«È impossibile pronunziare la parola “Comune” - asserisce Papa Pio XII - senza evocare il periodo del Medio Evo che vide elaborarsi questa forma di organizzazione sociale e politica destinata ad avere una parte tanto importante nella storia d’Europa».

Il Pontefice prosegue: «Le corporazioni di artigiani e di mercanti, suscitate dal rinnovamento economico dell’epoca, erano obbligate a creare una rete di istituzioni che garantissero la loro sicurezza individuale e collettiva ed il libero esercizio della loro professione. Da quando queste basi furono assicurate, si sviluppò una vita culturale intensa di cui sono testimoni gli edifici ammirevoli per la loro imponenza, ricchezza e bellezza. Indice di forza e di fierezza, essi attestano altresì l’attaccamento profondo di questi uomini alla loro città (al loro Comune) ed il loro senso di responsabilità».

Oggigiorno «l’evoluzione della società e delle sue istituzioni ha trasformato profondamente il carattere delle città»; attualmente le città «sono inserite in uno Stato più o meno centralizzato; esse hanno perduto una larga parte della loro iniziativa e indipendenza per le esigenze delle relazioni sociali che si estendono su larghi settori dei Continenti ed anche oltre». Tuttavia, «se le prospettive d’insieme si sono modificate, il Comune resta ugualmente, dopo la famiglia, il luogo degli scambi umani più frequenti e più indispensabili».

Il Comune «stabilisce ordinariamente tra i suoi abitanti un uguale modo di parlare, di pensare, di sentire; propone loro gli stessi problemi da risolvere e sviluppa direttamente il loro spirito di collaborazione e di reciproco aiuto». Sebbene le popolazioni a noi contemporanee utilizzino abbondantemente i mezzi di trasporto ed abbiano modo di spostarsi agevolmente dal loro luogo di residenza: «Esse restano ugualmente attaccate a questo ambiente, nel quale si svolgono contatti più familiari e costanti».

Segue una riflessione di peso: «È là (nei Comuni) che l’idea della Patria trova per la maggioranza la radice più profonda, perché ivi si esperimentano più vivamente l’efficacia di una buona organizzazione della società, le sue condizioni indispensabili e talvolta gli errori spiacevoli e gli sbagli da evitare». Concludiamo col Pontefice che «il Comune ha adempiuto ed adempie ancora una funzione di primo piano nella educazione civica dei cittadini», nonostante il dirompente propagarsi del modernismo (che pretende legalizzare ogni errore intorno alla morale e tutte le eresie) e dell’altrettanto detestabile globalismo (che pretende annientare l’amor patrio ed attenta al diritto di natura).

«Si comprende bene - aggiunge il Papa - quanto grave sia la responsabilità (delle gerarchie comunali) che non possono essere (solamente) semplici esecutori delle decisioni prese dallo Stato. Ci sia permesso di esaltare in particolare l’ufficio del primo di essi: Podestà, Borgomastro, Sindaco. Benché egli eserciti anche le funzioni di delegato dell’Autorità centrale, egli appare, soprattutto, come il rappresentante del Comune. Egli ne è sovente nativo; ne possiede lo spirito; ne conosce i bisogni, le aspirazioni, le difficoltà. Al di là dei compiti amministrativi, egli resta un uomo capace di interessarsi personalmente ad altri uomini, di mettere a loro disposizione, nei limiti fissati dal bene comune, la sua autorità ed i poteri di cui è investito. (A patto che non desideri alcunché di difforme dalla retta ragione), si può trovare in lui un uomo generoso, leale, dalle idee larghe, che sa comprendere coloro dei quali non condivide il punto di vista politico, sensibile ai problemi umani come alle esigenze delle prescrizioni legali, attento a difendere con intelligenza l’autonomia del suo territorio».

Conclude Pio XII: «Che esista, d’altra parte, una legittima dipendenza dei Comuni nei riguardi della Nazione, nessuno potrà contestarlo; è la contropartita di un’assistenza ormai necessaria perché il Comune possa restare, nello Stato moderno, all’altezza dei suoi molteplici compiti e garantire ai suoi cittadini tutti i servizi cui hanno diritto. Ma un’autonomia abbastanza larga costituisce un efficace stimolo delle energie, proficuo allo Stato stesso, a condizione che le Autorità locali svolgano con competenza (e rettitudine) il loro ufficio e si guardino da ogni stretto particolarismo» (Pio XII, 30 settembre 1955). [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 164 segg.)].

Già Papa Leone XIII aveva affermato: «La Chiesa fu sempre coerente fautrice delle libertà civili, purché non intemperanti: ne sono validi testimoni le città d’Italia che, attraverso i Comuni, raggiunsero la prosperità, la ricchezza, la gloria esercitando i propri diritti, nel tempo in cui la virtù salutare della Chiesa si era diffusa in ogni parte dello Stato, senza alcun contrasto» (Libertas, 20 giugno 1888).

Carlo Di Pietro da Il Roma