La scorsa settimana abbiamo introdotto l’ipotesi che il giurista Carlo Francesco D’Agostino (Nuova Alleanza, Quaderno VIII, pag. 11 seg.), con il Centro Politico Italiano, discuteva al fine di risanare l’economia nazionale.

In primis - egli sostiene - è necessario rieducare le persone alla moralità. Quindi è opportuno che ognuno riconosca i limiti della sua propria natura. Infine bisogna intervenire contro la “lunga mano” della moderna e maleducata partitocrazia. Per amore di verità, aggiungevo che un tempo, nei Regni che furono cristiani e prima della dittatura “democratica” dei rivoluzionari, questi problemi erano marginali - talvolta provocati dall’arbitrio dello sporadico ribelle o dall’eretico di turno - tuttavia ordinariamente Sovrani e sudditi si sforzavano di rispettare la Somma maestà di Dio Legislatore (cf. Quas Primas, Pio XI).

Andiamo avanti nei dettagli. D’Agostino vede come «cardine fondamentale» del risanamento economico, «l’estromissione dello Stato (moderno), ossia degli avventurieri del politicantismo che dietro esso si mascherano, dalla gestione di imprese economiche». Egli sostiene che abbiamo a che fare con dei luminari dell’incompetenza e del raffazzonamento, ai quali sarebbe preferibile non delegare la gestione di imprese economiche! Tra queste include «l’abusiva ingerenza nel settore della Previdenza e della Sanità».

Fornisce la sua spiegazione: «Saper essere previdenti per i casi di malattie, disoccupazione, invalidità, oltre che per la vecchiaia, è virtù individuale. Il dovere (più o meno vincolante) di solidarietà verso chi, colpevolmente o meno, abbia bisogno di assistenza, grava in primo luogo su quanti sono legati da vincoli di parentela, in un concetto di famiglia che per natura sua va ben oltre il rapporto tra genitori e figli». Pertanto «l’intervento della comunità, come per ogni altra ingerenza diretta statale, va tenuto all’ultimo posto, non dimenticando quanto una bimillenaria esperienza insegna saper provvedere lo slancio generoso della fraterna Carità cristiana».

Altra problematica: «Sempre che i pubblici Poteri eccedano i limiti della propria competenza - limiti, si intende, posti dalla Legge naturale - si moltiplica lo spaventoso fenomeno del parassitismo, che grava come miserabile sanguisuga sulla ricchezza di un Popolo». A tal punto che «l’esigenza del risanamento va ben oltre la recentissima invenzione di una ipocrita “politica di investimenti”, che maschera l’invadentismo socialistico ed affaristico sotto etichetta democratico-cristiana».

Elenca alcuni «antichi malanni da correggere» per restituire «energie umane, che sono capacità produttiva, e mezzi economici, indebitamente sperperati, ad una sana, perché libera, utilizzazione». Questi «malanni», secondo D’Agostino, sono: «il sistema della leva militare (obbligatoria), quello dello schedamento anagrafico, il flagello delle “licenze” per pressoché ogni attività artigianale, industriale e commerciale, incluso il commercio con l’estero». Ancora: «La dilapidazione economica che riguarda la vigente dittatura statale sulla pubblica Istruzione, sinistra invenzione del settarismo liberalistico». Egli prevede anche la «bonifica da realizzare nella strutturazione costituzionale, burocratica ed amministrativa (Enti periferici) dello Stato. Anche qui sono da eliminare sperperi che ormai assommano a migliaia di miliardi annui».

Premono, infine, le «esigenze di un sano sistema tributario e di quello monetario». «L’imposizione da parte dell’Autorità statale di tributi fiscali - egli asserisce - è giustificata dalla rispondenza dei suoi servizi alle esigenze del bene comune e deve incidere in misura equamente progressiva sui redditi di capitale nei confronti di quelli di lavoro». Realizzate queste premesse,  «deve ripristinarsi nella coscienza pubblica, anche nei confronti delle leggi fiscali, il concetto che queste, quando sono giuste e giustamente applicate, obbligano in coscienza».

Il Comitato direttivo del Centro Politico Italiano, nella speciale sessione del marzo 1952, deliberò di «propugnare la riduzione del sistema tributario a tre sole imposte: quella immobiliare, la mobiliare e la doganale».

Prosegue …

A cura di Carlo Di Pietro da Il Roma