Comunicato numero 192. L’intelligenza e la libertàStimati Associati e gentili Sostenitori, è possibile richiedere l’iscrizione all’Associazione per l’anno 2020 usando il link: https://bit.ly/367OkBn. Per rinnovare l’iscrizione è, invece, necessario utilizzare il link:  https://bit.ly/2R6TQQq. Ringraziamo sin da subito i generosi benefattori. Il glorioso San Francesco di Sales, in «Filotea», a proposito dell’avarizia scriveva: Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili». Il sapiente esegeta Cornelio Alapide, nei «Tesori», scriveva: «Se si osserva l’anima dell’avaro, si troverà somigliante ad un abito roso dalla tignuola: si vedrà foracchiata ad ogni parte, incancrenita dal peccato e coperta dalla ruggine del male». Ed ancora: «Chi è il vero ricco?, domanda il venerabile Beda, poi risponde: è colui che non desidera nulla; chi è il vero povero?, l’avaro. Infatti colui che desidera ricchezze, mostra di non averne abbastanza e perciò è povero. L’avaro manca di tutto, replica San Gerolamo, tanto di quello che ha, come di quello che non ha». Già Seneca lasciò detto che «il povero manca di molte cose, mentre l’avaro manca di tutto» (Ivi. - «Tesori»).

• Veniamo ora agli argomenti del giorno - brevi pillole. L’intelligenza, moto dell’anima, è necessaria. Il Sacerdote, per esempio, è destinato a maestro di tutte le anime che si troveranno attorno a lui. Egli dovrà essere un dotto, da poter stare alla pari con tutte le persone colte del suo ambiente, in fatto di cultura generale; mentre, in cultura sacra deve essere uno specialista. «Ora, se tu non avessi sufficiente intelligenza, come potresti assimilare la cultura necessaria?», dice il Canonico Muscolo al seminarista. Il Sacerdote deve essere, come disse Gesù, luce del mondo e sale della terra, cioè maestro di verità e di santità. L’intelligenza è assolutamente necessaria. Essa è un dono di Dio che dobbiamo chiedere con Fede. Il santo Curato d’Ars era deficiente in fatto d’intelligenza; pure, egli ne ottenne tanta, per mezzo della Madonna, quanto bastò a compiere il suo dovere ed a fare un grandissimo bene.

• Quanta ne occorre. Certo, non si pretende che tutti abbiano cinque talenti. Chi li ha è fortunato. Ma Dio, ad alcuni ne dà cinque, ad altri due, e ad altri uno appena. Si richiede almeno una intelligenza mediocre. Chi brilla per intelligenza andrà avanti con facilità; e chi non brilla potrà andare avanti raddoppiando la buona volontà: altro moto dell’anima. Ma c’è in funzione la grazia speciale del Signore, per chi è umile e diligente. Piccole intelligenze han fatto tanto bene con l’aiuto di Dio; e certe grandi intelligenze han fatto niente di bene a causa del loro orgoglio. Da qui la necessità di essere umili e di sforzarci di lavorare.

• Come usarla. L’intelligenza nessuno se la dà, ma la riceve dalla natura: da Dio. Insuperbirsene è stoltezza. Riconoscere il dono, ringraziarne il Donatore, fargli omaggio di essa: questa è giustizia, è saggezza. La nostra intelligenza deve servirci a meglio amare e servire Dio; e il prossimo per amore di Lui, che ne è il Creatore e Padre comune. L’intelligenza, dunque, non è in servizio del nostro orgoglio, del nostro arricchimento materiale, ma del nostro progresso nel bene, in armonia con la nostra dignità di figli di Dio. Dio è contento di come stiamo usando la nostra intelligenza? Riflettiamo e preghiamo... 

• La libertà è un gran dono di Dio. Ognuno ha il dono della libertà. Quindi, noi abbiamo la capacità di fare o non fare una cosa: di stare attenti alla Meditazione o di non starci, abbiamo la capacità di fare una cosa invece di un’altra: di stare seduti o in ginocchio alla Preghiera. Cioè, noi abbiamo la capacità di fare il bene ed il male; il dovere o il suo contrario. Possiamo fare il male? Abbiamo la capacità terribile di poterlo fare; ma non abbiamo alcun diritto di farlo; perché, il capo di casa, Dio, proibisce di fare il male, essendo esso cosa indegna della Sua sapienza e bontà. Dio ci ha dato la libertà affinché possiamo liberamente amarlo e meritare altri doni da Lui; non perché facessimo il male, e lo provocassimo a castigarci. Dobbiamo liberamente fare quello che è giusto e santo; perché, solo ciò vuole da noi il Signore. Pensiamo spesso a questa verità...

• Gran pericolo. Se il mondo è pieno di guai, e l’Inferno è popolato di dannati, ciò si deve all’uso della libertà in senso contrario a quello voluto dal Creatore. Se non studiamo, se non lavoriamo, non siamo noi che ci determiniamo liberamente? Eppure, la volontà di Dio è che noi studiamo, lavoriamo e facciamo sempre il nostro dovere. Intanto abbiamo l’arma pericolosa della libertà, per cui possiamo determinarci al bene oppure al male. Se ci riesce faticoso il dovere,  ciò è effetto della ferita infertaci dal peccato originale. Tuttavia sappiamo che c’è la grazia di Gesù, a superare le difficoltà. Chiediamo a Dio la grazia utile a fare sempre bene i doveri del nostro stato...

• Libertà e grazia. Molti vivono santamente; molti arrivano fino a salire la gloria degli altari. Tutto questo avviene, perché ognuno si decide per il bene, mentre avrebbe la capacità di decidersi per il male. Determinarsi per il bene è difficile, ma possibile. Dice Sant’Agostino che: «Chi prega bene, vive anche bene». E già; perché, chi è convinto della sua debolezza e prega, si assicura l’aiuto della grazia di Dio. Con essa, l’intelligenza vede con chiarezza la via giusta da seguire; e la volontà è allettata a determinarsi verso di essa. Da soli non valiamo niente; con la grazia possiamo tutto ciò che è bene per la nostra anima. Traiamo le conclusioni...

Pensieri scelti da «Meditatio mea» del Canonico Raffaele Muscolo. Commento CdP.