Ogni tempo che non è speso per Dio, dice san Bernardo, è tempo perduto: «Omne tempus, quo de Deo non cogitasti, cogita te perdidisse» (Coll. 1, c. 8). Quindi ci esorta il Signore: «Quodcumque facere potest manus tuas instanter operare: quia nec opus, nec ratio... erunt apud inferos, quo tu properas» (Eccl., 9, 10). Quel che puoi far oggi, non aspettare il domani, perché domani forse sarai morto, e sarai entrato nell’altra vita; «ove nec opus», non avrai più tempo di far bene, «nec ratio», dopo la morte non si ha più ragione di ciò che si fa, ma solamente si gode della mercede ricevuta, o si patisce la pena del mal fatto: «Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare corda vestra» (Psal., 94, 8). Oggi Iddio ti chiama a confessarti, a restituire quella roba, a far pace col nemico; oggi fallo, perché domani può essere o che non vi sia più tempo, o che Dio non ti chiami più. Tutta la nostra salute consiste nel corrispondere alle divine chiamate, e nel tempo che Dio ci chiama. Ma io sono giovine, dice colui, in futuro mi darò a Dio. Ma sappi, figlio mio, che Gesù Cristo maledisse quell’albero di fico che trovò senza frutto, quantunque allora non fosse tempo di tali frutti, come nota il Vangelo: «Non enim erat tempus ficorum» (Marc., 11, 13.). Con ciò volle significarci il Salvatore che l’uomo in ogni tempo, anche nella gioventù, deve rendere frutto di buone opere; altrimenti sarà maledetto, e non farà più frutto in avvenire, come già fu detto a quell’albero: «Iam non amplius in aeternum ex te fructum quisquam manducet» (Ibid., v. 14). Sta scritto nell’Ecclesiastico: «Ne tardes converti ad Dominum, et ne differas de die in diem; subito enim veniet ira illius» (Eccl., 5, 8 et 9). Se ti ritrovi in peccato non tardare a pentirtene e confessartene, e non differire di farlo neppure per il giorno di domani; perché se non ubbidisci alla chiamata di Dio, che oggi ti chiama a confessarti, può essere che oggi ti colga la morte in peccato, e domani non vi sarà più rimedio per te. Gran cosa! Il demonio stima poco tempo tutto il tempo della nostra vita, e perciò non perde un momento di tempo in tentarci di giorno e di notte: «Descendit diabolus ad vos, habens iram magnam, sciens quod modicum tempus habet» (Ap., 12, 12). Il nemico dunque non perde mai tempo per farci perdere: e noi perderemo il tempo che Iddio ci dona per salvarci? Dici: In seguito mi darò a Dio. Ma ti risponde san Bernardo: «Quid de futuro miser praesumis, tamquam pater tempora in tua posuerit potestate?» (Serm. 38. de part. etc.). Infelice, perché presumi di darti in futuro a Dio, come se Egli avesse concesso a te il tempo di poterti dare a Dio quando vuoi? Giobbe tremava, dicendo di non sapere se gli restasse un altro momento di vita: «Nescio enim, quamdiu subsistam, et si post modicum tollat me Factor meus» (Iob., 32, 22). E tu dici: oggi non voglio confessarmi, domani ci si pensa! Come? Riprende sant’Agostino: «Diem tenes, qui horam non tenes?». Come puoi promettere di aver tu un altro giorno di vita, se non sai che neppure avrai un’altra ora? Prosegue ...
(a cura di CdP)