Il 3 settembre la Chiesa cattolica ha festeggiato san Pio X, Papa e Confessore (Riese, 2 giugno 1835 - Roma, 20 agosto 1914), eletto Pontefice il 4 agosto 1903, canonizzato da Pio XII il 29 maggio 1954. Nell’Orazione della Santa Messa preghiamo: «O Dio, che per difendere la fede cattolica e per restaurare ogni cosa in Cristo, hai riempito di celeste sapienza e di fortezza apostolica il Sommo Pontefice San Pio X, concedici propizio di seguire i suoi insegnamenti ed i suoi esempi per meritare il premio eterno». Papa Pio XII compose una preghiera per domandare l’intercessione del Santo: «O San Pio X, gloria del sacerdozio, splendore e decoro del popolo cristiano. Tu, in cui l’umiltà parve affratellarsi con la grandezza, l’austerità con la mansuetudine, la semplice pietà con la profonda dottrina; Tu, pontefice dell’Eucarestia e del catechismo della fede integra e della fermezza impavida; volgi il tuo sguardo verso la Chiesa santa, che tu tanto amasti ed alla quale dedicasti il meglio dei tesori che, con mano prodiga, la divina Bontà aveva deposto nell’animo tuo; ottienile la incolumità e la costanza, in mezzo alle difficoltà ed alle persecuzioni dei nostri tempi; sorreggi questa povera umanità, i cui dolori così profondamente Ti afflissero, che arrestarono alla fine i palpiti del Tuo gran cuore; fa’ che in questo mondo agitato trionfi quella pace, che deve essere armonia fra le nazioni, accorda fraterna e sincera collaborazione tra le classi sociali, amore e carità tra gli uomini, affinché in tal guisa quelle ansie, che consumarono la Tua vita apostolica, divengano, grazie alla Tua intercessione, una felice realtà, a gloria del Signore nostro Gesù Cristo, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia». 

San Pio X fu profeta e già più di cent’anni fa individuò nel ‘‘modernismo’’ quel «complesso di dottrine perniciose e decadenti» che avrebbero portato la «massima confusione nel mondo cattolico». Pericolose ideologie ispirate alle moderne filosofie dell’immanenza ed usate per interpretare il cristianesimo e renderlo accessibile ai capricci e viziosi pruriti contemporanei. Il Dizionario del Cristianesimo di p. Zoffoli (Sinopsis, 1992, p. 321) spiega: «Il ‘‘modernismo’’ oggi così diffuso ‘‘nelle vene stesse e nelle viscere’’ della Chiesa, fu deplorato e condannato da san Pio X poiché stava prendendo piede nei salotti e nelle scuole di teologia, nei testi di filosofia e di dogmatica (censurati dal Sant’Uffizio), e nei seminari; fu definito come demolitore della religione poiché ‘‘infetto da agnosticismo’’ in quanto ‘‘discredita la ragione per esaltare il sentimento’’; complesso di dottrine (‘‘modernismo’’) ispirato all’immanentismo perché ‘‘fa derivare i dogmi dal fondo della coscienza’’, colmo di relativismo ed evoluzionismo dato che ha pretesa ‘‘che le formule dogmatiche debbano essere mutevoli secondo le vicende umane e secondo le personali esperienze religiose’’. Sostanzialmente è l’evoluzione del protestantesimo misto di agnosticismo». Il primo manifesto intervento di san Pio X contro il ‘‘modernismo’’ fu il Decreto Lamentabili Sane Exitu (in italiano: «Con deplorevoli frutti») della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (3 luglio 1907), nel quale si elencavano e condannavano 65 proposizioni che stravolgono la dottrina cattolica pur presentandosi astutamente come derivate e fondate sulla stessa dottrina. L’8 settembre del 1907 il Decreto fu seguito dall’Enciclica Pascendi Dominici gregis, come sentenza di condanna inesorabile ai ‘modernisti’’ ed al ‘‘modernismo’’, in quanto «sintesi di tutte le eresie». Nel Decreto prima e nell’Enciclica poi, il Santo Pontefice deplora che «anche tra i cattolici si trovino non pochi scrittori che, trasgredendo i limiti stabiliti dai padri e dalla santa Chiesa stessa, sotto le apparenze di una più alta intelligenza e col nome di considerazione storica, cercano un tale progresso dei dogmi che, in realtà, sono la corruzione dei medesimi». San Pio X sottolinea, inoltre, con energia che «ciò che importa anzitutto è che la filosofia scolastica che [Noi ordiniamo] di seguire si debba precipuamente intendere quella di San Tommaso d’Aquino; intorno al quale tutto ciò che il nostro predecessore [Leone XIII] stabilì intendiamo che rimanga in pieno vigore e, se è necessario, lo rinnoviamo e confermiamo e severamente ordiniamo che sia da tutti osservato […]: discostarsi dall’Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno». L’opera di Papa Giuseppe Melchiorre Sarto (san Pio X) proseguì con l’introduzione del Giuramento antimodernista, che è una «Dichiarazione di ripudio delle dottrine moderniste a cui era tenuto tutto il clero cattolico». La Dichiarazione fu prescritta da san Pio X nel 1910 ed imposta dal Sant’Uffizio. Il Giuramento antimodernista, obbligatorio per tutti gli uomini di Chiesa e per gli aspiranti tali, «fu un colpo mortale a questa corrente di pensiero che, caduta nel dimenticatoio per oltre cinquant’anni, riemerse come un fiume carsico soltanto a cavallo del Concilio Vaticano II» (cf. Zenit, 29/11/2007). Il Giuramento antimodernista, che a breve reciteremo insieme, fu ‘‘abolito’’ da Montini (Paolo VI) nel 1966; venne inoltre ‘‘eliminato’’ anche l’Index Librorum Prohibitorum eretto nel 1559 e ‘‘delegittimato’’ notevolmente il Sant’Uffizio.

Speciale. San Pio X, le preghiere della Chiesa cattolica ed il giuramento antimodernista

 

Recitiamo insieme il Giuramento antimodernista fedeli a Cristo Re, domandando la intercessione di san Pio X: «Io N.... fermamente accetto e credo in tutte ed in ciascuna delle verità definite, affermate e dichiarate dal Magistero infallibile della Chiesa, soprattutto quei principi dottrinali che contraddicono direttamente gli errori del tempo presente. Primo: credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e può anche essere dimostrato con i lumi della ragione naturale nelle opere da Lui compiute (cf. Rm. 1,20), cioè nelle creature visibili, come causa dai suoi effetti. Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della Rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell’origine soprannaturale della religione cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo. Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso vero e storico mentre viveva fra noi, e che è stata edificata su Pietro, capo della gerarchia ecclesiastica, e sui suoi successori attraverso i secoli. Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa a noi dagli Apostoli tramite i padri ortodossi [da non confondere con i sedicenti ‘‘Ortodossi’’ orientali, i quali sono generalmente i tirapiedi delle Autorità civili locali, scismatici e di dottrina notoriamente eretica, ndR], sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, e respingo del tutto la fantasiosa eresia dell’evoluzione dei dogmi da un significato all’altro, diverso da quello che prima la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore che pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo alla Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una ipotesi filosofica o una creazione della coscienza che si è andata lentamente formando mediante sforzi umani e continua a perfezionarsi con un progresso indefinito. Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso che emerge dall’oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione della volontà moralmente educata, ma un vero assenso dell’intelletto a una verità ricevuta dal di fuori con la predicazione, per il quale, fiduciosi nella Sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto quello che il Dio personale, Creatore e Signore nostro, ha detto, attestato e rivelato. Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni dell’enciclica Pascendi e del decreto Lamentabili, particolarmente circa la cosiddetta storia dei dogmi. Riprovo altresì l’errore di chi sostiene che la fede proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della religione cristiana. Disapprovo pure e respingo l’opinione di chi pensa che l’uomo cristiano più istruito si riveste della doppia personalità del credente e dello storico, come se allo storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla fede del credente o fissare delle premesse dalle quali si conclude che i dogmi sono falsi o dubbi, purché non siano positivamente negati. Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della Chiesa, l’analogia della fede e le norme della Sede apostolica, ricorre al metodo dei razionalisti e con non minore disinvoltura che audacia applica la critica testuale come regola unica e suprema. Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che l’insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne tratta per iscritto deve inizialmente prescindere da ogni idea preconcetta sia sull’origine soprannaturale della tradizione cattolica sia dell’aiuto promesso da Dio per la perenne salvaguardia delle singole verità rivelate, e poi interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa autonomia critica ammessa per l’esame di qualsiasi altro documento profano. Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c’è niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli uomini con il proprio impegno, l’abilità e l’ingegno prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli Apostoli. Mantengo pertanto e fino all’ultimo respiro manterrò la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e sempre sarà nella successione dell’Episcopato agli Apostoli (Sant’Ireneo, Adversus haereses, 4, 26, 2: PG 7, 1053), non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli Apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa (Tertulliano, De praescriptione haereticorum, 28: PL 2, 40). Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente, integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai discostarmene né nell’insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio». La ‘‘religione’’ che oggi è professata dalla gran parte dei cosiddetti cattolici, molti dei quali sembrerebbero davvero ingannati, è il ‘‘neomodernismo’’ o meglio il ‘‘vaticanosecondismo’’, ovvero la «cloaca di ogni eresia» (cf. Pascendi). Papa Pio XII il 12 agosto 1950 condannerà, per mezzo della Humani Generis, con circa 15 anni di anticipo ed entrando nei particolari più minuziosi, quella che poi sarà la religione del vaticanosecondo, il suo spirito e sentimento.

a cura di CdP