Comunicato numero 204. Il Breve Esame Critico al «Novus Ordo Missae»Stimati Associati e gentili Sostenitori, nel 1969 il teologo domenicano Michel Guérard des Lauriers redasse il «Breve Esame Critico al Novus Ordo Missae», un fondamentale studio dottrinale sul rito della cosiddetta «Messa riformata» - o «Novus Ordo Missae» - rito inventato dai modernisti e da alcuni pastori protestanti. Il «Breve Esame Critico al Novus Ordo Missae» fu sottoscritto dai Cardinali Alfredo Ottaviani (Capo del Sant’Uffizio ovvero dell’Inquisizione) ed Antonio Bacci - mentre non fu sottoscritto dal Vescovo scismatico Marcel Lefebvre, nonostante la sua millantata adesione al progetto - e venne presentato a Montini (Paolo VI) per dissuaderlo dall’intento di approvare e pretendere di imporre al mondo questa sottospecie di rito protestante in luogo della Santa Messa (vera Messa che oggi viene impropriamente chiamata Messa Tridentina o Messa di San Pio V). Montini ne fu adirato e certamente lo furono i modernisti che lo attorniavano, tanto che provarono goffamente a rimediare ma senza recedere dai loro intenti ecumenici: la toppa fu peggiore del buco.

• La Santa Messa è il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo offerto sui nostri altari sotto le specie del pane e del vino, in memoria del sacrificio della Croce. Il sacrificio della Messa è sostanzialmente il medesimo della Croce in quanto lo stesso Gesù Cristo, che si è offerto sopra la Croce, è quello che si offerisce per mano dei sacerdoti, suoi ministri, sui nostri altari; ma in quanto al modo con cui viene offerto il sacrificio della Messa differisce dal sacrificio della Croce, pur ritenendo con questo la più intima ed essenziale relazione. Tra il sacrificio della Messa e quello della Croce vi è questa differenza e relazione: che Gesù Cristo sulla Croce si offrì spargendo il suo sangue e meritando per noi; invece sugli altari Egli si sacrifica senza spargimento di sangue e ci applica i frutti della sua Passione e Morte. La dottrina cattolica sulla Santa Messa è mirabilmente espressa da Papa Pio XII nella sua Lettera enciclica «Mediator Dei» del 20 novembre 1947 (Invito alla lettura: https://bit.ly/2ZbB8vi).

• Fin qui la definizione cattolica della Santa Messa tratta dal «Catechismo» di Papa San Pio X, ovvero dalla Tradizione apostolica. Adesso leggiamo cosa pensa il modernista Montini (Paolo VI) della Santa Messa - pensiero o premessa da cui scaturisce, per conseguenza, la sua “messa” riformata o «Novus Ordo Missae»: «La cena del Signore, o messa, è la sacra sinassi o assemblea del popolo di Dio, presieduta dal sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore. Vale perciò eminentemente per questa assemblea locale della Santa Chiesa, la promessa del Cristo: “Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro”» (Par. 7 dell’ «Institutio generalis Missalis Romani» nella versione del 1969). A seguito della clamorosa presentazione del «Breve Esame Critico ...», nel 1970 questa proposizione venne modificata, proprio come si fa con le previsioni del tempo o con l’oroscopo. Tuttavia la nuova definizione è peggiore della precedente: «Alla messa, o cena del Signore, il popolo di Dio si raduna sotto la presidenza del sacerdote che rappresenta il Cristo, per celebrare il memoriale del Signore o sacrificio eucaristico. Per conseguenza per questa assemblea locale della Santa Chiesa vale la promessa del Cristo: “Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. In effetti, alla celebrazione della messa, nella quale si perpetua il sacrificio della Croce, il Cristo è realmente presente nell’assemblea riunita in suo nome, nella persona del ministro, nella sua parola sostanzialmente e in maniera ininterrotta sotto le specie eucaristiche». Il classico connubio di sofismi in stile modernista. Per esigenze editoriali non posso dilungarmi più del dovuto, tuttavia permettetemi alcune confutazioni brevissime ma lapidarie: 1° Il Sacerdote non è presidente e non presiede, egli agisce e celebra «in persona Christi»; 2° Nella Messa la presenza di un’assemblea è ininfluente, la Messa è valida con o senza popolo; 3° Il Sacerdote celebra la Santa Messa «in persona Christi», non semplicemente «rappresentando il Cristo», la Messa non è un semplice «memoriale»; 4° La promessa di Cristo «Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro» viene citata fuori luogo e maldestramente strumentalizzata. Si tratta di una eretica falsificazione esegetica. Cristo è veramente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità a seguito della Consacrazione: mentre è presente spiritualmente ovunque vi siano dei fedeli (veramente cattolici) radunati in preghiera. Cristo non è presente nelle preghiere cosiddette ecumeniche, ove è certamente presente Satana (Approfondimenti nella Lettera Enciclica «Mortalium Animos» di Papa Pio XI: https://bit.ly/364Gytw). Cristo è veramente presente nella Santa consacrata Particola anche nel tabernacolo di una chiesa deserta: la presenza dei fedeli è ininfluente, è superflua; sebbene l'adorazione eucaristica sia cosa santa e consigliata. Obiezione valida anche per il seguito della proposizione: «Il Cristo è realmente presente nell’assemblea ... eccetera».

• Nella lettera di presentazione del «Breve Esame Critico» a Montini (Paolo VI), i Cardinali Ottaviani e Bacci giustamente scrivono del nuovo rito: «Rappresenta, sia nel suo insieme, come nei particolari un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa».  Fra i tanti sostenitori di questo nuovo rito vogliamo citare alcune significative dichiarazioni. Hans Ludvig Martensen (Vescovo modernista di Copenaghen): «Altre esigenze che Lutero aveva formulato a suo tempo, oggi possono essere considerate come soddisfatte nella teologia e nella pratica della Chiesa cattolica: l’uso della lingua volgare nella liturgia; la possibilità della comunione sotto le due specie; e il rinnovamento della teologia e della celebrazione dell’Eucarestia». Hans Küng (Teologo eretico ed animatore del “Vaticano II”): «Il rinnovamento liturgico del nostro secolo e del Vaticano II tiene conto delle richieste essenziali dei riformatori (ovvero dei Protestanti)». Gérard Siegwalt (Docente protestante di Strasburgo): «Non c’è nulla nella messa attuale rinnovata e riformata che potrebbe veramente disturbare il cristiano evangelico, o che potrebbe disturbarlo più di quanto possano infastidirlo certi elementi, reali o assenti, del culto protestante». Max Thurian (Teologo eretico di Taizé): «Il nuovo ordinario della messa, al di là delle sue relative imperfezioni, dovute al peso della collegialità e dell’universalità, è un esempio di quella ricerca feconda di unità aperta e di fedeltà dinamica, di vera cattolicità: uno dei suoi frutti sarà che forse le comunità non-cattoliche potranno celebrare la Santa Cena con le stesse preghiere che usa la Chiesa cattolica. Teologicamente, è possibile». Roger Adolphe Mehl (Teologo protestante): «Se si tiene conto dell’evoluzione decisiva della liturgia eucaristica cattolica, della possibilità di sostituire il Canone della messa con altre preghiere liturgiche, della cancellazione dell’idea secondo cui la messa costituirebbe un sacrificio, della possibilità di comunicarsi sotto le due specie, non ci sono più di ragioni per le Chiese della Riforma di vietare ai loro fedeli di prendere parte all’Eucarestia nella Chiesa romana». Jean Guitton [Filosofo e scrittore, amico intimo di Montini (Paolo VI)]:  «L’intenzione di Paolo VI, a riguardo della liturgia, a proposito di ciò che si viene volgarmente detta “la messa”, era di riformare la liturgia cattolica in modo che essa coincidesse quasi con la liturgia protestante [...], con la Cena protestante [...]. Ripeto, Paolo VI ha fatto tutto ciò che era in suo potere per avvicinare la messa cattolica - al di là del Concilio di Trento ­ alla Cena protestante [...]. La messa di Paolo VI si presenta per prima cosa come un banchetto - non è così? - e insiste molto sull’aspetto della partecipazione ad un banchetto, e molto meno sulla nozione di sacrificio, di sacrificio rituale, di fronte a Dio, con il sacerdote che dà le spalle al popolo. Dunque, non credo di ingannarmi dicendo che l’intenzione di Paolo VI e della nuova liturgia che porta il suo nome, è di chiedere ai fedeli una più grande partecipazione alla messa, è di dare più spazio alla Sacra Scrittura e meno spazio a tutto ciò che c’è - certi dicono “di magico”, altri “di consacrazione consustanziale”, transustanziale, e che è la fede cattolica. In altre parole, c’è in Paolo VI l’intenzione ecumenica di cancellare - o almeno di correggere, di attenuare - ciò che c’è di troppo “cattolico”, in senso tradizionale, nella messa, e di avvicinare la messa cattolica, lo ripeto, alla messa calvinista. Si tratta, evidentemente, di una rivoluzione». Qui l’ottima e rigorosa fonte: https://bit.ly/3bDscSd.

• Lo stesso Giuseppe Ratzinger (Benedetto XVI), fra i modernisti più scaltri ed attivi «nelle viscere della Chiesa» (cfr. «Pascendi Dominici gregis», Papa San Pio X) sin dagli anni ’50, nel suo «Summorum Pontificum» scrive: «Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera”) della Chiesa cattolica di rito latino». Ed ancora: «Il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che la dovuta rispettosa riverenza nei confronti del culto divino venisse ancora rinnovata e fosse adattata alle necessità della nostra età. Mosso da questo desiderio, il nostro Predecessore, il Sommo Pontefice Paolo VI, nel 1970 per la Chiesa latina approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati. Essi, tradotti nelle varie lingue del mondo, di buon grado furono accolti da Vescovi, sacerdoti e fedeli. Giovanni Paolo II rivide la terza edizione tipica del Messale Romano. Così i Romani Pontefici hanno operato “perché questa sorta di edificio liturgico [...] apparisse nuovamente splendido per dignità e armonia”». Lo stesso si dica del modernista Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) con la sua commissione «Ecclesia Dei».

• È evidente che un rito del genere non può venire dalla Chiesa (Approfondimenti qui: https://bit.ly/2WZybLM) e, dunque, non può essere in alcun modo accettato: quantomeno se si vuol conservare la fede cattolica. Quanti battezzati sono diventati oramai protestanti a seguito di questo rito? Cosa è rimasto della fede cattolica nel vasto popolo che si dice membro della Chiesa? Chi, oramai, conosce anche solo i rudimenti della dottrina cattolica, ovvero la insindacabile volontà di Dio? Chi conosce e rispetta i Comandamenti ed i Precetti? Ognuno interroghi la propria coscienza, poi si guardi intorno. Seguono la traduzione italiana (del Centro Librario Sodalitium di Verrua Savoia) e la traduzione francese del «Breve Esame Critico». 

Approfondimenti a cura di Carlo di Pietro

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La Lettura di oggi (Domenica V dopo Pasqua) ci dice: «Caríssimi: Estóte factóres verbi, et non auditóres tantum: falléntes vosmetípsos. Quia si quis audítor est verbi et non factor: hic comparábitur viro consideránti vultum nativitátis suæ in spéculo: considerávit enim se et ábiit, et statim oblítus est, qualis fúerit». Ovvero: «Caríssimi: Mettete in pratica la parola di Dio, non vi limitate ad ascoltarla, ingannando voi stessi. Perché chi ascolta la parola e non la mette in pratica è simile ad un uomo che guarda in uno specchio il suo volto e, dopo essersi mirato, se ne va e lo dimentica subito». Ebbene il regno di Dio NON è per gli avari, né per gli scrocconi (scroccone = Chi è solito profittare senza ritegno alcuno dell'altrui liberalità). Giuda è il padre degli avari. Una volta scaricato il libretto in italiano è cosa opportuna inviare adeguata donazione al Centro Librario Sodalitium cliccando qui. Chi, pur avendone la possibilità, preferisse optare per l'avarizia, ebbene questi dovrebbe interrogare se stesso e domandarsi: sono veramente cattolico o piuttosto sono un traditore al pari di Giuda? Perché, pur leggendo buona stampa, permango nel mio miserabile stato di avaro e scroccone?

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