché, infatti, non sarà possibile che tali esperienze s’incontrino in ogni religione? E che si siano di fatto incontrate non pochi lo pretendono. E con qual diritto i modernisti negheranno la verità ad un’esperienza affermata da un islamita?

N° 134. Ed essi che fanno della teologia cattolica? Essi, da parte loro, messa fra i ciarpami la vecchia teologia, si adoperano di porne in voga una nuova, tutta ligia ai deliramenti dei filosofi.

N° 164. Da che deriva il culto secondo loro? Il culto vogliono che risulti da un doppio bisogno; giacché, torniamo ad osservarlo, nel loro sistema tutto va attribuito ad intimi bisogni.

N° 185. Secondo l’idea dei modernisti qual è, insomma, la loro intenzione finale? Fin qui il ragionare dei modernisti; e la conseguenza è che sono tutti protesi a trovare modi per conciliare l’autorità della Chiesa con la libertà dei credenti.

N° 190. Chiedono essi, dunque, la separazione della Chiesa dallo Stato? Sì. Lo Stato deve separarsi dalla Chiesa e, per ugual ragione, il cattolico dal cittadino.

N° 195. Basta alla scuola dei modernisti che lo Stato sia separato dalla Chiesa? Non basta alla scuola modernista che lo Stato sia separato dalla Chiesa. Come la fede, quanto agli elementi fenomenici, deve sottostare alla scienza; così nelle cose temporali la Chiesa deve essere soggetta allo Stato.

N° 202. Ma questa è pura democrazia! È lo stesso che subordinare il potere dottrinale al giudizio del popolo? Infatti, loro dicono: «poiché in fin dei conti il Magistero non nasce che dalle coscienze individuali; ed a bene delle stesse coscienze ha imposto un pubblico officio; ne consegue, di necessità, che debba dipendere dalle medesime coscienze e debba quindi avviarsi a forme democratiche».

N° 209. In che modo arrivano al punto capitale del loro sistema? È loro principio generale che in una religione vivente tutto debba essere mutevole e mutarsi di fatto. Di qui proseguono verso quella che è una delle principali fra le loro dottrine, vogliamo dire all’evoluzione.

N° 300. In che modo i modernisti spiegano ironicamente questo rispetto degli antichi Dottori per i Libri santi? Purtroppo i Dottori nostri, essi blaterano, non attesero allo studio delle Scritture con quei mezzi di cui sarebbero forniti i modernisti!

N° 330. Il dogma almeno sarà per essi irreprensibile? Anzi, con una mal velata voluttà, vanno ripetendo pubblicamente che anche in materia dogmatica ritrovano errori e contraddizioni.

N° 353. Dei più moderati! E che possono dire di più gli altri? Quelli fra costoro, che potremmo chiamare integralisti, pretendono che si debba indicare all’uomo, che ancora non crede, latente in lui lo stesso germe che fu nella coscienza di Cristo e da Cristo trasmesso agli uomini.

N° 355. E queste dottrine dei modernisti a che cosa sono buone? Metodo e dottrine infarciti di errori, atti non a edificare, ma a distruggere, non a fare dei cattolici, ma a trascinare i cattolici nell’eresia, anzi alla distruzione totale di ogni religione!

N° 369. Che riforme più gravi pretendono si debbano fare nel governo della Chiesa? Strepitano a gran voce perché il regime ecclesiastico debba esser rinnovato per ogni verso, ma specialmente per il disciplinare ed il dogmatico. Perciò pretendono che dentro e fuori si debba accordare con la coscienza moderna, che tutta è volta a democrazia; perciò dicono doversi dare nel governo la sua parte al clero inferiore e perfino al laicato e discentrare, Ci si passi la parola, l’autorità troppo riunita e ristretta nel centro.

N° 385. Chiuso ogni varco verso Dio per mezzo dell’agnosticismo, in che modo i modernisti pretendono d’andare a Dio? Con essa, dalla parte dell’intelletto, è chiusa all’uomo ogni via per arrivare a Dio, mentre si pretende di aprirla più acconcia per parte di un certo sentimento e dell’azione.

N° 405. Quali sono i passi di questa caduta dello spirito umano nella negazione di ogni religione? L’errore dei protestanti diede il primo passo in questo sentiero; il secondo è del Modernismo; a breve distanza dovrà seguire l’ateismo.

N° 415. Quale dovrà, dunque, essere il primo dovere dei vescovi riguardo a questi sacerdoti superbi? Perciò, o Venerabili Fratelli, sia questo il primo vostro dovere di resistere a questi uomini superbi, occuparli negli uffici più umili ed oscuri, affinché siano tanto più depressi quanto più essi s’inalberano, e, posti in basso, abbiano minor campo di nuocere.

N° 419. Ignoranti? I modernisti che si credono così sapienti! Sarebbe proprio vero questo? I modernisti, quanti essi sono, che vogliono apparire e farla da dottori nella Chiesa, esaltando a grandi voci la filosofia moderna e schernendo la scolastica, se hanno abbracciato la prima ingannati dai suoi orpelli, lo devono alla totale ignoranza in cui si trovano della seconda, e dal mancare perciò le nozioni per riconoscere la confusione delle idee e ribattere i sofismi.

N° 437. In che modo vanno contro il Magistero? Sia pervertendone sacrilegamente l’origine, la natura, i diritti, sia ricantando liberamente contro esso le calunnie dei nemici.

N° 458. Insomma che cosa li spinge a muovere guerra alle tradizioni antiche? Insomma li punge la vana bramosia che il mondo parli di loro; il che si persuadono che non avverrà, se dicono soltanto quello che sempre e da tutti fu detto.

N° 479. Che dovere incombe ai Vescovi per quel che riguarda gli scritti infetti di Modernismo? È parimenti officio dei Vescovi impedire che gli scritti infetti di Modernismo o ad esso favorevoli si leggano se sono già pubblicati, o, se non lo sono, proibire che si pubblichino.

(Ringraziamo l’Associato Fabio Angius per aver fornito la copia originale del manoscritto e per aver insistito sulla ripubblicazione dello stesso).