Premessa. Il lettore italiano, con la traduzione del presente studio di John Vennari, ha la possibilità di riflettere sull'inquietante similitudine esistente tra i programmi della Massoneria e la situazione ecclesiale scaturita dal Vaticano II. Infatti, l'Autore ricorda come la potente Loggia massonica dell'Alta Vendita, nell'Ottocento, auspicava di poter introdurre negli ambienti cattolici i principii fondamentali della sètta, quali il naturalismo e il relativismo religioso (qui approfondimenti). L'ambizioso e temerario progetto intendeva conquistare alla causa dei «Fratelli», non solo dei sacerdoti e dei Vescovi imbevuti di questi errori, ma addirittura un Papa che, dal Soglio pontificio, avrebbe favorito e consolidato la penetrazione massonica nella società. 

Effettivamente, questi principii, attraverso il cavallo di Troia del modernismo (qui approfondimenti), sono penetrati in seno alla Chiesa, seppur fieramente combattuti da Papa San Pio X (1903-1914) e da altre eminenti figure del clero cattolico, quali il Cardinale Gaetano De Lai (1853-1928), Mons. Umberto Benigni (1862-1934) - Sodalitium Pianum, i Monsignori Andrea, Jacopo e Gottardo Scotton e don Paolo De Töht (1881-1965). Durante il Vaticano II, i seguaci del neomodernismo riuscirono ad imporre, alla maggioranza dei cattolici, gli errori già condannati dal Magistero di Pio IX (1846-1878), con l'Enciclica Quanta Cura, di San Pio X, con l'Enciclica Pascendi Dominici Gregis e da Pio XII (1939-1958), con l'Enciclica Humani Generis. Dopo la morte di Pio XII, sul Trono di Pietro siedono dei personaggi che, effettivamente, insegnano delle dottrine di chiara matrice massonica. (Nessuna illazione: si tratta dell'evidenza dei fatti, ndR).

Sarebbe sbagliato, però, parlare di «Papi massoni»: infatti, questi individui, benché canonicamente eletti al Pontificato, non sono formalmente Papi, poiché, non attuando il bene della Chiesa e insegnando l'errore, non possono ricevere da Cristo l'autorità suprema, per governare, insegnare e santificare la Chiesa (qui approfondimenti). Quindi, come dimostra l'Autore, vi è una chiara coincidenza di insegnamento tra i principii massonici e le teorie neomodernistiche del Vaticano II; ma il progetto dei sèttari di avere un Papa imbevuto di principii massonici e dunque, oggettivamente al servizio della Massoneria, non si è potuto realizzare, né mai si potrà realizzare.

Parlare quindi di «Papa massone» o comunque di «Papa che insegna l'errore» è in contrasto con l'autentica fede cattolica; prima l'insegnamento di Giovanni Paolo II (1920-2005) e ora di Benedetto XVI (e di Bergoglio, ndr) è certamente in sintonia con i principii delle Logge ma, come abbiamo visto, non si tratta di Magistero della Chiesa, poiché questi «papi» non sono rivestiti dell'autorità pontificia. Paradossalmente, se le Logge non sono riuscite ad avere un «Papa» secondo le loro necessità, si può invece sostenere che, in un certo senso, hanno ottenuto dei «tradizionalisti» secondo le loro necessità, poiché negando l'infallibilità pontificia (qui approfondimenti) e umiliando abitualmente la figura del Romano Pontefice, essi - di fatto - arrecano danno alla Chiesa. Il cattolico, quindi, per conservare integralmente la fede deve abbeverarsi alla fonte sicura dell'insegnamento dei veri Papi, per poter ricevere i mezzi necessari per contrastare i nemici della Chiesa e, contemporaneamente, crescere nell'amore per il «dolce Cristo in terra», che gli stessi nemici vorrebbero cancellare. di don Ugo Carandino

*** L'Istruzione permanente dell'Alta Vendita Suprema, di John Vennari ***

Per ulteriori approfondimenti guardare il video.

Introduzione. Pochi cattolici conoscono l'Istruzione permanente dell'Alta Vendita, un documento segreto scritto agli inizi del XIX secolo che descrive accuratamente il disegno di sovversione della Chiesa cattolica. L'Alta Vendita era la Loggia più elevata della Carboneria, una Società Segreta italiana con collegamenti con la Massoneria e che, insieme a quest'ultima, venne condannata dalla Chiesa cattolica. Nel suo libro Freemasonry and the Anti-Christian Movement («La Massoneria e il movimento anticristiano»), Padre Edward Cahill s.j. (1868-1941) scrive: «Si presume comunemente che (l'Alta Vendita) sia stata la centrale operativa della Massoneria europea». La Carboneria era molto attiva in Italia e in Francia. Nel suo libro Athanasius and the Church of Our Time («Sant'Atanasio e la Chiesa del nostro tempo»), Mons. Rudolph Graber (1903-1992), Vescovo di Ratisbona, cita un massone secondo cui «la mèta (della Massoneria) non è più la distruzione della Chiesa, ma di avvalersene infiltrandola». In altre parole, siccome la Massoneria non può distruggere completamente la Chiesa di Cristo, non solo progetta di sradicare l'influenza del cattolicesimo nella società, ma anche di usare la struttura della Chiesa come uno strumento di «rinnovamento», di «progresso» e di «illuminazione intellettuale» per promuovere molti dei suoi principii e scopi.

Uno schema. La strategia progettata nell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita è sbalorditiva per la sua audacia e per la sua astuzia. Fin dalle prime righe, questo documento parla di un processo che richiederà decenni per essere portato a termine. Gli estensori del documento erano consci del fatto che non avrebbero visto la sua realizzazione. Essi stavano preparando un piano che sarebbe stato tradotto in pratica dalle generazioni successive di iniziati. Dice l'Istruzione permanente: «Nelle nostre file il soldato muore e la lotta prosegue». L'Istruzione prevedeva la divulgazione delle idee e degli assiomi liberali in tutta la società e all'interno delle istituzioni della Chiesa cattolica; nel corso degli anni, il laicato, i seminaristi, il clero e i prelati avrebbero dovuto essere gradualmente imbevuti di principii progressisti. Col tempo, questa mentalità sarebbe così penetrata che i nuovi preti ordinati, i nuovi Vescovi consacrati e i nuovi Cardinali nominati avrebbero finito col pensare che queste idee erano al passo col pensiero moderno che ha le sue radici nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e nei principii della Rivoluzione Francese del 1789 (l'uguaglianza di tutte le religioni, la separazione tra Chiesa e Stato, il pluralismo religioso, ecc...). Alla fine, da queste file sarebbe uscito un Papa che avrebbe condotto la Chiesa sul cammino dell'«illuminazione intellettuale» e del «rinnovamento». Essi affermavano che non era loro scopo insediare un massone sulla Cattedra di Pietro. La loro mèta era quella di creare quelle condizioni ideali che alla fine avrebbero generato un Papa e una Gerarchia persuasi dalle idee del cattolicesimo liberale, credendo comunque di essere ancora cattolici fedeli. Questi responsabili cattolici, non si sarebbero più opposti alle idee moderne della Rivoluzione (come avevano costantemente fatto i Papi dal 1789 fino al 1958 - con la morte di Papa Pio XII - che condannò i principii liberali), ma li avrebbero introdotti nella Chiesa. Il risultato finale sarebbe stato un clero e un laicato cattolico che marcia sotto la bandiera dell'illuminazione intellettuale, ma che è convinto di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche.

Tutto ciò è possibile? A coloro che pensano che questo progetto sia irrealizzabile, che si tratti di una mèta senza speranza di essere raggiunta senza che il nemico se ne avveda, ricordiamo che Papa Pio IX e Papa Leone XIII (1810-1903) chiesero che L'Istruzione permanente venisse pubblicata, indubbiamente per impedire che tale tragedia si concretizzasse. Comunque, se un simile evento si fosse realizzato, ci sarebbero stati tre segni chiari ed evidenti per riconoscerlo: - uno sconvolgimento di notevole rilevanza, di fronte al quale il mondo intero capirebbe che all'interno della Chiesa cattolica c'è stata una rivoluzione che l'ha posta in linea con le idee moderne. Sarebbe chiaro a tutti che c'è stato un «aggiornamento»; - una nuova teologia verrebbe introdotta e adottata, pur essendo in contraddizione con gli insegnamenti precedenti; - i massoni stessi canterebbero il loro grido di vittoria, credendo che la Chiesa cattolica è stata finalmente «illuminata» su taluni punti quali l'uguaglianza delle religioni, la laicità dello Stato, il pluralismo e altri compromessi verrebbero accettati.

L'autenticità dei documenti dell'Alta Vendita. Gli incartamenti segreti dell'Alta Vendita, che finirono nelle mani di Papa Gregorio XVI, abbracciano un periodo che va dal 1820 al 1846. Essi furono pubblicati su richiesta di Pio IX da Jacques Crétineau-Joly (1803-1875) nella sua opera L'Église Romaine en face de la Révolution («La Chiesa di Roma di fronte alla Rivoluzione») . Con un Breve di approvazione del 25 febbraio 1861 indirizzato all'autore, Pio IX garantì l'autenticità di questi documenti, ma non permise a nessuno di divulgare i veri nomi dei membri dell'Alta Vendita citati in questo carteggio. Il testo completo dell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita è contenuto anche nel libro di Mons. George E. Dillon intitolata Grand Orient Freemasonry Unmasked («Il Grand'Oriente della Massoneria smascherato»). Quando a Leone XIII venne presentata una copia del libro di Mons. Dillon, egli ne rimase impressionato ed ordinò che ne venisse stampata, a sue spese, una edizione in lingua italiana . Nell'Enciclica Humanum genus (del 20 aprile 1884), Leone XIII fece appello ai leader cattolici affinché restituissero «ai massoni la loro faccia, strappando loro la maschera» . La pubblicazione di questi documenti è un mezzo per strappare tale maschera. E se i Papi hanno chiesto che queste lettere fossero pubblicate, è perché volevano che tutti i cattolici venissero messi a conoscenza dei piani delle Società Segrete per sovvertire la Chiesa dall'interno, per metterli in guardia e impedire che tale catastrofe avvenisse.

Un Papa imbevuto delle idee massoniche. Quella che segue non è tutta l'Istruzione, ma le parti più pertinenti alla nostra discussione. Dice questo documento: «Il nostro fine ultimo è quello di Voltaire e dei rivoluzionari francesi: la distruzione finale del cattolicesimo e dell'idea cristiana [...]. Il Papa, chiunque sarà, non verrà mai alle società segrete. Sta alle società segrete compiere il primo passo verso la Chiesa, con lo scopo di conquistare entrambi. Il compito che stiamo per intraprendere non è il lavoro di un giorno, o di un mese, o di un anno; può durare molti anni, forse un secolo; ma nelle nostre file il soldato muore e la lotta prosegue. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principii, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo, e, in qualsiasi modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di sorpresa, a parte dei nostri segreti, questo non è nient'affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella esaltazione ci rovinerebbe. L'ambizione li avrebbe condotti all'apostasia, i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo domandare, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo le nostre necessità [...]. Con quello marceremo più sicuramente all'assalto della Chiesa che con gli opuscoli dei nostri Fratelli in Francia e anche con l'oro dell'Inghilterra. Volete saperne la ragione? È questa: per distruggere la pietra sulla quale Dio ha costruito la Sua Chiesa, noi non abbiamo bisogno di aceto annibaliano, o di polvere da sparo, né delle nostre stesse braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro impegnato nella congiura e questo dito vale per una simile crociata tutti gli Urbani II e tutti i San Bernardo della cristianità. Senza dubbio raggiungeremo questo fine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? Come? L'ignoto non è stato ancora rivelato. Ciononostante, niente deve dissuaderci dal piano tracciato; al contrario, tutto deve tenderci: l'opera è appena abbozzata, ma fin da oggi dobbiamo lavorarci con lo stesso ardore come se il successo dovesse coronarla domani. Desideriamo che questa istruzione rimanga segreta per i soli iniziati, e che venga detto ai soli ufficiali del consiglio della suprema Vendita (Loggia) che dovrebbero instillarla nei loro Fratelli, in forma di istruzione o di memorandum [...]. Or dunque, per assicurarci un Papa fornito delle qualità richieste, si tratta di formare a questo Papa una generazione degna del regno che desideriamo. Lasciamo da parte le persone anziane e quelli di età matura; andiamo alla gioventù, e se è possibile, anche ai bambini [...]. Escogiterete per voi stessi, senza grandi sforzi, una reputazione di buoni cattolici e di puri patrioti. Questa reputazione permetterà l'accesso delle nostre dottrine negli ambienti del giovane clero, così come nei conventi. Per forza di cose, nel giro di alcuni anni, questo giovane clero avrà occupato tutte le cariche; e governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sommo gerarca, sarà chiamato a scegliere il Pontefice che deve regnare. E questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto più o meno dei principii italiani umanitari (leggi "rivoluzionari") che abbiamo incominciato a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senape nera che stiamo affidando alla terra; ma la luce del sole della giustizia lo farà crescere sino al potere più elevato, e un giorno vedremo che ricco raccolto produrrà questo piccolo seme. Nel percorso che stiamo tracciando ai nostri Fratelli si devono vincere grandi ostacoli e superare molteplici difficoltà. Si trionferà con l'esperienza e con la perspicacia. Ma il fine è così bello che vale la pena di spiegare tutte le vele al vento per raggiungerlo. Volete rinnovare radicalmente l'Italia? Cercate il Papa di cui abbiamo appena disegnato il profilo. Desiderate stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Lasciate il clero marciare sotto il Suo stendardo, mentre crede di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Vuoi distruggere l'ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Piazzate le vostre trappole (le reti) come Simon Pietro; gettatele nelle sacrestie, nei seminari e nei conventi piuttosto che in fondo al mare: e se non avete fretta, vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci divenne pescatore di uomini; voi porrete dei nostri amici attorno alla Cattedra Apostolica. Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di essere un po' spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo». Ora non ci rimane che esaminare se questo piano è stato coronato da successo.

Penetrazione dei principii massonici. Per tutto il XIX secolo, la società è stata permeata in modo crescente dai principii liberali dell'«illuminazione intellettuale» e della Rivoluzione Francese, è ciò a grande detrimento della fede cattolica e dello Stato cattolico. Nozioni apparentemente religiose come quella di «gentile e garbato», di pluralismo e di indifferentismo religioso, di una democrazia che crede che ogni autorità venga dal popolo, della falsa nozione di libertà, di separazione tra Chiesa e Stato, di adunate interconfessionali e di altre simili novità stavano affascinando le menti dell'Europa, infettando gli uomini di Stato e gli ecclesiastici. I Papi del XIX secolo - e ben presto anche quelli del XX - ingaggiarono una guerra totale contro queste pericolose tendenze. Con un'acuta presenza di spirito, radicata in una certezza di fede intransigente, questi Papi non si lasciarono ingannare. Essi sapevano che i cattivi principii, per quanto onorevoli possano sembrare, non possono produrre buoni frutti, e che questi cattivi principii erano il peggio del peggio, poiché non solo erano radicati nell'eresia, ma anche nell'apostasia. Come autentici generali che riconoscono essere loro dovere mantenere il possesso della loro terra ad ogni costo, questi Papi tirarono potenti bordate contro gli errori del mondo moderno e spararono incessantemente. Le Encicliche erano i loro colpi di cannone, e non mancarono mai il loro obiettivo. Il colpo più devastante e monumentale entrò sotto forma di Sillabo degli errori, del 1864, di Pio IX, e quando il fumo si diradò, a tutti coloro che erano coinvolti nella battaglia fu chiaro a quale dei due schieramenti appartenevano. Le linee di demarcazione erano state chiaramente tracciate. In questo grande Sillabo, Pio IX condannò gli errori principali del mondo moderno, non perché erano moderni, ma perché queste nuove idee erano radicate nel naturalismo panteistico ed erano perciò incompatibili con la dottrina cattolica, così come erano distruttive per la società. Gli insegnamenti del Sillabo erano anti-liberali, e i principii del liberalismo erano anti-Sillabo. Questo fu incontestabilmente riconosciuto da entrambe le parti. Padre Denis Fahey (1883-1954) definì questo confronto «Pio IX contro la deificazione panteistica dell'Uomo». Parlando a nome dell'altro schieramento, il massone francese Ferdinand Buisson (1841-1932) dichiarò similmente: «Una scuola non può rimanere neutrale tra il Sillabo e la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo».

I «cattolici liberali». Il XIX secolo vide anche una razza nuova di cattolico che utopisticamente cercò un compromesso tra le due parti. Questi uomini cercarono ciò che credevano essere «buono» nei principii del 1789 e tentarono di introdurlo nella Chiesa. Molti ecclesiastici, contagiati dallo spirito dell'epoca, furono presi nella rete che era stata gettata «nelle sacrestie e nei seminari». Essi divennero noti come «cattolici liberali». Papa Pio IX ebbe a dire che essi erano i peggiori nemici della Chiesa. Nonostante questo monito, il loro numero aumentò progressivamente. 

San Pio X e il modernismo. Questa crisi giunse al culmine all'inizio del XX secolo quando il liberalismo del 1789, che era stato un «soffio al vento», turbinò vorticosamente nel tornado modernista. Padre Vincenzo Miceli identificò questa eresia tracciando l'identità della «trinità di genitori del modernismo». Egli scrisse: «il suo antenato religioso è la Riforma protestante; il suo genitore filosofico è l'Illuminismo; la sua ascendenza politica proviene dalla Rivoluzione Francese». Papa San Pio X, che ascese al soglio pontificio nel 1903, riconobbe nel modernismo una piaga letale che doveva essere cauterizzata. Egli scrisse che il più importante obbligo del Papa è assicurare la purezza e l'integrità della dottrina cattolica, e affermò che se non avesse fatto nulla, avrebbe mancato gravemente al suo dovere essenziale. San Pio X scatenò la guerra contro il modernismo emanando un'Enciclica (la Pascendi Dominici Gregis) e un Sillabo di proposizioni errate (il Lamentabili), istituì il giuramento anti-modernista, che doveva essere prestato da tutti i sacerdoti e insegnanti di Teologia, eliminò i seminari e le Università in mano ai modernisti e scomunicò i superbi e gli impenitenti. Egli frenò efficacemente l'espansione del modernismo nella sua epoca. Tuttavia, si racconta che quando una persona si congratulò con lui per avere sradicato questo grave errore, San Pio X rispose immediatamente che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscito ad uccidere quella bestia, ma l'aveva solamente sepolta. Egli avvertì che se i responsabili della Chiesa non fossero stati vigilanti, essa sarebbe riapparsa in futuro più virulenta che mai.

La Curia in allarme. Un fatto quasi sconosciuto, avvenuto sotto il pontificato di Papa Pio XI (1857-1939), dimostra che la corrente sotterranea del pensiero modernista fosse già attiva nell'immediato periodo successivo al regno di San Pio X. Padre Raymond Dulac riferisce che durante il Concistoro segreto del 23 maggio 1923, Pio XI interpellò i trenta Cardinali della Curia circa l'opportunità di indire un Concilio Ecumenico. Erano presenti prelati illustri come i Cardinali Rafael Merry del Val (1865-1930), Gaetano De Lai, Pietro Gasparri (1852-1934), Tommaso Pio Boggiani (1863-1942) e Louis Billot (1846-1931). I Cardinali si dichiarano sfavorevoli ad una simile evenienza. Il Cardinal Billot avvertì: «L'esistenza di profonde lacerazioni tra l'episcopato stesso non può essere celata [...]. Si corre il rischio di dare luogo a discussioni che verrebbero prolungate indefinitamente». Il Cardinale Boggiani richiamò le teorie moderniste, dalle quali - disse - una parte del clero e dei Vescovi non era esente. «Questa mentalità potrebbe indurre certi Padri a presentare mozioni o a introdurre metodi incompatibili con la tradizioni cattolica». Il Cardinal Billot fu ancora più esplicito: «I peggiori nemici della Chiesa, i modernisti, che sono già pronti, come mostrano certe indicazioni, vogliono produrre la rivoluzione nella Chiesa, un nuovo 1789». Nello scoraggiare l'idea di un Concilio per le ragioni che abbiamo appena visto, questi Cardinali si mostrarono più idonei a riconoscere i «segni dei tempi» di tutti i teologi del post-Concilio. Inoltre, la loro cautela era radicata in qualche cosa di ben più profondo. Forse essi erano rimasti turbati anche dalle letture delle opere dell'infame canonico scomunicato Paul Roca (1830-1893), il quale predicò la rivoluzione e la «riforma» della Chiesa e predisse una sovversione di quest'ultima che sarebbe stata provocata da un Concilio.

I deliri rivoluzionari di Roca. Nel suo libro Athanasius and the Church of Our Time, Mons. Graber riporta la «profezia» pronunciata dall'ex canonico Roca della nascita di una "nuova Chiesa" illuminata, che sarebbe stata influenzata dal «socialismo di Gesù e degli Apostoli». In pieno XIX secolo, Roca aveva predetto: «La nuova Chiesa che, forse, non potrà mantenere niente della dottrina scolastica e della forma originale della Chiesa di una volta, avrà, nondimeno, la sua benedizione la giurisdizione canonica da Roma». Commentando questa «profezia», scrive Mons. Graber: «Pochi anni fa, sembrava del tutto impossibile immaginare tali cose; ma oggi?». L'ex canonico Roca predisse anche una «riforma liturgica». Parlando della liturgia futura, egli credeva «che il culto divino, come lo regolano il cerimoniale, il rituale e le costituzioni della Chiesa romana, sarà, prossimamente, tramite un Concilio Ecumenico, sottomesso ad un cambiamento totale che ripristinerà la venerabile semplicità dell'epoca d'oro degli Apostoli, corrispondente alla coscienza e alla civiltà moderna» (ipocrita eresia dell'archeologismo, ndR). Egli previde che mediante un Concilio si sarebbe realizzato «un accordo perfetto tra gli ideali della civiltà moderna e l'ideale di Cristo e il Suo Vangelo. Questa sarà la consacrazione del Nuovo Ordine Sociale e il solenne battesimo della civiltà moderna». Roca parlò anche del futuro del Papato. Egli scrisse: «Si delinea un sacrificio che sarà una solenne riparazione [...]. Il Papato cadrà; morirà sotto il sacro coltello che i Padri dell'ultimo Concilio forgeranno. Il Cesare-Papa è un'ostia (la vittima) coronata per il sacrificio». Roca predisse entusiasticamente una «nuova religione», un «nuovo dogma», un «nuovo rituale» e un «nuovo sacerdozio». «Egli chiama "progressisti" i "nuovi sacerdoti"; parla della "soppressione" dell'abito talare e del "matrimonio dei sacerdoti"». L'eco agghiacciante delle affermazioni Roca e dell'Istruzione permanente dell'Alta Vendita risuona nelle parole del rosacroce Rudolf Steiner (1861-1925) che dichiarò nel 1910: «Abbiamo bisogno di un Concilio e di un Papa che lo convochi». 

Il grande Concilio che non venne mai indetto. Circa nel 1948, Papa Pio XII, su richiesta del fedele e cattolicissimo Cardinale Ernesto Ruffini (1888-1967), prese in considerazione l'idea di convocare un Concilio generale, la cui necessaria preparazioni avrebbe richiesto alcuni anni. È evidente che alla fine alcuni elementi progressisti presenti in Vaticano riuscirono a dissuadere Pio XII dalla realizzazione poiché era chiaro fin dall'inizio che questo Concilio sarebbe stato in sintonia con la Lettera Enciclica Humani generis. Come questa grande Enciclica del 1950, il nuovo Concilio avrebbe combattuto le «false opinioni che minacciano di minare le fondamenta della dottrina cattolica». Tragicamente, Pio XII si convinse di essere troppo avanti negli anni per prendere sulle proprie spalle questo grave compito, e si rassegnò all'idea che «questo sarà un compito del mio successore».

Roncalli consacra l'ecumenismo. Durante tutto il pontificato di Pio XII, il Sant'Uffizio, sotto l'abile comando del Cardinale Alfredo Ottaviani (1890-1979), riuscì a salvaguardare la fede cattolica tenendo i cavalli selvaggi del modernismo rinchiusi energicamente in un recinto. Molti degli attuali teologi neo-modernisti narrano sdegnosamente come - durante questo periodo - ad essi e ai loro amici sia stata messa la museruola. Ma lo stesso Ottaviani non poteva impedire quello che sarebbe accaduto nel 1958. Un nuovo tipo di "papa", «che i progressisti credevano avrebbe favorito la loro causa», sarebbe asceso al Soglio pontificio costringendo un riluttante Ottaviani a togliere il catenaccio e ad aprire il recinto provocando la fuoriuscita disordinata e precipitosa dei modernisti. Tuttavia, un tale evento non era del tutto imprevisto. Alla notizia della morte di Pio XII, un modernista, il vecchio dom Lambert Beauduin (1873-1960), un amico del Cardinale Angelo Roncalli (il futuro Giovanni XXIII), confidò a Padre Louis Bouyer: «Se eleggono Roncalli, tutto sarà salvo; egli sarebbe capace di indire un Concilio e di consacrare l'ecumenismo». E così accadde: il Cardinale Roncalli fu eletto e convocò un Concilio che «consacrò» l'ecumenismo. La «rivoluzione in tiara e cappa» era iniziata. (Approfondimento sull'eresia dell'ecumenismo).

La rivoluzione di "papa" Giovanni. È cosa nota e superbamente documentata [Cfr. P. R. Wiltgen s.v.d., The Rhine Flows into the Tiber («Il Reno sfocia nel Tevere»), TAN, Hawthorne 1985] che una cricca di teologi liberali (i periti) e di Vescovi dirottarono il Concilio Vaticano II (1962-1965) con l'intento di ricostruire una Chiesa a loro immagine tramite l'attuazione di una «nuova teologia». I critici e i difensori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel suo libro Vatican II Revisited («Il Vaticano II rivisitato»), Mons. Aloysius J. Wycislo (1908-2005) - un entusiasta fautore della rivoluzione inaugurata dal Vaticano II - dichiara con ammirazione che «teologi e studiosi biblici che erano rimasti "in discredito" per anni riapparvero come periti (esperti teologici che consigliavano i Vescovi al Concilio) e i loro libri e i commentari scritti nel post-concilio sono diventate opere di successo». Egli scrive che «l'Enciclica Humani generis di Pio XII aveva [...] avuto un effetto devastante sul lavoro di un buon numero di teologi preconciliari», e spiega che «durante la prima preparazione del Concilio, quei teologi (principalmente francesi e tedeschi) la cui attività era stata paralizzata da Pio XII, erano ancora sotto censura. "Papa" Giovanni tolse pacificamente il veto che colpiva quelli che tra loro erano i più influenti. Un certo numero di essi fu ancora guardato con sospetto dai membri del Sant'Uffizio». Mons. Wycislo declama gli encomi di alcuni progressisti trionfanti come Hans Küng, Karl Rahner (1904-1984), John Courtney Murray (1904-1967), Yves Congar (1904-1995), Henri de Lubac (1896-1991), Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, che erano stati considerati come sospetti fino al Concilio, ma che in seguito sono diventate le colonne portanti della teologia post-conciliare. In effetti, quelli che Pio XII considerava non idonei a percorrere la via del cattolicesimo, ora tenevano sotto controllo la città. E come per coronare la loro impresa, il giuramento anti-modernista venne tranquillamente abrogato. San Pio X aveva visto giusto. La mancanza di vigilanza da parte dell'autorità aveva permesso al modernismo di ritornare armato di vendetta. 

Marciando sotto una nuova bandiera. Durante il Vaticano II, ci furono innumerevoli scontri tra il Cœtum Internationalis Patrum («Gruppo Internazionale dei Padri»), che lottava per mantenere inalterata la Tradizione della Chiesa, e il gruppo progressista del Reno. Alla fine, prevalse tragicamente il secondo, formato da elementi liberali e modernisti. Era ovvio a chiunque, che avesse occhi per vedere, che il Concilio aveva spalancato la porta a molte idee che erano state precedentemente anatemizzate dalla Chiesa docente, ma che erano al passo con il pensiero modernista. Ciò non accadde accidentalmente, ma fu il frutto di un disegno preciso. Durante il Vaticano II, i progressisti evitarono di condannare gli errori modernisti. Inoltre, essi inserirono intenzionalmente numerose ambiguità nei testi dei documenti conciliari che intendevano sfruttare a loro vantaggio dopo il Concilio. Queste ambiguità [a parer nostro sono presenti non solo ambiguità ma evidenti errori di dottrina anti-cattolica, ndR] sono state utilizzate per promuovere un genere di ecumenismo che era stato già condannato da Pio XI, una libertà religiosa che era già stata condannata dai Pontefici del XIX e XX secolo (specialmente da Pio IX), una nuova liturgia che seguiva le linee dell'ecumenismo e che Mons. Annibale Bugnini (1912-1982) definì «una notevole conquista della Chiesa cattolica», una collegialità che colpisce al cuore il primato pontificio, e infine un «nuovo atteggiamento verso il mondo», specialmente in uno dei documenti più importanti del Concilio: la Gaudium et Spes. Come gli autori dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita avevano sperato, i concetti della cultura liberale avevano finalmente incontrato l'adesione dei membri più ragguardevoli della Gerarchia cattolica ed erano in tal modo penetrati all'interno della Chiesa. Il risultato è stata una crisi di fede senza precedenti che non accenna a migliorare. Alla stesso tempo, innumerevoli ecclesiastici che occupano posizioni di rilievo, evidentemente inebriati dallo «spirito del Vaticano II», lodano continuamente le riforme post-conciliari che hanno permesso a questa calamità di abbattersi sulla Chiesa.

Acclamazioni dalle Logge massoniche. Tuttavia, non solo molti uomini di Chiesa, ma anche numerosi massoni hanno celebrato questa svolta degli eventi. Essi si sono allietati del fatto che finalmente i cattolici «hanno visto la luce» da quando molti dei loro principii sono stati accettati dalla Chiesa. Nel suo libro L'œcuménism vu par un franc-maçon de tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»), il barone Yves Marsaudon, del Rito Scozzese, ha lodato l'ecumenismo scaturito dal Vaticano II. Egli ha scritto: «I cattolici [...] non devono dimenticare che tutte le strade conducono a Dio. E dovranno accettare che la coraggiosa idea di libertà di pensiero, che possiamo realmente definire una rivoluzione, partita dalle nostre Logge massoniche, si è magnificamente estesa sotto la cupola di San Pietro». Lo spirito di dubbio e di rivoluzione permanente proprio dell'era post-conciliare deve evidentemente aver scaldato il cuore del massone francese Jacques Mitterand (1908-1991), il quale ha scritto approvando: «Qualcosa è cambiato all'interno della Chiesa, e le risposte date dal Papa alle questioni più urgenti, come il celibato ecclesiastico e il controllo delle nascite, sono oggetto di veementi dibattiti all'interno della Chiesa stessa; la parola del Sommo Pontefice viene messa in discussione dai Vescovi, dai sacerdoti e dai fedeli. Per un massone, un uomo che mette in dubbio un dogma è già un massone senza grembiule». Marcel Prelot, senatore della regione del Doubs, in Francia, si spinge molto più in avanti nel descrivere quello che è successo. Egli scrive: «Abbiamo lottato per un secolo e mezzo per far sì che le nostre idee prevalessero nella Chiesa e non ci siamo riusciti. Finalmente, è venuto il Vaticano II e abbiamo trionfato. Da quel momento, le proposizioni e i principii del cattolicesimo liberale sono stati definitivamente e ufficialmente accettati dalla Santa Chiesa». L'affermazione di Prelot merita una precisazione; è necessario fare una distinzione tra la Chiesa e gli uomini di Chiesa. Nonostante certe pretese dei massoni, è impossibile che errori dottrinali possano essere accettati «definitivamente e ufficialmente dalla Santa Chiesa». La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo e Sua Sposa senza macchia, non può cadere nell'errore. Nostro Signore ha promesso che «le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Ma questo non significa che gli ecclesiastici, anche quelli appartenenti ai livelli più elevati, non possano essere contagiati dallo spirito liberale del nostro tempo e possano essere promosse idee e pratiche contrarie al Magistero ... della Chiesa.

Una rottura col passato. Quei «conservatori» che negano che vari punti del Vaticano II costituiscano una rottura con la Tradizione e con il Magistero precedente - o come minimo pecchino di ambiguità, implicazioni od omissioni - non hanno ascoltato i veri promotori e sbandieratori del Concilio che spudoratamente lo hanno ammesso. Padre Yves Congar, uno degli artefici della riforma, notava con soddisfazione che «la Chiesa ha fatto, pacificamente, la sua "Rivoluzione d’Ottobre"». Lo stesso Padre Congar affermava che la Dichiarazione del Vaticano II sulla libertà religiosa Dignitatis Humanæ è in contrasto con il Sillabo di Pio IX. A riguardo del paragrafo § 2 di detta Dichiarazione, egli ebbe a dire: «Non si può negare che un testo come questo dica materialmente qualcosa di diverso dal Sillabo del 1864, e addirittura quasi l'opposto delle proposizioni 15 e 77-79 di quel documento». (...) Joseph Ratzinger, apparentemente non turbato dalla sua stessa ammissione, ha affermato di considerare il documento conciliare Gaudium et spes una specie di «contro-Sillabo»: «Se si volesse fare una diagnosi del testo (Gaudium et spes) nell'insieme, è probabile che diremmo che (in rapporto ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni del mondo) esso è una revisione del Sillabo di Pio IX, quasi una specie di contro-Sillabo [...]. Permetteteci di essere contenti di dire che il testo serve come un contro-Sillabo, così come esso rappresenta, da parte della Chiesa, un tentativo di riconciliazione ufficiale con la nuova era inaugurata dal 1789». La nuova epoca inaugurata dal 1789 consiste, in effetti, nell'elevazione dei Diritti dell'Uomo al di sopra dei diritti di Dio. In verità, un commento come quello del Cardinale Ratzinger è inquietante, specialmente quando proviene dal "prefetto" della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale ha il compito di preservare la purezza della dottrina cattolica. Possiamo anche citare un'asserzione simile del progressista Cardinale Leo Iozef Suenens (1904-1996), a suo tempo Padre conciliare, il quale parlò in termini di «vecchi regimi» che sono terminati. Le parole che egli ha usato per elogiare il Concilio sono tra le più efficaci, le più agghiaccianti e le più schiaccianti. Suenens ha dichiarato che «il Vaticano II è stato la Rivoluzione Francese nella Chiesa».

«Una rivoluzione in tiara e cappa». La rivoluzione post-conciliare porta impressi tutti i segni di garanzia nell'aver adempiuto i disegni dell'Istruzione Permanente dell'Alta Vendita e le profezie dell’ex canonico Roca: il mondo intero è testimone di un profondo cambiamento su scala mondiale avvenuto all'interno della Chiesa cattolica, un cambiamento che la pone al passo col mondo moderno; i difensori e i detrattori del Vaticano II hanno entrambi dimostrato che certi orientamenti dottrinali introdotti a partire dal Concilio, costituiscono una rottura col passato; i massoni stessi si rallegrano del fatto che, grazie al Concilio, le loro idee hanno si sono estese «magnificamente sotto la cupola di San Pietro». Prosegue ...

da L'Istruzione permanente dell'Alta Vendita Suprema, di John Vennari

Video sull'eresia dell'ecumenismo

Video sulla laicità e sulla separazione Chiesa-Stato

Video sull'Istruzione permanente dell'Alta Vendita

La questione del cosiddetto "papa eretico"