Comunicato numero 188. Predizione del rinnegamento di Pietro

Stimati Associati e gentili Sostenitori, ancora per due settimane proseguiremo con l’abituale studio della «Vita di Gesù Cristo» redatta dall’Abate Ricciotti, per poi fermarci durante il periodo immediatamente natalizio e riprendere, a Dio piacendo, dopo l’Epifania. Oggi parliamo della predizione del rinnegamento di Pietro.

• § 549. La cena era finita con la recita della seconda parte dell’Hallel (cfr. hymno dicto; Matteo, 26, 30; Marco, 14, 26) e con la consumazione della quarta coppa. Ma la comitiva s’intrattenne ancora molto tempo nella sala della cena, come si usava nella notte di Pasqua (§ 75); durante questo lungo indugio avvenne, secondo san Luca (22, 31 segg.) e san Giovanni (13, 36 segg.) la predizione della dispersione degli Apostoli e del rinnegamento di Pietro, che secondo san Matteo e san Marco sembrerebbe avvenuta dopo l’uscita dalla sala. A un certo punto Gesù, rivoltosi agli Apostoli, mestamente dice loro: «Voi tutti prenderete scandalo in me in questa notte; sta scritto infatti “Percoterò il pastore, e saranno disperse. le pecore del gregge” (cfr. Zacharia, 13, 7). Ma dopo che io sia risorto, vi precederò nella Galilea». Era un’altra ancora di quelle tetre previsioni che davano tanto sui nervi agli Apostoli. La loro insofferenza apparve subito sul viso a parecchi, e specialmente all’impetuoso Pietro. Ma Gesù non cambia tono; anzi, voltandosi proprio verso Pietro, soggiunge: «Simone! Simone! Ecco il Satana cercò di voi (altri), per vagliar(vi) come (si vaglia) il grano. Ma io pregai per te affinché non venga meno la tua fede; e tu, una volta tornato addietro, conferma i tuoi fratelli». Al bravo Pietro queste parole non piacquero affatto: egli voleva un gran bene a Gesù e, qualunque tentativo avesse fatto Satana, non avrebbe mai commesso contro il maestro alcuna vigliaccheria da cui sarebbe tornato addietro. Il dispiacere di Pietro si colorì anche di un certo risentimento, e in un dialoghetto con Gesù di cui gli Evangelisti riportano frasi staccate egli disse fra altro: «Se tutti si scandalizzeranno in te, io non mai mi scandalizzerò! - Signore! Con te sono pronto ad andare in carcere e a morte!». Nessuno, certamente, avrebbe pensato a richiamare in dubbio la sincerità di Pietro quando parlava così; tuttavia Gesù, calmo e paziente, gli dette la seguente risposta, riportata da san Marco (14, 30) che l’avrà udita centinaia di volte da Pietro stesso quando predicava: «In verità ti dico che tu oggi, questa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi avrai rinnegato tre volte». Questo era troppo per Pietro! Un fiume di proteste e d’attestazioni eruppe allora dalla sua bocca. San Marco, volendo forse usare un certo riguardo al suo padre spirituale, accenna a questo fiume dicendo che Pietro parla in maniera sovrabbondante e ripeteva che, seppure avesse dovuto morire insieme col maestro, non lo avrebbe rinnegato. Altrettanto, più o meno, dicevano anche gli altri Apostoli. Gesù dal canto suo mostrava di non avere troppa fiducia, non già sulla sincerità, ma sulla sodezza di tutte queste attestazioni, e continuò ad esortarli affinché, come avevano avuto fiducia in lui nel passato, l’avessero anche nella durissima lotta che allora stava per cominciare (Luca, 22, 35-37). A questa esortazione, la focosità bellicosa degli Apostoli divampa anche più. Se è venuto il momento di lottare e combattere, essi sono tutti pronti: o vinceranno a fianco al maestro, o cadranno tutti con le armi in pugno! E passando subito dalle parole ai fatti, rivolgono al loro capitano ciò che sembra quasi un invito a passare in rivista il loro armamento. C’erano in quella sala, forse a caso, due spade. Mostrandole a Gesù, essi gli dicono: «Signore, ecco qui due spade!». E Gesù con infinita pazienza, forse con un mesto sorriso, risponde: «Basta (così)». Quante cose rimanevano velate sotto quel «Basta così!». Fino all’ultimo momento, né gli Apostoli smentivano la loro grossezza di mente nel comprendere, né Gesù abbreviava la sua longanimità di cuore nel tollerare.

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Da Vita di Gesù Cristo, imprimatur 1940, Giuseppe Ricciotti (preghiamo l'Eterno riposo ...), 7a Edizione, 32° - 36° migliaio, Encomio solenne della Reale Accademia d’Italia, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941.