Bisogna quindi che il maestro di questa scienza eccella pure in questo aspetto e cioè che possegga egregiamente la teologia e sia versato nei commentari dei santi Padri, dei dottori e degli interpreti insigni. Questo inculca del resto san Girolamo e pure vivamente sant’Agostino che, giustamente rammaricandosi, diceva: «Se qualsiasi disciplina, per quanto da poco e facile, richiede, per essere compresa, un dottore o un maestro, che vi è di più temerario e di orgoglioso quanto il ricusare l’aiuto degli interpreti nello studio dei libri dei divini misteri!». Questo ritennero e confermarono con l’esempio gli altri Padri i quali «ricercavano l’intelligenza delle sacre Scritture non basandosi sulla propria presunzione, ma sugli scritti e sull’autorità di quei grandi, dei quali constasse che avevano ricevuto e accettato le norme di interpretazione indicate dalla successione apostolica». Somma è invero l’autorità dei santi Padri, per mezzo dei quali «la Chiesa, dopo gli Apostoli, ebbe incremento, come da piantatori, irrigatori, edificatori, pastori ed educatori», ogni volta che all’umanità interpretano con uguale senso una qualche testimonianza biblica, riguardante la dottrina della fede o dei costumi. Dal loro unanime consenso, infatti, appare chiaramente che così sia stato tramandato dagli Apostoli secondo la fede cattolica. Il pensiero dei Padri è pure da tenersi in gran conto quando essi esercitino il loro ufficio di dottore quasi in forma privata, poiché non è solo la scienza delle cose rivelate e la cognizione di molte notizie utili alla conoscenza dei libri apostolici che li rende fidati, ma certamente Dio stesso aiutò con più valido soccorso della sua luce questi uomini insigni per santità di vita e per la diligente ricerca della verità. Sappia quindi l’interprete che è suo dovere il seguire riverentemente i loro passi e l’usufruire delle loro fatiche con intelligente scelta.

Non pensi però che gli venga per questo preclusa la via per cui, intervenendo una giusta causa, egli potrà anche procedere oltre nella ricerca e nel l’interpretazione, purché si mantenga religiosamente ossequioso al precetto sapientemente dato da sant’Agostino, e cioè di non allontanarsi per nulla dal senso letterale e ovvio, se non vi sia una qualche ragione che non permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di lasciarlo: prescrizione questa a cui fa d’uopo attenersi con tanta più fermezza quanto maggiore, in così grande smania di novità e libertà di opinioni, sovrasta il pericolo di sviarsi. Si guardi parimenti lo studioso dal trascurare quei passi che furono volti dagli stessi Padri a un senso allegorico o simile, soprattutto quando partono dal senso letterale e sono sostenuti dall’autorità di molti. Tale modo di interpretare, infatti, la Chiesa lo ricevette dagli Apostoli, e lo approvò essa stessa, come appare dalla liturgia, col proprio esempio; non che i Padri si studiassero per mezzo di esso di dimostrare per sé i dogmi dì fede, ma perché conoscevano per esperienza quanto valesse ad alimentare la virtù e la pietà. Minore è certamente l’autorità degli altri interpreti cattolici; tuttavia, poiché gli studi biblici hanno sempre goduto nella Chiesa di un continuo progresso, è doveroso rendere il debito onore parimenti ai loro commenti, dai quali assai opportunamente si possono prendere molti argomenti per confutare sentenze contrarie e per risolvere punti difficili. Ma è davvero cosa troppo sconveniente che taluni, quasi ignorando o disprezzando opere lasciateci in buon numero dai nostri, preferiscano libri eterodossi e vadano a cercare da essi, con presente pericolo per la sana dottrina e non di rado con detrimento della fede, spiegazioni di passi nel quali i cattolici, già da tempo, vi spesero con buoni frutti ingegno e fatiche. Sebbene, infatti, l’interprete cattolico possa talvolta giovarsi degli studi degli eterodossi, usandoli, con la debita prudenza, ricordi, tuttavia, che anche secondo numerosi documenti degli antichi non si può affatto trovare, fuori della Chiesa, il senso incorrotto delle sacre Lettere, e che neppure può essere tramandato da coloro che, privi come sono della vera fede, non possono della Scrittura raggiungere il midollo, ma soltanto è dato loro di roderne la corteccia. Prosegue ...

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