Comunicato numero 73. Storia della religione parte 3

Stimati Associati e gentili Sostenitori, andiamo avanti nel breve studio di storia della nostra gloriosa e santa Religione. Stiamo usando, per irrefutabile verità, il «Catechismo maggiore» di Papa san Pio X, «Sunto di storia dell’Antico Testamento». Inizio della citazione.

• Passato il mar Rosso, gli ebrei entrarono nel deserto, ed in brevissimo tempo avrebbero potuto giungere alla terra promessa, la Palestina, se fossero stati obbedienti alla divina legge ed ai comandi di Mosè loro condottiero; ma, avendo prevaricato ed essendosi ribellati più volte, Iddio li trattenne nel deserto 40 anni, lasciandovi perire tutti quelli che erano usciti dall’Egitto, eccettuati due soli: Caleb e Giosuè. In tutto questo tempo Iddio provvide al loro nutrimento con una specie di brina in bianchi e minuti granellini, chiamata manna, che ogni notte ricopriva la terra e veniva raccolta al mattino. Però nella notte precedente al sabato, il qual giorno era festivo per gli ebrei, la manna non cadeva: perciò se ne raccoglieva il doppio la mattina del venerdì. - Alla bevanda Iddio provvedeva coll’acqua, la quale sovente scaturì miracolosamente dalle rupi, percosse dalla verga di Mosè. Una gran nuvola poi, che di giorno li difendeva dai raggi del sole, e di notte, cambiandosi in colonna di fuoco, li illuminava e loro mostrava la via, li accompagnò per tutto quel viaggio.

• I dieci comandamenti della legge di Dio. Il terzo mese, dopo l’uscita dall’Egitto gli ebrei pervennero alle falde del monte Sinai. Fu là che, tra le folgori e i tuoni, Iddio parlò, e promulgò la Sua legge in dieci comandamenti, scritti su due tavole di pietra, che consegnò a Mosè, sulla vetta del monte. Ma quando ne discese, dopo 40 giorni di colloquio col Signore, Mosè trovò il popolo, che, caduto nell’idolatria, adorava un vitello d’oro. Compreso di santo zelo per tanta ingratitudine e tanta empietà, spezzò le tavole della legge, ridusse in polvere il vitello, e punì di morte i principali istigatori del grave peccato. Risalito poscia sul monte, implorò il perdono dal Signore, ricevette altre tavole della legge, e quando discese fu meravigliato il popolo di vedere com’egli avesse due raggi di luce in fronte, che rendevano la sua faccia splendente e gloriosa.

• Il Tabernacolo e l’Arca. Quivi appiè del Sinai Mosè, per comando di Dio e secondo le di lui prescrizioni, fabbricò il Tabernacolo e l’Arca. Il Tabernacolo era una gran tenda a guisa di tempio, che s’innalzava in mezzo agli accampamenti, quando gli Ebrei si fermavano. L’Arca era poi una cassa di legno preziosissimo, coperto entro e fuori di purissimo oro, in cui furono poscia collocate le tavole della legge, un vaso della manna del deserto e la verga fiorita di Aronne. Molte volte gli ebrei nel deserto, mormorando contro Mosè e contro il Signore, si attirarono gravi castighi. Fra questi è da notarsi quello dei serpenti velenosi, dai quali morsicati, molti perirono; molti poi, pentiti, si salvarono rimirando un serpente di bronzo, che, innalzato da Mosè sopra un’asta, dava immagine di croce. La virtù di questo emblema era simbolo delle virtù che avrebbe avuto la santa Croce di guarire le piaghe del peccato.

• Giosuè e l’entrata nella terra promessa. Dopo averli trattenuti per 40 anni nel deserto, Iddio introdusse gli ebrei nella terra promessa. Mosè la vide da lungi, ma non vi entrò: Giosuè gli succedette nel governo del popolo. Preceduti dall’Arca, passarono il fiume Giordano le cui acque si erano fermate per lasciare libero il passo nel letto del fiume: presero la città di Gerico, soggiogarono nella terra di Canaan i popoli che l’abitavano, e la divisero in dodici parti, quante erano le loro tribù. Così Iddio per mezzo del suo popolo castigò i gravissimi delitti di quelle genti. Queste tribù pigliarono il nome da Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Isacar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad, Aser, Beniamino, figli di Giacobbe, e da Efraim e Manasse, figli di Giuseppe. La tribù di Levi però non ebbe territorio; Iddio la chiamò all’uffizio sacerdotale, e volle tenerle luogo Egli stesso di porzione e di eredità. Dalla tribù di Giuda, secondo aveva profetizzato Giacobbe morente, nacque poi il Redentore del mondo.

• Giobbe. In quei tempi viveva un principe nell’Idumea, ricchissimo e giusto, di nome Giobbe, il quale temeva Iddio e si guardava dal mal fare. Volendo il Signore farne un modello di pazienza nelle miserie più grandi della vita, permise che Satana lo tentasse con inaudite tribolazioni. In pochi giorni gli furono rapite le sue immense possessioni, la morte lo privò della numerosa sua famiglia, ed egli stesso fu colpito in tutto il corpo da un’ulcere maligna. Giobbe sbattuto da tante disgrazie non peccò d’impazienza; si gettò colla faccia per terra, adorò il Signore disse: «il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore». Iddio, in premio della sua rassegnazione, lo benedisse e, ritornatolo in salute, lo prosperò più che prima. Tutto ciò viene luminosamente descritto in uno dei libri santi intitolato Giobbe.

• Gli ebrei sotto i giudici. Gli ebrei, resisi padroni della Palestina sotto la condotta di Giosuè, più non l’abbandonarono, governati secondo la legge di Mosè, o dai seniori del popolo, o dai giudici, e più tardi dai re. I Giudici furono persone (fra cui due donne, Debora e Giaele) suscitate ed elette di tempo in tempo da Dio per liberare gli ebrei, ogni qualvolta essi, in castigo dei loro peccati, erano caduti nella schiavitù dei loro nemici. I due più cospicui giudici furono Sansone e Samuele. Sansone, dotato di una forza straordinaria e meravigliosa, tribolò e danneggiò per molti anni i filistei, potenti nemici di Dio. Tradito poi e perduta la prodigiosa sua forza, usò gli ultimi avanzi di essa per far crollare un tempio dei suoi nemici, sotto cui fu seppellito, con molti di essi. Samuele, ultimo dei giudici, vinti i filistei, per ordine di Dio radunò il popolo che tumultuava e chiedeva un re, ed alla sua presenza elesse e consacrò Saulle, della tribù di Beniamino, a primo re di tutto il popolo ebreo.

• Gli ebrei sotto i re. Molti anni regnò Saulle, ma dopo i due primi per una gravissima disobbedienza, fu rigettato da Dio, e venne unto e consecrato re un giovane, di nome Davidde, della tribù di Giuda, il quale si rese presto illustre uccidendo in singolare combattimento un gigante filisteo chiamato Golia, che insultava il popolo di Dio schierato in battaglia. Saulle, sconfitto dai filistei, si diede la morte. Allora ascese al trono Davidde, il quale regnò sul popolo di Dio per 40 anni. Egli finì di conquistare tutta la Palestina, sconfiggendo gli infedeli, che vi erano rimasti, e specialmente s’impadronì della città di Gerusalemme, che elesse per sua dimora e fece capitale del regno. A Davidde succedette suo figlio Salomone, che fu l’uomo più sapiente che mai sia esistito. Edificò il tempio di Gerusalemme, ed ebbe regno lungo e glorioso. Ma negli ultimi anni della sua vita, per le arti insidiose di donne straniere, cadde nell’idolatria, e da alcuni si teme della sua salute eterna.

• Divisioni del regno. Succedette al re Salomone suo figlio Roboamo. Non avendo costui voluto diminuire il peso durissimo dei tributi imposti dal padre, dieci tribù gli si ribellarono, costituirono re Geroboamo, capo degli insorti, e restarono a Roboamo due sole tribù, quelle di Giuda e di Beniamino. Il popolo ebreo si trovò così diviso in due regni - il regno d’Israele e il regno di Giuda. Questi due regni più non si unirono, ma ciascuno ebbe le proprie vicende.

• Regno d’Israele e sua distruzione. I re d’Israele, in numero di 19, tutti perversi e caduti nell’idolatria, a cui trassero la maggior parte del popolo delle dieci tribù, governarono per 254 anni. Finalmente, in castigo delle enormi scelleratezze commesse, il popolo venne da Salmanasar, re degli Assiri, parte disperso, parte condotto schiavo nell’Assiria; ed il regno d’Israele cadde per non risorgere più (A. a. C. 722). Furono mandati a ripopolare il paese colonie di gentili, ai quali si assodarono in tempi successivi alcuni reduci israeliti e cattivi giudei, e tra tutti formarono poi un popolo, detto samaritano, nemico acerrimo della nazione giudaica. Fra gli israeliti condotti schiavi in Ninive, capitale dell’Assiria, vi fu Tobia, uomo santissimo, di cui ci è restata fra i Libri Santi una storia particolare, atta a farci altamente apprezzare il santo timore di Dio e le disposizioni della Sua Provvidenza.

• Regno di Giuda e schiavitù di Babilonia. I re di Giuda in numero di 20, dei quali alcuni pii e buoni, ed altri pur troppo anche scellerati, regnarono in tutto 388 anni. Ai tempi di Manasse, uno degli ultimi re di Giuda, successe quanto è scritto nel libro, che si intitola da Giuditta, la quale uccidendo Oloferne, capitano generale del re degli Assiri di quel tempo, liberò la città di Betulia e tutta la Giudea. Più tardi un altro re degli Assiri, chiamato Nabucodonosor, pose fine al regno di Giuda; egli s’impadronì di Gerusalemme e la distrusse tutta col tempio di Salomone fin dai fondamenti; fece prigioniero ed acciecò Sedecia, ultimo re, e condusse il popolo schiavo in Babilonia.

• Daniele. Durante la schiavitù di Babilonia visse il profeta Daniele. Scelto insieme con altri giovani ebrei, per essere educato e poscia destinato al servizio personale del re, colla sua virtù si acquistò la stima e l’affezione di Nabucodonosor specialmente dopo di aver al medesimo manifestato ed interpretato un sogno ch’egli aveva avuto e poscia dimenticato. Sebbene amato dal re, Daniele non andò esente dalle persecuzioni de suoi nemici, i quali, accusandolo di disobbedienza agli ordini sovrani, perché adorava il suo Dio, giunsero a cacciarlo in una fossa piena di leoni, dai quali però restò miracolosamente illeso.

• Fine della schiavitù di Babilonia e ritorno degli ebrei nella Giudea. La schiavitù di Babilonia durò 70 anni, dopo i quali i giudei ebbero da Ciro la libertà. Ricondotti in patria da Zorobabele, (A. a. C. 538), fabbricarono Gerusalemme ed il tempio, confortati nell’opera santa da Neemia ministro del re, e da Aggeo profeta. Non tutti però rimpatriarono. Tra quelli che rimasero nella terra straniera vi fu per divina disposizione Ester, la quale, essendo stata scelta dal re Assuero a sua sposa, salvò poi il suo popolo dalla distruzione, a cui era stato condannato dal re ad istigazione del ministro Amanno che odiava Mardocheo, zio della regina. I giudei ritornati a libertà, furono quind’innanzi più fedeli al Signore, vivendo nell’osservanza delle proprie leggi e riconoscendo per capo della nazione il loro sommo sacerdote, sotto una certa tal quale dipendenza ora dai re di Persia, ora dai re di Siria, ora dai re di Egitto, secondo la sorte delle armi. Fra questi re alcuni lasciarono in pace i giudei, ed alcuni altri li perseguitarono per ridurli all’idolatria. Il più crudele e tiranno fu Antioco Epifane, re di Siria, il quale bandì una legge, per cui, pena la morte, tutti i suoi sudditi dovevano abbracciare la religione pagana. Allora molti giudei acconsentirono a quell’empietà, ma molti più stettero forti e si conservarono fedeli a Dio, ed altri molti morirono di glorioso martirio. Così avvenne di un santo vecchio, detto Eleazaro, e di sette fratelli, detti Maccabei, colla loro madre.

• I Maccabei. Sorsero allora alcuni intrepidi sostenitori della religione e dell’indipendenza della patria, contro l’empio e crudele Antioco alla cui testa si pose un sacerdote per nome Mattatia, coi cinque suoi figliuoli, virtuosi e prodi come lui. Prima si ritirò ai monti, e raccolti ancora altri valorosi intorno a sé, discese e sbaragliò gli oppressori. Giuda, soprannominato Maccabeo, figlio di Mattatia, proseguì la guerra incominciata dal padre, e col favore di Dio e coll’aiuto dei suoi fratelli, fondò il breve regno detto dei Maccabei, che per 128 anni governarono la Giudea come pontefici e principi, poi anche come re. Questo gran capitano, chiamato nelle Sante Scritture uomo fortissimo, diede esempio insigne di pietà pei defunti, ed affermò solennemente la fede nel purgatorio, coll’ordinare una grande colletta di danaro da mandarsi in Gerusalemme, affinché si offrissero doni e sacrifizi in suffragio dei caduti nella guerra santa. Egli fu per le molte sue vittorie benedetto dal popolo, e fu il terrore dei suoi nemici. Ma infine sopraffatto da questi, non sostenuto dai suoi, morì da eroe colle armi in pugno, l’anno 161 prima dell’Era cristiana. A Giuda Maccabeo, succedettero un dopo l’altro i suoi fratelli Gionata e Simone, quindi il figlio di costui Giovanni Ircano, il quale tenne un governo savio, glorioso e felice. Ma i figliuoli e discendenti degenerarono dalla virtù dei maggiori, e discordi fra loro s’implicarono in disgraziate contese con potenti vicini; in breve la Giudea, perdute le forze ed il prestigio, a poco a poco cadde sotto il dominio dei romani.

• I romani e fine del regno di Giuda. I romani primieramente la resero tributaria, e poco appresso le imposero un re di nazione straniera, Erode il grande, così chiamato per alcune fortunate imprese, ma non grande certamente in faccia alla storia, la quale non tace i raggiri e le viltà per mezzo di cui assunse il desiato potere; del quale si valse poi a perseguitare la persona adorabile di Gesù Cristo nella sua infanzia. Esternamente fortunato, infelicissimo visse e morì; fine ordinaria dei persecutori. Dopo di lui regnarono, con varia estensione di potere, tre suoi figliuoli e due nipoti; ma fu breve la gloria, poiché il regno fu presto cambiato in provincia dell’impero romano; e in nome di esso fu mandato a reggerla un governatore.

• I Profeti. Iddio, a mantenere il suo popolo nell’osservanza della legge, od a richiamarvelo, e specialmente a preservarlo dall’idolatria, cui era potentemente inclinato, aveva in ogni tempo suscitati uomini straordinari, chiamati Profeti, i quali, da Lui ispirati, preannunciavano i futuri avvenimenti. Alcuni di tali Profeti, come Elia ed Eliseo, non lasciarono scritti: ma di loro e delle loro gesta, restò memoria nella Storia Sacra. Altri sedici lasciarono scritte le loro profezie, che furono conservate fra i Libri Santi. Quattro di questi, Geremia, Daniele, Ezechiele ed Isaia, sono detti maggiori, perché le loro profezie sono più ampie; gli altri dodici sono detti minori, per la ragione contraria. Mandato principale dei Profeti era quello di tener viva la memoria della promessa del Messia, e di preparare la ricognizione di lui. Annunziarono molti secoli prima il tempo preciso della venuta di Lui (di Gesù Cristo), ed anzi diedero una tale descrizione delle circostanze della nascita, della vita, della passione e della morte di Lui (di Gesù Cristo), che, leggendo il complesso delle profezie, i loro autori appaiono storici, più che Profeti.

• Alcune profezie che riguardano il Messia. Ecco alcune delle profezie, che riguardano il tempo della venuta del Messia: Il profeta Daniele sul finire della schiavitù di Babilonia annunziava chiaramente, che il Messia sarebbe comparso, vissuto, rinnegato dai giudei, e da loro ucciso, dopo settanta settimane di anni, e che poco dopo Gerusalemme sarebbe distrutta ed i giudei dispersi, senza più potersi costituire in nazione. I profeti Aggeo e Malachia annunziavano ai giudei che il Messia sarebbe venuto nel secondo tempio, e quindi prima della sua distruzione. Il profeta Isaia, oltre all’aver descritte molte circostanze della nascita e vita del Messia, annunziava che dopo la sua venuta i gentili si sarebbero convertiti. I fatti annunziati da questi e dagli altri profeti ebbero il loro compimento. Cioè si compirono le settanta settimane, fu distrutta Gerusalemme, fu distrutto il secondo tempio, i giudei furono e sono dispersi, ed i gentili si sono convertiti: dunque il Messia deve esser venuto. Più; tutte queste profezie ebbero il loro compimento nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo, e solamente in Lui; dunque Egli è stato il vero Messia promesso.

• Annunciazione della Vergine Maria. Durante il regno di Erode, detto il grande, viveva in Nazaret, piccola città della Galilea, una santissima Vergine di nome Maria, sposata a Giuseppe, che il Vangelo chiama uomo giusto. Sebbene entrambi fossero discendenti dai re di Giuda, e quindi della famiglia di Davidde, tuttavia erano poveri, e guadagnavansi il vitto col lavoro. A questa Vergine fu mandato da Dio l’arcangelo Gabriele, il quale la salutò piena di grazia, e le annunciò che Ella sarebbe divenuta madre del Redentore del mondo. Alla vista ed alle parole dell’Angelo turbossi in prima Maria; ma poi, da lui rassicurata, rispose: Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola. In quello stesso momento il Figliuol di Dio, per opera dello Spirito Santo, s’incarnò nel seno purissimo di Lei, e restando vero Dio, cominciò ad essere vero uomo. Così ebbe principio la redenzione del genere umano. Prosegue ...