I Tesori di Cornelio Alapide, Commentari dell’ab. Barbier, 1857, a cura del sac. Giulio Albera, S.E.I., Torino. Quanto sventurati siano i ciechi spirituali. Castighi dell’accecamento spirituale. Siccome il cieco spirituale non conosce il suo stato, non procura di uscirne: egli si crede di non aver bisogno di nulla, e non s’avvede che è povero, miserabile e nudo. In mezzo alla sua grandezza, dice il Salmista, l’uomo non ha compreso il suo destino: s’è uguagliato agli animali senza ragione, e la strada che tiene lo mena all’accecamento (Psalm. XLVI11, 13-14). E di lui può ripetersi col medesimo re Profeta «che va errando pel deserto del vizio e non trova il cammino alla volta della città delle virtù» - Erraverunt in solitudine in inaquoso, viam civitatis habitaculi non invenerunt (Psalm. CVI, 4); simile a que’ simulacri che hanno bocca, e non parlano; occhi, e non veggono; orecchie, e non odono; narici, e non odorano; mani, e non toccano; piedi, e non si muovono; gola, e non profferiscono suono (Psalm. CXIII, 13-16). Considerate, scriveva S. Paolino a Severo, la condotta de’ ciechi spirituali, e voi li rassomiglierete ad un giumento cieco, che gira del continuo movendo una mola. Dopo essersi rotti di fatica ogni giorno, arriveranno alla morte senza aver dato un passo verso il Cielo (Epl. IV). O ciechi figli d’Adamo! Perché preferite le cose caduche alle imperiture, l’esilio alla patria, la terra al Cielo, la creatura al Creatore, il vizio alla virtù, uno straniero a Gesù Cristo, il Demonio a Dio, il tempo all’eternità, la morte alla vita? Perché avventurarvi, per un abbietto e breve piacere, alle angosce, ai dolori, ad una morte disgraziata, e al fuoco dell’inferno? Castighi dell’accecamento spirituale. - 1° L’accecamento spirituale provoca la collera di Dio. «S’oscurino gli occhi loro, così impreca il Salmista, affinché non vedano, e portino sempre curvo il dorso sotto il peso della schiavitù. Versate su loro, o Signore, la vostra ira, e il furore della vostra collera li investa» - Obscurentur oculi eorum ne videant, et dorsum eorum semper incurva. Effunde super eos iram tuam et furor irae tuae comprehendat eos. (Psalm. LXVIII, 24-25). 2° Dio abbandona il cieco spirituale, secondo la minaccia fattane già dal Signore per bocca di Davide: «il mio popolo non ha udito la mia voce, Israele non ha prestato orecchio alle mie parole, ed io l’ho abbandonato ai desideri del suo cuore, per ciò camminerà secondo i suoi vani consigli» […] Il cieco spirituale si castiga da se stesso, ripetendosi su di lui, quel che san Paolo disse già al mago Elimas: «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole» (Act. XIII,10-11). Il cieco dello spinto si rifiuta ai vedere; ebbene la mano di Dio si aggrava sopra di lui, e l’accecamento diventa la sua pena, il suo più terribile castigo, e quel che è più, questa pena è un male non temperato da nessun bene, per quanto piccolo: egli soffre, ma senza merito; i patimenti che prova, e che sono essi medesimi uno spaventoso castigo, diventano delitto, di guisa che egli si trova punito non solamente per aver chiuso gli occhi alla luce, ma ancora per quel che patisce, non patendolo se non perché l’ha voluto. 4° Il Cielo è chiuso per sempre al cieco spirituale: «Non hanno voluto conoscere le mie vie, dice il Signore per bocca del Salmista, ed io ho giurato nel mio sdegno che non entreranno mai nel luogo del mio riposo» - Non cognoverunt vias meas, ut iuravi in ira mea: si introibunt in requiem meam (Psalm. XCIV, 11). Si racconta nel Genesi che gli Angeli colpirono di cecità gl’infami abitanti di Sodoma, per modo che non poterono più trovare la porta dell’abitazione di Loth - Percusserunt caecitate, ita ut ostium invenire non possent (Gen. XIX, 11). Questo appunto è il castigo che Iddio infligge ai ciechi spirituali: essi non trovano più la via, né la porta del Cielo... 5° Il cieco spirituale discende all’inferno e dalle tenebre della cecità piomba in quelle dell’eternità infernale. - Eiicientur in tenebras exteriores (Matth. VIII, 12). «Dandosi in braccio ai colpevoli piaceri di questa vita, che altro fa l’anima peccatrice, dice S. Gregorio, se non gettarsi a occhi chiusi nel fuoco eterno?».