Comunicato numero 40. Solennità del Santo Natale

Stimati Associati e gentili Lettori, oggi festeggiamo la Solennità del Santo Natale. La Santa Chiesa celebra tre Messe. Per i testi ed i commenti useremo il «Prontuario del Predicatore», Houdry - Porra, Volume IV, Parte prima, ed. Daverio, Imprimatur 1934, dalla pagina 106 alla pagina 148. Prima Messa, Testo evangelico: «In quei giorni appunto uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto l’impero. Questo primo censimento fu fatto, mentre Cirino era preside della Siria. E andavano tutti a dare il loro nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò da Nazareth, di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, per essere lui del casato e della famiglia di David, a dare il nome, insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e diede alla luce il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia; perché non trovarono posto nell’albergo. E nello stesso paese c’erano dei pastori che pernottavano all’aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, apparire innanzi ad essi un angelo del Signore, e la gloria del Signore rifulse su loro, e sbigottirono per gran timore. E l’angelo disse loro : — Non temete : che eccomi a recarvi l’annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto il popolo: infatti oggi v’è nato un salvatore che è Cristo Signore, nella città di David. Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia. E a un tratto si raccolse presso l’angelo una schiera della milizia celeste che lodava Dio dicendo: — Gloria negli altissimi a Dio, ed in terra pace agli uomini di buon volere» (S. Luca, II, 1-14). Il Vangelo ricorda il censimento ordinato da Cesare Augusto, censimento che fu fatto essendo preside della Siria Cirino. Per ottemperare all’editto imperiale Giuseppe e Maria si portano a Betlemme. La più nobile coppia del mondo a Betlem non trova un asilo; si rifugia in una stalla. Nella stalla nacque il Figlio di Dio. La Madre lo avvolse fra misere fasce e lo depose nella mangiatoia. Sui medesimi prati, dove un tempo l’avo del Messia, Davide ancora giovanetto, faceva pascolare la sua greggia, alcuni pastori passavano la notte vegliando l’armento. Ed ecco un Angelo si presenta ad essi, nunzio del grande fausto avvenimento. Nell’istante medesimo all’Angelo si unì una grande turba dell’esercito celeste, lodando Dio e dicendo: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buon volere». Seconda Messa, Testo evangelico: «Ma quando gli Angeli si furono da essi tornati nel Cielo i pastori dicevano tra loro : — Or passiamo in fino a Betlemme, a vedere questo fatto che è avvenuto, e che il Signore ci ha manifestato. — E vennero frettolosi, e trovarono Maria e Giuseppe, e il fantolino reclinato nella mangiatoia. E vedutolo riconobbero la parola, che era stata detta loro, intorno a questo fanciullo. Quanti poi ne udivano, si meravigliavano delle cose che dai pastori erano loro riferite. Maria intanto di tutte queste cose faceva tesoro, paragonandole nel suo cuore. Ed i pastori se ne tornarono, glorificando e benedicendo Dio di quanto avevano udito e veduto, secondo che era stato detto loro» (S. Luca, II, 15-20). Il Vangelo della 2a Messa continua l’argomento del Vangelo della prima Messa. Il concerto angelico, l’allegrezza angelica commossero il cuore dei pastori. Nella loro estasi decidono di correre alla grotta di Betlem. E andarono in tutta fretta a Betlemme, dove trovarono Maria, Giuseppe, e Gesù. Quivi si manifestò in tutta la sua forza la fede ardente dei pastori. Essi non videro che un Bambino, senza alcun che di celeste, avvolto in cose terrene, le più miserabili. E malgrado tutto credettero e adorarono. Terza Messa. Testo evangelico: «Nel principio era il Verbo, ed il Verbo era presso Dio, ed il Verbo era Dio. Questo era nel principio presso Dio. Tutto per lui fu fatto, e senza di lui nulla fu fatto di quanto è stato fatto. In lui era vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno compresa. Fuvvi un uomo mandato da Dio il cui nome era Giovanni. Questi venne per testimonianza, a fine di testimoniare della luce, perché tutti credessero per lui. Egli non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. Questa era la luce verace, la quale illumina ogni uomo, che viene nel mondo. Era nel mondo, ed il mondo per esso fu fatto; ma il mondo non lo conobbe. Venne nella propria casa, ed i suoi noi ricevettero. Ma a quanti lo ricevettero, credenti nel nome di Lui, diede facoltà di divenire figliuoli di Dio; i quali non da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma da Dio sono generati, ed il Verbo si è fatto carne, e ha fra noi abitato; e noi abbiamo contemplato la sua gloria; gloria, come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità» (S. Giovanni, I, 1-14). L’Evangelo secondo san Giovanni. - Il principio di questo Evangelio dipinge nella maniera più sublime la dignità del Verbo eterno, e come «Il verbo eterno si fece carne ed abitò fra noi». Perciò i primi cristiani erano animati dal più profondo rispetto per questo Evangelo. Essi lo recitavano spesso, e giunsero perfino a portarlo al collo o sul petto in copie diligentemente chiuse, come afferma san Giovanni Crisostomo in uno dei suoi discorsi. Assai per tempo s’introdusse anche il costume di leggere il principio dell’Evangelio di san Giovanni dopo la cerimonia del Battesimo, e dopo che gli infermi avevano ricevuto gli estremi Sacramenti. A poco a poco i Sacerdoti avendo generalmente preso l’uso di leggere il principio di questo Evangelo nel ritornare dall’altare alla sacrestia, credendo di non poter terminare più degnamente la celebrazione del sacrifizio della Messa, Papa san Pio V obbligò con una sua Bolla di recitarlo alla fine della Messa. 

(A cura di CdP)

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