Stimati Associati e gentili Sostenitori, oggi parleremo di Angeli con il grande Cornelio Alapide.

• 1. ESISTENZA E MOLTITUDINE DEGLI ANGELI. La Sacra Scrittura attesta l’esistenza degli Angeli e molti luoghi, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, ne fanno fede. Se si riuniscono insieme questi passi, si vedrà che nove sono i cori degli Angeli, così distinti e chiamati: Angeli, Arcangeli, Troni, Dominazioni, Virtù, Principati, Potestà, Cherubini e Serafini. Che il numero, poi, di queste angeliche creature sia straordinariamente grande, i Padri lo deducono da quella parabola che si trova al capo XVIII di San Matteo, dove Gesù Cristo dice che se alcuno ha cento pecore, ed una di esse si svia, lascia certamente le novantanove sulla montagna per mettersi alla ricerca di quell’una che si è smarrita. Nelle novantanove vedono gli Angeli che hanno perseverato, nell’una perdutasi riscontrano il genere umano. Come dunque è grande il numero degli Angeli, se è paragonato alle novantanove pecore!

• 2. GLI ANGELI SONO GIUSTIFICATI PER LA FEDE IN GESÙ CRISTO. Gli Angeli sono anche pecorelle del Figliuolo dell’uomo: perché, quantunque Gesù Cristo non sia loro Redentore come lo è degli uomini, perché gli Angeli non hanno peccato, è tuttavia loro Salvatore in questo senso, che Egli ha loro meritato tutte le grazie che hanno ricevuto e tutta la loro gloria, cioè la loro elezione, predestinazione e vocazione, e tutti gli aiuti prevenienti, concomitanti, efficaci; Egli è il principio del loro merito e dell’aumento della loro grazia e gloria. Gli Angeli ebbero una fede viva in Gesù Cristo fatto uomo, e furono giustificati per questa fede. Così parlano i teologi.

• 3. BELLEZZA E FELICITÀ DEGLI ANGELI. Tobia, essendo uscito di casa, s’incontrò con un giovane raggiante di bellezza e con sopra le vesti una cintura, come un viaggiatore che sta per mettersi in cammino (TOB. V, 3). Anche nei Libri dei Maccabei troviamo descritto lo splendore degli Angeli: ed essendo nell’antico patto comparsi molte volte gli Angeli, tanto apparvero belli agli uomini, che questi li scambiavano per Dio medesimo, e volevano adorarli. Nel Cielo gli Angeli compongono la corte del Re dei re e vi appaiono circondati di gloria e di bellezza, come d’un loro proprio vestimento. La loro felicità non potrebbe essere più grande, dal momento che si specchiano di continuo nel volto del Padre celeste (MATTH. XVIII, 10). «Sembrava agli occhi vostri, diceva l’Angelo a Tobia, ch’io mangiassi e bevessi, ma io mi nutro di una vivanda che gli uomini non possono vedere» — Videbar quidem vobiscum manducare et bibere; sed ego cibo invisibili et potu, qui ab hominibus videri non potest, utor (TOB. XII, 1-3).

• 4. UFFIZI DELL’ANGELO CUSTODE.  Il ministero degli Angeli custodi consiste: 1° nell’allontanare i pericoli e dell’anima e del corpo...; 2° nell’illuminare, istruire e invitare a buoni pensieri, a pii desideri, a sante opere...; 3° nell’impedire che i Demoni insinuino malvagie idee, nel tenerci lontani dalle occasioni del peccato e nell’aiutarci a vincere le tentazioni...; 4° nell’offrire a Dio le preghiere dei loro protetti...; 5° nel pregare per loro...; 6° nel correggerli se peccano...; 7° nell’assisterli in punto di morte, fortificarli, aiutarli, consolarli...; 8° nel condurre dopo morte le anime al Cielo e, se sono condannate al Purgatorio, accompagnarvele e dare loro conforto, finché ne siano liberate. L’universo ha il suo Angelo custode; così pure ha il suo ciascuna nazione, città, parrocchia, famiglia, e individuo. Il Signore, come ci afferma il Salmista, ha comandato ai suoi Angeli, di stare sempre ai fianchi d’ognuno e vegliarci amorevoli d’attorno: Angelis suis mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis (Psalm. XC, 11); ed essi, obbedienti, ci sosterranno con le loro mani affinché il nostro piede non inciampi e noi non cadiamo:  In manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum (ibid. 12). «Ecco, disse il Signore nell’Esodo, ch’io invierò il mio Angelo a precedervi, a guardarvi lungo il cammino, e introdurvi nel luogo che vi ho preparato. Rispettatelo, ascoltate la sua voce e guardatevi attentamente dal disprezzarlo» — Ecce ego mittam Angelum meum, qui praecedat te et custodiat in via, et introducat in locum quem paravi. Observa eum, et audi vocem eius, nec contemnendum putes (Esod. XXIII, 20-21). Tobia augura a suo figlio ed alla sua guida, che sia prospero il loro viaggio, che Dio vegli sui loro passi e che l’Angelo suo li accompagni, — et Angelus eius comitetur vobiscum (TOB. V, 21); e confortava sua moglie, desolata per la partenza del figlio, a non piangere, nella speranza che questo sarebbe giunto al termine del suo viaggio, e ritornato a loro in buona salute; perché egli credeva che l’Angelo di Dio l’avrebbe accompagnato e avrebbe disposto tutto in suo vantaggio, così che l’avrebbero rivisto pieno di vita e di gioia (ibid. V, 26-27). Quando poi questo figlio di Tobia fu in procinto di ritornarsene al padre, l’augurio di Raguele fu questo: «L’Angelo santo del Signore vi assista nel viaggio e vi scampi da ogni pericolo» — Angelus Domini sanctus sit in itinere vestro, perducatque vos incolumes (lbid.  X, 11). Dice la Scrittura che gli Angeli stanno ritti in piedi innanzi al Signore; e questo vuol dire: 1° che gli Angeli si volgono a Dio e gli chiedono la sua luce divina, per conoscere la sua volontà riguardo le loro funzioni...; 2° che gli presentano le buone opere, i sacrifici, le limosine, le preghiere degli uomini...; 3° che si tengono pronti a servire il Signore, come servi ai cenni del padrone e come soldati preparati al combattimento...; 4° che assistono ai giudizi di Dio sostenendo la causa degli uomini contro le accuse dei Demoni e ne aspettano la sentenza...; 5° che stanno in faccia a Dio per lodarlo, per contemplarlo e per attingere, da questa contemplazione, la felicità suprema. Essi stanno di continuo davanti al Signore, in quanto che non cessano di bearsi in Lui... Notate qui: 1° la dignità dell’anima, dal fatto che un Angelo le fu assegnato per guardiano...; 2° l’umiltà dell’Angelo, nell’abbassarsi fino all’uomo; 3° la sua carità...; 4° la nostra fortuna...; 5° la bontà di Dio...

•  5. VANTAGGI E FELICITÀ CHE CI PROCURANO GLI ANGELI. La presenza degli Angeli santi è dolce ed amabile, dice S. Antonio; essi non altercano, non gridano, non parlano, ma in silenzio, con bontà e dolcezza sono solleciti di spandere nei nostri cuori la gioia, l’allegria, la confidenza, perché il Signore, che è la sorgente d’ogni gioia, si trova con loro. Allora il nostro spirito, senz’affanno, ma sereno e tranquillo, viene illuminato dalla loro luce: allora l’anima, piena del desiderio delle ricompense celesti, desiderando di rompere, se potesse, la prigione del suo corpo e gemendo sotto il peso delle membra, ha fretta d’andarsene con gli Angeli in Cielo. La bontà degli Angeli è tanta che se taluno, attesa la fragilità umana, è spaventato dal loro splendore, tolgono via ben tosto ogni timore e spavento. Il medesimo Santo indica poi ancora i segni da cui si può riconoscere la presenza degli Angeli cattivi che sono i Demoni. Quando i maligni spiriti sono presenti, egli dice, si vedono visi malinconici; si odono orribili rumori; ci assalgono pensieri abominevoli; ci molestano passioni disordinate, l’anima sente un tremito e rimane come intorpidita. Essi eccitano l’odio, la noia, il dispetto; evocano il ricordo del mondo; svegliano il disgusto di averlo abbandonato; mettono raccapriccio della morte; infiammano la concupiscenza e fanno che la virtù ci stanchi; essi snervano il cuore. Ma se al timore sottentra la confidenza in Dio, il gaudio e la carità, sappiate che il vostro buon Angelo vi sta vicino, che vi porta soccorso, e che è esso che v’ispira e vi dirige (In Vita Patr.). Giuditta, dopo aver reciso il capo ad Oloferne, chiamava in testimone Iddio, che l’Angelo di lui l’aveva custodita e conservata senza sozzura e macchia, sia nell’uscire della città, sia durante il suo soggiorno nel campo nemico, sia nel ritorno (IUDITH. XIII, 20). Mentre Giuda Maccabeo andava con i suoi a combattere sotto le mura di Gerusalemme, apparve davanti alla schiera un cavaliere con le vesti bianche, le armi d’oro e con una lancia in mano. A quella vista benedissero tutti ad una voce la misericordia del Signore, pieni di confidenza e pronti ad affrontare non solamente gli uomini, ma le belve più feroci, e ad assaltare mura di ferro. Essi camminavano baldi dell’aiuto del Cielo, e sotto l’occhio del Signore infinitamente buono verso di loro. Giunti dai nemici, si avventarono loro addosso come leoni, e ne fecero strage (II Mach. XI, 8-10). Non vi è infatti ostacolo insuperabile, nessun essere invincibile, niente di difficile, niente d’impossibile per un Angelo. Un Angelo discese ai fianchi di Azaria e dei suoi compagni nella fornace ardente, ne spartì le fiamme, e impedì al fuoco di recare alle loro persone la minima scottatura o pena. Rompendo allora il silenzio, Nabucodonosor disse: «Sia benedetto il Dio di Sidrach, di Misach e d’Abdenago, il quale mandò l’Angelo suo a liberare i suoi servi che in Lui hanno creduto» (DAN. III, 50-95). Ed anche Daniele nella fossa dei leoni lodava Dio, perché gli aveva mandato il suo Angelo che chiudeva la bocca ai leoni, e impediva che gli recassero nocumento (ibid. VI, 22). S. Pietro è in carcere; l’Angelo suo vi discende, illumina la segreta, spezza le catene al principe degli Apostoli, spalanca le porte e gli dice: «Togliti di qui e va a predicare Gesù Cristo». Pietro tornando in sé dallo stupore dice: «Ah! ora conosco che il Signore mi ha inviato il suo Angelo, il quale mi ha tolto alle mani d’Erode ed al mal talento della plebe giudea» (Act. XII).

• 6. DOVERI NOSTRI VERSO L’ANGELO CUSTODE. Su quelle parole del Salmo XC: Angelis suis Deus mandavit de te — «Il Signore ha ordinato ai suoi Angeli d’aver cura di voi»; così parla S. Bernardo: «Quanta riverenza ti deve incutere, quanta riconoscenza suggerire, quanta confidenza insinuare, questa disposizione! Rispetto per la sua presenza, gratitudine per la sua benevolenza, fiducia nella sua custodia. Guardati dall’osare in faccia sua, quello di cui ti vergogneresti in faccia mia [Quantum tibi debet hoc verbum inferre reverentiam, afferre devotionem, conferre fiduciam! Reverentiam pro praesentia, devotionem pro benevolentia, fiduciam pro custodia. Tu ne audeas illo praesente, quod vidente me non auderes (In Psalm. XC, Serm. XII)]». «Onorate, ci dice Iddio nell’Esodo, l’Angelo ch’io manderò a precedervi, ascoltate la sua voce e guardatevi dal disprezzarlo, perché egli non vi risparmierà quando farete del male ed è in lui il mio nome. Ma se darete ascolto alla sua voce... io vi vendicherò dei vostri nemici e castigherò quelli che vi tormentano» — Ego mittam Angelum meum, qui praecedat te... Observa eum, et audi vocem eius, nec contemnendum putes; quia non dimittet cum  peccaveris, et est nomen meum in illo. Quod si audieris nomen eius... inimicus ero inimicis tuis, et affligam affligentes te (Exod. XXIII, 20-22). Quindi il Salmista diceva a Dio: «Io canterò inni alla vostra gloria in presenza degli Angeli» — In conspectu Angelorum psallam tibi (Psalm. CXXXVII, 2). Oltre a questi, abbiamo un altro non meno importante dovere verso i nostri Angeli, ed è che per corrispondere alla bontà con cui c’illuminano, ci purificano, e si prendono cura di renderci perfetti, noi dobbiamo fare una vita santa; avere costumi puri, vivere nel nostro corpo come se vivessimo in un corpo estraneo; essere, insomma, angeli su la terra, per meritarci di essere riuniti agli Angeli nel soggiorno della gloria. S. Paolo ce lo dice: «Non siete ormai più ospiti e stranieri, ma abitatori della città dei santi e famigliari della casa di Dio» — Iam non estis hospites ed advenae, sed cives sanctorum et domestici Dei (Eph. II, 19). Non bisogna mai dimenticare la presenza dei nostri Angeli custodi, ma pregarli, parlare loro sovente, ringraziarli... Badiamo di non contristarli e affliggerli con i nostri peccati... «Gli Angeli della pace, dice Isaia, piangevano amaramente» — Angeli pacis amare flebant (ISAI. XXXIII, 7). Risparmiamo loro queste lagrime amare, ma siamo cagione di gioia per loro. È sentenza di San Basilio che il peccato, questa piaga schifosa e ributtante, allontana da noi l’Angelo custode, come il fumo mette in fuga le api, ed il fetore le colombe [Sicut fumus apes, et fetor columbas fugat, sic miserabile et putidum peccatum repellit vitae nostrae custodem Angelum (In Psalm.)]. Evitiamo, dunque, e fuggiamo a tutta possa il peccato che è il mortale nemico di Dio, degli Angeli e degli uomini (Dai Tesori di Cornelio Alapide, v. Angeli).

• Gli angeli sono puri spiriti, non purissimi, perché, essendo creati, sono limitati; solo Dio è spirito purissimo da ogni limite e difetto, perché in creato e semplicissimo. L’angelo dopo che è stato creato non può morire e cessare di esistere. Lo spirito, che comincia ad esistere per creazione e non finisce più, è immortale. Sono esseri immortali gli angeli e l’anima dell’uomo, che hanno principio ma non fine. L’angelo, come essere intelligente e sussistente, è una persona. Gli angeli sono dotati d’intelligenza acutissima, che comprende istantaneamente le cose senza bisogno di ragionamento e dell’aiuto dei sensi. L’intelligenza degli angeli ammessi alla gloria del cielo, oltre che dalla grandissima potenza intellettiva propria della loro natura, è illustrata dal lume della gloria nella visione beatifica, che svela loro Dio e tutte le sue opere, rispecchiandole nella divina Essenza.

a cura di CdP