Papa Pio XII - il 20 aprile del 1946 - si rivolge alla Gioventù maschile dell’Azione Cattolica Italiana. «La storia - rileva il Pontefice - segnala invariabilmente come precorritore delle grandi catastrofi non solo economiche e politiche, ma anche e principalmente spirituali e religiose, il decadimento della moralità pubblica, la corruzione dei costumi, che s’insedia sfrontatamente da sovrana e mira a sedurre sopratutto le giovani generazioni».

Decadimento della moralità e corruzione dei costumi: due inesorabili e molto manifeste pestilenze - eruttate dai consessi settari e rivoluzionari (per la storiografia contemporanea = “democratici”) - che consegnano l’uomo moderno ad una vita atomistica, contaminata dal materialismo, dall’egoismo, dalla sensualità e dall’utilitarismo più volgare e meschino. La solitudine dell’uomo moderno, la dilagante follia e la forsennata ricerca di un qualsivoglia sollievo artificiale (es. sesso, droghe, soldi, vanagloria, shopping, etc…), difatti, sono solo alcuni dei frutti marci di questo sistema.

Il Papa dimostra che «l’esperienza dell’epoca presente - scrive nell’anno 1946 - non fa che confermare le lezioni della storia». Dobbiamo tristemente rilevare che da quel lontano 1946 ad oggi, il regresso intellettuale e morale della cosiddetta “società civile” è stato pressoché inarrestabile, complice anche la Rivoluzione modernista che ha colpito la quasi totalità degli uomini che occupano la Chiesa: oramai dei ciechi che pretendono di guidare altri ciechi!

Ricorda Pio XII: «Per oltre quindici secoli il Popolo Italiano è rimasto fedele all’ordine (sociale onesto e cristiano), che appariva come del tutto normale e incontrastato. Esso era il suo benessere, la sua salvezza nel giorno del pericolo, il suo punto d’appoggio e la base della sua stabilità in mezzo alle trasformazioni, alle crisi, alle lotte ed alle agitazioni politiche e sociali». L’uomo moderno, al contrario, suole definire calunniosamente “oscurantisti” questi luminosi «quindici secoli di onesto e cristiano ordine sociale».

Ma ecco che, commenta Pio XII, «da più di cento anni un lavoro insidioso, sistematico e costante, ha mirato a scalzare, più duramente che con una azione violenta, la cultura cristiana del Popolo Italiano. Oggi l’avversario giudica l’opera sua abbastanza avanzata per muovere all’assalto definitivo. E certo nessuno di voi si fa alcuna illusione sul senso e la portata di certi avvenimenti di cui siamo testimoni. (…) La condizione presente delle cose è ben grave. È necessario dirlo».

Oggi più che mai: «Il popolo è chiamato a prendere una parte sempre più importante nella vita pubblica della Nazione. Questa partecipazione porta con sé gravi responsabilità. Donde la necessità per i fedeli di avere cognizioni nette, solide, precise intorno ai loro doveri di ordine morale e religioso nell’esercizio di diritti civili, in modo particolare del diritto di voto».

Papa Pio XII si rivolge, dunque, ai Giovani dell’Azione Cattolica, che «non è un partito politico e sta al disopra della politica di partito. Ma appunto per ciò essa deve tanto più illuminare i Cattolici sugli interessi religiosi che sono in serio pericolo e persuaderli, non solo in pubblico, ma altresì in privato, uomini e donne, uno a uno, dell’importanza e gravità dell’obbligo che, come Cristiani, li stringe alla retta osservanza dei loro doveri politici. Vale il dettame di non chiudere l’orecchio alle lezioni e agli avvenimenti della storia». Questa storia «non presenta, fino ai nostri tempi, alcun esempio di un Popolo o di un Paese che, dopo di essersi staccato dalla Chiesa e dalla cultura cattolica, vi sia ritornato integralmente. Coloro che le rimasero fedeli hanno ben potuto lottare coraggiosamente, eroicamente; ma, una volta consumata la catastrofe e compiuto il passo fatale (la Rivoluzione), non si è mai avuta finora una completa riparazione e reintegrazione».

Così è accaduto, purtroppo, anche all’Italia ed agli Italiani.

Spiega: «L’oggetto contro il quale l’avversario dirige oggi il suo assalto, aperto o subdolo, non è più, come ordinariamente in passato, l’uno o l’altro punto particolare di dottrina o di disciplina, bensì tutto l’insieme della fede e della morale cristiana fino alle loro ultime conseguenze. Si tratta, in altri termini, di un assalto totale. (…) In tale condizione di cose il vero Cattolico deve rimanere tanto più fermo e saldo sul terreno della sua fede e dimostrarlo coi fatti. Nel calore della lotta un cristianesimo meramente esteriore e di pura forma si fonde come cera al sole. È dunque un ufficio urgentissimo in questi critici momenti di difendere e di inculcare chiaramente e profondamente nelle menti degli uomini la dottrina della Chiesa e di adoperarsi con ogni zelo per ricondurre coloro che vivono fuori della pratica religiosa, a Dio, alla preghiera, alla fede in Cristo, alla frequenza dei Sacramenti, al cuore della Chiesa, affinché seguano i suoi insegnamenti e i suoi precetti. Comportatevi da forti - vi diremo con la Sacra Scrittura - e abbiate coraggio; non vi prenda timore né spavento, perché il Signore Dio vostro è Egli stesso il vostro condottiero, e non vi lascerà né vi abbandonerà (Deuteronomio, XXXI, 6). (…) La fede in Cristo vive sempre vigorosa nel cuore del Popolo Italiano; e voi potete con fiducia far fronte a chiunque voglia impugnarla».  [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 160 segg.)].

Carlo Di Pietro da Il Roma