Cosicché, Venerabili Fratelli, sarà ora chiaro perché la Sede Apostolica mai abbia permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici: la riunione dei cristiani non si può favorire in altro modo che favorendo il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale, precisamente, un giorno ebbero l’infelice idea di staccarsi; a quella unica vera Chiesa di Cristo, diciamo, che è visibile a tutti, e che tale, per volontà del suo Fondatore, resterà, quale Egli stesso la fondò per la salvezza di tutti. La Sposa mistica di Gesù non si è mai contaminata nel decorso dei secoli, né potrà mai contaminarsi; testimone san Cipriano: «La Sposa di Cristo non soffre adulteri: è incorrotta, è pudica. Conosce solo una casa, solo di un talamo custodisce la santità, con casto pudore» (De cath. Ecclesiæ unitate, 6). E lo stesso santo martire a buon diritto si meravigliava e stupiva come qualcuno potesse credere che «tale unità, venuta dalla fermezza divina, compatta per Celesti Sacramenti, si possa scindere nella Chiesa, e separare con diversità di volontà dissidenti» (Ibid.). Quando il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, è uno (I Cor. XII, 12), compatto e connesso (Eph. IV, 15), e simile al suo corpo fisico, è una sciocchezza e una bestialità pretendere che questo Corpo mistico risulti di membra disgiunte e disperse: chi dunque non sta unito con esso, non è suo membro, né si riattacca con il capo, che è Cristo (Eph. V, 30; I, 22). Orbene nessuno sta in questa sola Chiesa di Cristo, nessuno vi persevera, se non riconosca ed accetti l’autorità e la potestà di Pietro e dei suoi legittimi successori. I padri di coloro che oggi sono impastoiati negli errori di Fozio e dei Novatori, non obbedirono forse un giorno al Vescovo di Roma, supremo pastore delle anime? Partirono, ahimè, i figli dalla casa paterna, ma questa non cadde, sorretta com’era dal perpetuo sostegno del suo Dio; tornino dunque al comune Padre, il quale, dimenticando le ingiurie lanciate alla Sede Apostolica, li accoglierà con amorevolezza grande.

Se davvero bramano unirsi con Noi e con i Nostri, perché non si affrettano ad entrare nella Chiesa «madre e maestra di tutti i fedeli»? (Conc. Later., IV, c. 5). Ascoltino Lattanzio: «Sola... la Chiesa è quella che ha il vero culto. Essa è la fonte della verità, il domicilio della fede, il tempio di Dio: a non entrarvi o ad uscirne, si resta fuori della speranza di vita e di salvezza. E non conviene ingannare sé stesso con dispute pertinaci. Qui si tratta della vita e della salvezza: se non ci si bada con cautela e diligenza, vita e salvezza son perdute, son morte» (Divin. Instit., IV, 30, 11-12). Tornino dunque i figli dissidenti alla Sede Apostolica, collocata in questa città che Pietro e che Paolo consacrarono del loro sangue, a questa Sede, ripetiamo, che è radice e origine della Chiesa (San Cipriano, Lettera 48 a Cornelio, 3); ma tornino NON con l’idea che «la Chiesa del Dio vivo, colonna e baluardo della civiltà» ( I Tim. III, 15) abbandoni l’integrità della fede e tolleri i loro errori; ma piuttosto per darsi al suo Magistero e governo. Oh, se toccasse a Noi ciò che non è toccato ai Nostri Predecessori, di aver la gioia di riabbracciare con cuore paterno quei figli che vediamo tristemente lontani da Noi per funesti dissensi; oh, se il Salvatore nostro Dio «che vuol tutti gli uomini salvi e che vengano a conoscenza della verità» volesse ascoltare le Nostre ardenti preghiere, e si degnasse chiamarli all’unità della Chiesa! E in questo cosi grave pensiero mettiamo in mezzo come deprecatrice la B. V. Maria, Madre della grazia divina, vincitrice di tutte le eresie e aiuto dei cristiani; e vogliamo mettercela, perché c’impetri quanto prima l’avvento di quel giorno desideratissimo, in cui tutti gli uomini sentano la voce del suo divin Figlio, «conservando l’unità dello Spirito nel vincolo della pace». Voi comprendete, Venerabili Fratelli, quanto Noi lo desideriamo; lo sappiano i Nostri Figli, non solo quanti appartengono al mondo cattolico, ma pure quanti dissentono da Noi: i quali ultimi, se implorano, con preghiera umile, la luce del cielo, siam certi che riconosceranno la vera Chiesa di Gesù Cristo, e finalmente vi entreranno uniti in perfetta carità con Noi. Nella speranza di tanto, impartiamo con grande amore a voi, Venerabili Fratelli, al clero e al popolo vostro l’Apostolica Benedizione, auspice di favori divini e testimone di benevolenza paterna.

Traduzione dal latino tratta dal volume «Tutte le Encicliche dei Sommi Pontefici», raccolte e annotate da Eucardio Momigliano, dall’Oglio Editore, Milano, 1959