Del gran mezzo della preghiera, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Napoli, varie ed., 1759 - 1776. Della confidenza colla quale dobbiamo pregare, parte 4 ed ultima. Ma sopra tutti esamina più minuziosamente questo punto il Dottore Angelico, e non dubita di asserire, che anche il peccatore è esaudito, se prega; dicendo che sebbene la sua Orazione non è meritoria, ha nondimeno la forza d’impetrare; poiché l’impetrazione non si appoggia alla giustizia, ma alla Divina Bontà: Meritum (dice il Santo) innititur justitiae, sed impetratio innititur gratiae. Così appunto pregava Daniele: Inclina, Deus meus, aurem tuam, et audi... Neque enim in justificationibus nostris prosternimus preces ante faciem tuam, sed in miserationibus tuis multis (Dan. 9. 18). Allorché dunque preghiamo, dice san Tommaso, non è necessario l’essere Amici di Dio, per impetrarne le grazie che cerchiamo, la stessa Preghiera ci rende Suoi amici: Ipsa Oratio familiares nos Deo facit. Inoltre aggiunge san Bernardo una bella ragione, dicendo che tal Preghiera del peccatore di uscire dal peccato, nasce dal desiderio di ritornare in Grazia di Dio; ora questo desiderio è un dono, che certamente non gli viene dato da altri, che da Dio medesimo; a che dunque dice poi il Santo, darebbe Iddio al peccatore un tal santo desiderio, se non volesse esaudirlo? Desiderium ad quid daret, nisi vellet exaudire? E ben di ciò ve ne sono tanti esempi nelle stesse Divine Scritture, di peccatori che pregando sono stati liberati dal peccato. Così fu liberato il Re Acab (3. Reg. 2.). Così il Re Manasse (2. Paralip. 33.). Così il Re Nabucco (Dan. 4.). Così il buon Ladrone (Luc. 23. 43.). Gran cosa, e gran valore della Preghiera! Due peccatori muoiono sul Calvario accanto a Gesù Cristo, uno perché prega (memento mei), si salva; l’altro perché non prega, si danna! Insomma dice il Grisostomo: Nullus ab eo beneficia dolenter postulavit, qui non impetravit quod voluit. Nessun peccatore pentito ha pregato il Signore, che non ha ottenuto quanto ha desiderato. Ma che servono più autorità e ragioni a ciò dimostrare, mentre Gesù medesimo dice: Venite ad me omnes, qui laboratis, et onerati estis, et ego reficiam vos (Matth. 11. 28). Onerati s’intendono, secondo san Girolamo, sant’Agostino ed altri comunemente, i peccatori, che gemono sotto il peso delle loro colpe, i quali ricorrendo a Dio ben saranno da Lui (giusta tal promessa) ristorati, e salvati colla sua Grazia. Ah che non tanto noi, dice san Giovanni Grisostomo, desideriamo d’esser perdonati, quanto anela Dio di perdonarci: Non adeo cupis dimitti peccata tua, sicut ille cupit peccata dimittere. Non vi è grazia (soggiunge il Santo) che non si ottenga colla Preghiera, ancorché questa si faccia da un peccatore il più perduto che sia, s’ella è perseverante: Nihil est, quod non obtineat oratio, etiam si mille peccatis obnoxius sit, sed vehemens, sed assidua. E notiamo quel che dice san Giacomo: Si quis indiget sapientia, postulet a Deo, qui dat omnibus affluenter, et non improperat (Jac. 1. 5). Tutti coloro dunque, che ricorrono coll’Orazione a Dio, Egli non lascia d’esaudirli, e di colmarli di grazie, dat omnibus affluenter. Ma si faccia special riflessione alla parola che segue, et non improperat. Ciò significa, che non fa Iddio come fanno gli Uomini, che quando viene a domandare loro qualche favore taluno, che prima in qualche occasione li ha offesi, subito gli rimproverano l’oltraggio da lui ricevuto. Non fa così il Signore con chi Lo prega; siasi questi il maggior peccatore del Mondo, quando gli domanda qualche grazia utile alla sua eterna salute, non già gli rimprovera i disgusti che gli ha dati, ma come se non mai l’avesse offeso, subito l’accoglie, lo consola, l’esaudisce, e abbondantemente l’arricchisce dei suoi doni. Soprattutto per animarci il Redentore a pregare, dice: Amen, amen dico vobis, si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis (Jo. 16. 23). Come dicesse: Orsù peccatori non vi disanimate, non fate che i vostri peccati vi trattengano di ricorrere al Mio Padre, e di sperare da Esso la vostra salute, se la desiderate; voi non avete già meriti di ottenere le grazie che chiedete, ma solo avete demeriti per ricevere castighi; fate così, andate al Mio Padre in Nome mio, per i Meriti miei cercate le grazie che volete, ed Io vi prometto, e vi giuro (amen, amen dico vobis, dice sant’Agostino esser questa una specie di giuramento) che quanto domanderete, il mio Padre vi concederà. Oh Dio e qual maggior consolazione può avere un peccatore dopo le sue rovine, che sapere con certezza, che quanto chiederà a Dio in nome di Gesù Cristo tutto riceverà? Dico, tutto, circa la salute eterna, perché intorno ai beni temporali già abbiam detto di sopra, che il Signore, anche pregato, alle volte non ce li concede, vedendo che tali beni ci nuocerebbero all’Anima. Ma in quanto ai beni spirituali la Sua promessa di esaudirci non è condizionata, ma assoluta, e perciò esorta sant’Agostino, che quelle cose che Dio assolutamente promette, noi dobbiamo domandarle con sicurezza di riceverle: Quae Deus promittit, securi petite. E come mai (scrive il Santo) può negarci niente il Signore, allorché ne lo preghiamo con confidenza, quando desidera più Esso di dispensarci le Sue grazie, che noi di averle? Plus vult Ille tibi beneficia elargiri, quam tu accipere concupiscas. Dice il Grisostomo che allora solamente si adira con noi il Signore, quando noi trascuriamo di cercargli i Suoi doni: Non nisi quando non postulamus irascitur. E come mai può succedere che Iddio non voglia esaudire un’Anima che gli cerca cose tutte di suo gusto? Quando la anima gli dice: Signore, io non vi cerco beni di questa Terra, ricchezze, piaceri, onori; ma solo vi domando la Grazia vostra, liberatemi dal peccato, datemi una buona morte, datemi il Paradiso, datemi il santo Amor vostro (ch’è quella grazia, come dice san Francesco di Sales, che deve chiedersi a Dio sopra tutte l’altre), datemi rassegnazione nella vostra Volontà; com’è possibile che Dio non voglia esaudirla? E quali domande mai, dice sant’Agostino, esaudirete Voi mio Dio, se non esaudite queste che sono tutte secondo il vostro cuore: Quas preces exaudis si has non exaudis? Ma sopra tutto deve ravvivare la nostra confidenza, allorché chiediamo a Dio grazie spirituali, ciò che disse Gesù Cristo: Si ergo vos, cum sitis mali, nostis bona data dare filiis vestris; quanto magis Pater vester de caelo dabit Spiritum bonum petentibus se? (Luc. 11. 13). Se voi (dice il Redentore) che siete così attaccati ai vostri interessi, perché pieni d’amor proprio, non sapete negare ai vostri Figli ciò che vi domandano; quanto più il vostro Padre celeste, che v’ama più d’ogni Padre terreno, vi concederà i beni spirituali, allorché voi ne lo pregherete?