Nel 1630, mentre in Italia infuriava la peste, un domenicano fiorentino, il p. Timoteo de’ Ricci, istituì il Rosario Perpetuo: cioè la «lode perenne» alla Santa Vergine, tributata da anime generose che si impegnavano a recitare per intero, in un’ora liberamente scelta, il Rosario. Ben presto il Rosario Perpetuo assunse un carattere eminentemente apostolico con l’aggiunta di tre intenzioni principali, ma non esclusive: la «conversione dei peccatori» (misteri gaudiosi), la «salvezza eterna dei moribondi» (misteri dolorosi) e la «liberazione delle anime dal Purgatorio» (misteri gloriosi).

Approvato e arricchito d’indulgenze dai Sommi Pontefici, il Rosario Perpetuo ebbe eccezionale diffusione tra i fedeli di tutto il mondo. Nel secolo XIX, in seguito agli sconvolgimenti sociali, attraversò un periodo di decadenza; mai, però, venne interrotto nella Chiesa e particolarmente nell’Ordine di San Domenico.

La bella devozione tornò a fiorire in Italia per opera di un altro domenicano fiorentino, il p. Costanzo Becchi, che nell’ottobre del 1900 dette vita all’Associazione del Rosario Perpetuo, approvata ufficialmente da Papa Leone XIII il 28 marzo dell’anno seguente. Il progresso dell’Associazione, che ha la sua sede centrale presso la splendida basilica-santuario di Santa Maria Novella in Firenze, è stato costante. Gli iscritti, da alcuni anni, hanno superato il milione...

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