Le preghiere della Chiesa e la liturgia sacra sono un continuo richiamo alla Trinità. Faccio il segno della Croce; e dico: «In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Canto il Gloria in excelsis o il Te Deum: e lodo, adoro, ringrazio e prego il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Recito il Credo: e proclamo di credere in Dio Padre, nel Figliuolo, nello Spirito Santo. Dico il Pater noster: e, se lo dico bene, debbo necessariamente pensare alla Trinità. Un vagito risuona in una casa: è nato un bimbo. Lo si porta al sacro fonte e lo si battezza nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quando il Vescovo impone le mani sul confirmando nella Cresima, è la terza Persona della Trinità che viene invocata ed il nuovo soldato di Cristo è segnato col segno della Croce, è confermato col crisma della salute, ma sempre nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La Messa è una continua invocazione della Trinità. Alla Santa Trinità è offerto il Sacrificio, l’Ostia pura, santa ed immacolata, il pane santo della vita eterna e il calice della salute perenne. Se ci presentiamo al tribunale di Penitenza, il ministro di Dio ci assolve nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’Ordine ci costituisce ministri del Dio uno e trino; nel matrimonio è la Trinità che benedice e suggella il giuramento degli sposi; e persino sul letto di morte dopo l’Estrema Unzione, il sacerdote raccomanda l’anima, che sta per partire da questo mondo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Che più? Ogni inno della Chiesa termina gridando: «Sia gloria a Dio Padre - all’unico suo Figlio ed allo Spirito Paraclito, nei secoli dei secoli». Ogni orazione del breviario e del messale implora grazie «per l’intercessione di Nostro Signore Gesù Cristo, che col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli». E mille e mille volte, nella preghiera liturgica e nella preghiera privata, noi cantiamo: «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo! - Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto!». E forse, il nostro cuore per la Trinità non ha neppure un saluto, o un palpito d’amore!... Forse anche il Gloria Patri lo biascichiamo e lo sciupiamo distrattamente, ignominiosamente... Ahimè! Ci interessiamo di laute cose, magari anche della politica e dello sport; ma ignoriamo «i misteri principali della nostra santa fede»; oppure, se li sappiamo a memoria, facciamo la gara coi pappagalli. Spesso, chi contempla il mare od ammira l’oceano, sente una forza misteriosa che lo soggioga; è la voce di quelle onde. L’occhio tenta di spingersi avanti; ma invano vuol dominare, invano cerca il termine di quelle acque, che si stendono lontano lontano, e ci danno la sensazione dell’infinito. Avviene questo, anche per il mistero della Trinità. Iddio ci prende e ci conduce dinanzi all’oceano della sua Essenza, grande, immensa, infinita. Noi cerchiamo di abbracciarla con l’occhio avido della debole ragione; ma sentiamo il nulla dell’intelligenza nostra, la vana nostra superbia. […] Noi, davanti al mare misterioso del Dio uno e trino, adoriamo raccolti e cantiamo gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo.

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