Questione particolarmente scottante è quella della moneta. Oggi vedremo fugacemente come intendeva gestirla il Centro Politico Italiano. Carlo Francesco D’Agostino (Nuova Alleanza, Quaderno VIII, pag. 13 seg.) scrive questo programma politico-sociale negli anni ’70. Sinceramente debbo pensare che, se avesse subito il calappio del cosiddetto Euro, sarebbe morto di crepacuore.Il giurista e pensatore cattolico, nato nel 1906, morì nel 1999: Riposi in pace!

Il C.P.I. non ha formulato princìpi o soluzioni riguardo al sistema monetario, bensì solo una «presunta applicazione interpretativa della volontà di adottare per ogni settore le proposte che meglio appaiano doverose». D’Agostino sostiene che «nessun risanamento economico (può essere) considerato veritiero se ad un popolo (viene imposta) una moneta passibile di svalutazioni».Egli definisce, difatti, l’esperienza dell’italiano degli anni 1945-75 assai «dolorante».

Veniamo ai princìpi che ritiene «ordinatori»: 1) «La Moneta è un mezzo rappresentativo di ricchezza ai fini delle necessità di scambio», ma non ne nega il risparmio; 2) «I pubblici Poteri debbono intervenire con proprie regolamentazioni sia per la tutela della buona fede, sia per stabilire quale moneta vada adottata nei rapporti con lo Stato». Ciò premesso, conclude subito che «lo Stato deve istituire una Moneta ufficiale, ma non può imporla per le contrattazioni tra privati». Egli prevede negoziazioni con «contropartite in una qualsiasi moneta estera od in beni o prodotti».

Quanto alla strutturazione della Moneta ufficiale, «non sussistono motivi validi per ancorarla, come si suol dire, ad una garanzia (es. aurea) costituita da beni il cui valore sia suscettibile di sensibili variazioni». Il pericolo della «speculazione straniera» rende inammissibile anche «la pretesa copertura di “monete pregiate”, con cui gli Italiani sono stati miseramente truffati in questo dopoguerra». Chi abbia un minimo di conoscenza della storia monetaria di questi ultimi secoli, «a cominciare dalla vergognosa “Storia del Dollaro”», sa a quale «colluvie di spoliazioni legalizzate siano stati esposti i popoli del cosiddetto “mondo civilizzato”».

Il C.P.I. intende, al contrario, «(assicurare) la tutela di interessi irrinunciabili, ben oltre le pure e semplici esigenze di istituire un onesto “mezzo di scambio”». Nella ricerca di una copertura per la carta-moneta: «Nessun settore - asserisce - si presta come quello dell’alimentazione umana». Tuttavia «è subito apparso come il fondare su un ammasso di tali beni la copertura monetaria, corrisponda anche ad un’esigenza troppo trascurata, e cioè di assicurare un minimo di indipendenza, diciamo pure di “copertura” alimentare della Nazione, per non essere alla mercé, nei periodi di emergenza, di potentati stranieri».

D’Agostino prevede di sostituire «la svalutata Liretta con la Diaria», ossia «un’unità monetaria rappresentativa di beni di consumo alimentare sufficienti per il mantenimento di un lavoratore per una giornata».

Egli denuncia altresì l’imbroglio politico-massmediatico delle cosiddette “riserve petrolifere”, un giorno stracolme ed il seguente vacanti, anticipando che, prima o poi, «si dovrà limitare ai giorni pari la circolazione delle auto con targhe dispari, eccetera …», dietro i più fantasiosi pretesti. Tutto questo per «carenza di valuta accettata all’Estero».

Consapevole che, purtroppo, «l’Italia oramai dipende quasi per tutto dall’Estero», si domanda: «Se, provvidenzialmente, un valido sistema di copertura monetaria può giovare anche per assicurare alla Nazione un minimo di autonomia per i bisogni essenziali, perché non adottarlo?». Risponde: «Si tratterà di stabilire quali prodotti siano da ammettersi al libero ammasso, e fino a quale limite di quantità». Occorreranno «norme per impedire, quanto occorra, la loro importazione dall’Estero». Si dovranno «stabilire prezzi di imperio, ma appetibili per i produttori, e prezzi proporzionatamente maggiorati per la immissione al consumo». Il tutto è «destinato anche al doveroso ripotenziamento delle attività agrarie».

A chi obietti che «si corre rischio che grano, riso, granturco, prosciutti, zucchero, olii alimentari - valga come ipotetica casistica - potranno per tal via venire a costare, al consumo, qualcosa di più che se se ne ammettesse la libera importazione da paesi stranieri», replica: «I sicuri vantaggi superano largamente l’ipotetico rischio».

Se il Cav. D’Agostino fosse vivo oggigiorno, sopravvivendo all’Euro-infarto, probabilmente sarebbe un valido antagonista della “setta”, dell’ignota entità che in molti si ostinano a chiamare “Europa”. 

Prosegue …

A cura di Carlo Di Pietro da Il Roma