Sotto Papa Sisto III si attesta la «Formula d’unione» tra san Cirillo d’Alessandria ed i vescovi delle chiese d’Antiochia, nella primavera del 433. Questa Formula fu proposta dal Vescovo Giovanni d’Antiochia per accomodare alcune contese cristologiche perduranti dopo il concilio di Efeso. Il Papa si congratulò con ambedue per l’unione. Leggiamo subito enunciato il principio di convergenza dei Padri: «Esporremo brevemente ciò che pensiamo e affermiamo della Vergine madre di Dio e dell’Incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio non per aggiungere qualche cosa ma per confermarvi la dottrina che fin dall’inizio abbiamo appresa dalle Sacre Scritture e dai santi Padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta dai Padri a Nicea. Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla conoscenza della fede ed a respingere ogni eresia. E parliamo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra debolezza ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell’uomo». In seguito viene esposta la dottrina da tenere: «Confessiamo dunque il signore nostro Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, perfetto Dio e perfetto uomo, [composto] di anima razionale e di corpo, generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l’umanità, consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l’umanità. Avvenne infatti l’unione delle due nature e perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. Secondo questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo la Vergine santa Madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento il tempio assunto da essa.

Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni ad un’unica persona, altre le hanno distinte come riferite alle due nature: quelle degne di Dio alla divinità del Cristo, quelle più umili alla sua umanità» (in «Denzinger», numeri 271, 272 e 273). Andiamo avanti ...

 37grandesursumcorda