Comunicato numero 47. Si può modernizzare la religione?

Stimati Associati e gentili Lettori, domandiamoci - col Padre Franco - se la nostra santa Religione si possa modernizzare. Essa ha bisogno di essere moderna? Da vari secoli ormai si parla di conciliazione, oggi più che mai. I moderati dicono: «perché non si può fare un poco di transazione in fatto di religione?». Ed ancora: «se la religione si piegasse un tantino, se si adattasse e smettesse di essere così rigorosa, se si conformasse ai tempi, gli uomini smetterebbero di guardarla con occhio cattivo». Affermano pure: «se ci fosse un poco di discrezionalità, allora la religione potrebbe sperare nell’avvenire». Le citate proposizioni sono solamente alcuni esempi di un modo di favellare molto usato nel mondo. Questa fregola di ammodernamento un tempo divampava solo in e da ambienti settari: bene li descriveremo nel primo libro sulla Rivoluzione, che pubblicheremo, volendolo Dio, con la nostra Casa editrice nel 2017. Adesso, purtroppo, avendo la Rivoluzione infettato la Chiesa «nelle viscere, quasi nelle vene di lei», per usare la denuncia di Papa san Pio X, tali empietà, che non possono annidarsi nella mente di un cattolico, avvelenano il mondo dalla quasi totalità delle cattedre occupate dagli atei del Modernismo. Ma cerchiamo di rispondere a queste pretese.

Per prima cosa domandiamoci che cos’è la religione cattolica? È una religione rivelata da Dio, venuto sopra la terra a farsi Maestro degli uomini, una religione che professa un determinato numero di verità da credere, sempre nello stesso modo, ed un determinato numero di pii esercizi da praticare. Ora, come può venire in mente ad un cattolico, ad un uomo che abbia la vera fede, che tutto ciò si possa cambiare? Chi sarà quel soggetto che avrà il coraggio di mutare ciò che è di divina istituzione? Se dunque essi lo dicono per scherzo, sappiano che in materia grave non è lecito scherzare; se lo dicono davvero, evidentemente hanno perduto il senno: oppure non hanno la vera fede, non credono. Quello che dà noia a molti, e che perciò vorrebbero cambiare, sono i Sacramenti, l’osservanza dei Comandamenti, dei Precetti, l’autorità della Chiesa, ecc: ma chi può apportare cambiamenti a tali leggi? La Chiesa stessa, sebbene in alcuni di questi obblighi può determinare praticamente il modo cui soddisfarvi, non può mettervi mano nella sostanza e non può abrogarli. Difatti quello che Cristo ha rivelato un tempo, rimane rivelato per sempre; quello che fu vero una volta, rimane sempre vero; quello che una volta fu comandato da Gesù, non fu mai più da Lui abrogato. Chi, pertanto, avrà diritto di porvi mano e modificare, per suo arbitrio, ciò che Gesù ha stabilito? Solamente chi ha perso il senno, oppure, peggio ancora, chi NON ritiene, apertamente o dietro sofismi, che Gesù sia Dio. Finalmente gli atei, più o meno dichiaratisi tali.

I protestanti. Essi si formano la religione con giudizi privati, essi formano e riformano ciò che vogliono. Così noi vediamo che utilizzano questo loro preteso diritto con grande ampiezza. Nessun protestante, cinquant’anni dopo il dannato Lutero, credette più quello che credette l’infame Lutero; come la seguente generazione non credette più le stesse cose della precedente. Dai cambiamenti che si fanno ogni giorno, si può dedurre che i loro posteri crederanno cose ancora differenti. Sì, per loro tutto questo è possibile, ma non per noi, che non cambiamo la Religione così come si cambia un vestito in base alla moda. Noi professiamo solo quello che Gesù Cristo ha insegnato e comandato; noi sappiamo che la Rivelazione è chiusa da ben venti secoli e non ce ne possono essere più a posteriori. Per noi, tutto questo ammodernamento, questi venti di novità, questa fregola di cambiamento, nulla di tutto ciò è possibile. Difatti sappiamo che tutte le Sette cristiane, fra cui i cosiddetti Protestanti, di cristiano hanno solo il nome, anzi lo usurpano: essi vanno contro la volontà di Dio.

Molti adducono le ragioni del progresso. Rispetto alle verità rivelate, il progresso non costituisce alcuna prova, perde ogni sua forza e dimostra di essere poco più che un ciarlatanismo. La religione cattolica, essendo vera in origine e sempre vera nella medesima misura oggi, è stazionaria, ferma, immobile, come quella rocca sopra cui è fondata. Per questa ragione l’Alta Vendita Suprema intese, nel 1800, chiaramente di voler insidiare quella rocca che si chiama Pietro, dall’interno, nell’intento di porvi un suo uomo al comando, al servizio della Rivoluzione cominciata da Lucifero: «non servirò Dio!». Tutti i Papi, i Padri della Chiesa, tutti i Dottori ed i Santi, tutti i veri fedeli, gridano concordemente ad una voce, che si deve credere solo quello che fu sempre creduto, quello che fu tenuto ovunque, quod semper, quod ubique. Ogni novità è uno scandalo; non essendo antico, ogni ammodernamento sostanziale va rigettato. Quello che fu tenuto nell’antichità, va tenuto per sempre. Nei primi secoli nessun cristiano voleva alcuna comunione di preghiera con gli eretici, e nessun cristiano pregherà mai insieme con gli eretici, per sempre. Allora Gesù intimava la sommissione intera e compiuta all’autorità della Chiesa, pena l’essere tranciato e considerato etnico e pubblicano: ed ora pretende che dipendiamo sempre dalla Chiesa. Allora Egli proibiva le ribellioni, le congiure, i delitti, le perversioni, la disonestà, ed imponeva la sottomissione alle legittime autorità dei prìncipi, fossero anche discoli, ed ora intima lo stesso e non accorda di macchinare contro chicchessia.

Un solo progresso è lecito in religione. Se proprio volgiamo essere “moderati” ed auspicare qualche progresso in religione, ecco l’unico possibile: amare Dio ancora di più di quanto lo amarono i nostri predecessori; essere ancora più osservanti, pii e ligi dei nostri antenati; essere caritatevoli, disinteressati, casti, abbondanti di ogni opera buona. Afferma ancora il Padre Franco (cf. «Risposte popolari alle obiezioni più comuni contro la Religione», Civiltà Cattolica, Roma, 1864, ed. IV, pag. 107 ss.): «In tutto questo vi è pienissima libertà di progresso, ed è il solo progresso che sia pienamente consentito. Per nostra disgrazia, però, è il solo progresso di cui nessuno si cura». D’altronde chi crede in Dio, crede in Gesù; crede che Gesù abbia detto il vero e comandato il giusto, essendo Dio; crede che la pratica della fede, quella, identica, debba essere: ieri, oggi e per sempre.

Oggi i nemici di Dio utilizzano metodi ancora più astuti. Essi, barando, dicono: «non si tocchino i dogmi, ma si adatti ai tempi la pratica, l’applicazione, la pastorale». L’errore più pericoloso. Già il Padre Franco, al seguito dei Pontefici e di tutti i Santi dell’epoca sua, rilevava che «fra i tanti errori che si sono sparsi contro la Chiesa, nessuno forse è più pericoloso di questo». Le aperte eresie divampate dal secolo XVI non possono burlarsi degli uomini che cercano sinceramente la verità, sono espresse in chiare formule e sono apertamente contro la volontà di Dio, contro la dottrina della Chiesa, e riprovate esplicitamente da questa. Tuttavia, oggigiorno e dagli anni sessanta, la Rivoluzione si fa strada anche «nelle viscere della Chiesa». I modernisti, quei discreti manigoldi che fanno man bassa di anime avendo usurpato le cattedre che appartengono a Dio, insegnano apertamente eresie, dando ad esse un non so che di “legittimazione” di “buono”; in questo modo tali sventurati, guide cieche, mestano anche chi si sforza di essere pio, ma, per varie ragioni, si lascia ingannare: «se lo dicono loro che si presentano come guide, sarà una cosa buona!». La dottrina che da circa centocinquant’anni si sta spargendo di raffazzonare, di modernizzare il Cristianesimo, di adattarlo al tempo ed al popolo, siccome viene presentata in maniera più benigna e meno sfacciata, non mostra all’apparenza tutta la malignità sua intrinseca. Si fa largo, come abbiamo detto, anche presso milioni di cristiani non malvagi, ma leggeri e superficiali, vincibilmente ignoranti, i quali credono benissimo che la religione si possa spogliare, anche solo nella pratica, di tutte quelle forme esterne che le sono essenziali.

Contrastare i falsari. Per smascherare questo errore è necessario ricordare a questi falsari molestatori, lupi con indosso pelle di pecora, che la religione abbraccia due sorte di verità: naturali e soprannaturali. Ad alcune si giunge usando debitamente la sola ragione; ad altre si perviene per rivelazione divina, la quale ci istruisce tramite la Chiesa: infallibilmente ed indefettibilmente. Così pure nell’ordine pratico vi sono dei precetti morali, ai quali può arrivare anche la sola ragione naturale, come è il non rubare, non ammazzare, non fornicare, e Dio per mezzo della natura stessa ce li intima; vi sono dei precetti morali, ai quali non giunge la sola natura, come l’amare i nemici, dare la vita per il prossimo, adoperare per la nostra santificazione certi riti, cerimonie, esercizi pii piuttosto che altri: e questi Gesù Cristo ce li intima con atti di Sua positiva volontà. Gli eresiarchi, fra i quali i modernisti si distinguono per diabolica dissimulazione, hanno impugnato ora l’una, ora l’altra delle dottrine speculative di Gesù Cristo, ed hanno fatto opera di distruzione del Cristianesimo quanto alla dottrina. Chi può dire di conoscere il vero Catechismo? Eppure è un dovere del Confermato. Ai nostri giorni si tenta di distruggere, come colpo di perfida astuzia, tutta la pratica della santa religione, cioè tutta quella ulteriore perfezione, che Gesù Cristo aggiunse alla legge naturale ed alla legge scritta. Questi nemici di Dio intendono farci tornare ad uno stato peggiore di quello degli uomini prima della venuta di Cristo. D’altronde lo stesso «Risorgimento» cos’è, se non l’antica, rivoluzionaria, sfrenata brama di far risorgere il paganesimo?

(A cura di CdP)

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