Istruzione Prima: la parola d’ordine. Voglio tenervi, o giovani, un corso completo di istruzione religiosa. Lo fa il signor Arciprete in chiesa nei pomeriggi delle domeniche, è vero, ma là non può dire a tutti quello che io posso dire qui a voi soli; là egli deve applicare il Catechismo a tutte le classi di persone, qui invece io lo applicherò a voi, e vi dirò certe cosette che forse in chiesa non avete mai sentito. Ma per far questo ci vorranno degli anni! Si, e noi ce li impiegheremo  però voi dovete promettere che non salterete festa alcuna, che non mancherete per alcun motivo. Accettate la proposta? Ne sono sicuro! Ed allora eccovi la parola d’ordine: tutti all’Oratorio! Perché? Perché è qui dove imparate a vivere ed imparate a salvarvi. L’Oratorio è per voi Scuola e Chiesa. L’Oratorio è scuola. Noi siamo al mondo per salvarci, ossia per andare in Paradiso per sempre: l’avete imparato all’esame della prima Comunione e tante volte lo avete sentito ripetere in chiesa. Ma per ottenere questo nostro ultimo fine, bisogna conoscere bene le verità della fede ed osservare i Comandamenti di Dio e della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, quindi bisogna conoscere ed amare Dio, bisogna ubbidire e rispettare genitori e superiori, bisogna non bestemmiare, non rubare, non parlare male, bisogna santificare la festa, bisogna amare il nostro prossimo. E dove s’impara tutto questo? All’Oratorio. è questa la scuola dove s’insegna a leggere i Comandamenti, a scrivere nella mente le verità eterne, a far di conto con Dio e con la propria coscienza. Qui la parola del vostro Direttore si conforma allo sviluppo delle vostre menti, ed insinuandosi nell’animo vostro, lo fa rifiorire di opere buone, come la pioggia che penetra bene addentro nel suolo e fa rinverdire i prati e li ricopre di fiori. Non ci sia alcuno tra voi che non intenda l’importanza di questa scuola, non ci sia alcuno che dica: che cosa importa mai l’Oratorio? Non so che vantaggi apporti! No, o giovani, non dite così, perché se tante famiglie godono ora la pace e la prosperità, vi rispondono che di ciò devono ringraziare l’Oratorio che ha formato quei buoni padri di famiglia, e tanti genitori vi dicono che se i loro figli sono buoni, rispettosi, ubbidienti, lo devono all’Oratorio. Il Venerabile Don Bosco, l’amico dei giovani, la cui Istituzione conta 732 Case sparse in tutto il mondo, in cui si dà pane, letto, vesti, lavoro ed istruzione a più di 650.000 giovani poveri (anno 1922, NdR), questo grande apostolo della gioventù soleva dire: «chi vuole rigenerare una città od un paese, non ha altro mezzo più potente, bisogna che cominci con l’aprire un Oratorio festivo». Inoltre l’Oratorio è la vostra Chiesa. L’Oratorio è Chiesa. è qui bello e spazioso il vostro Oratorio che vi aspetta ogni domenica  per abbracciarvi di cuore, come il più tenero tra gli amici. Qui, o giovani, innalzeremo insieme le nostre preghiere al Signore, qui uniti in uno stesso palpito di affetto, in uno stesso slancio di fede, ringrazieremo Iddio del bene concessoci nella trascorsa settimana, e lo pregheremo che ci sostenga e si degni di benedirci nell’avvenire. E questa preghiera di giovani cuori che aspirano al bene, di giovani che vogliono conoscere la virtù per praticarla, oh, è certo benedetta da Dio! Nostro Signore Gesù Cristo, il Maestro divino, disse un giorno: «dove saranno due o tre uniti in nome mio, io sarò tra loro» (S. Matteo XVIII, 20); e tra noi che ci uniremo non in due o tre, ma in tanti e tanti, tra noi che uniremo ogni domenica i nostri cuori in un solo affetto di fratelli cristiani, non sarà forse tra noi Gesù buono? Sì, vi sarà, tanto più che Egli si compiace di stare con i giovani, Egli ama la gioventù, Egli in modo speciale l’aiuta. è poi consolante, dopo una settimana di lavoro, riunirci qui nel giorno del Signore, e qui sentirci ripetere i nostri doveri di cristiani, i nostri obblighi che abbiamo con Dio e col prossimo. Certo che il diavolo tenta tutte le vie per allontanarci da questo mezzo di salute, per trascinarci nel suo baratro di dannazione. Egli attizza più che può le passioni del giovane; approfitta di questa nostra natura corrotta ed inclinata al male, e ci spinge al peccato con compagni perversi, con divertimenti illeciti, con pensieri e immaginazioni turpi. Lo sa bene il diavolo che queste armi traditrici il giovane (impara a smascherarle e combatterle) in Oratorio e perciò fa di tutto per allontanarlo. Alle volte ci mette in testa che per noi l’Oratorio non è tanto necessario, che non vi è bisogno di andarci, che basta ascoltare la santa Messa e così via. Oppure ci fa incontrare qualche compagno che, se volete, è anche ascritto all’Oratorio, ma pensa poco a frequentarlo: e così ci attira di qua, ci attira di là, ed intanto passa il tempo dell’Oratorio. No, o giovani, per carità, non badate al demonio: riconoscete in tutte queste tentazioni la sua zampa infernale, e, vincendo qualunque ostacolo, recatevi immancabilmente (...) al vostro Oratorio! Esempio: Dall’Oratorio al Camposanto. Ed ora un (fattaccio): è avvenuto nella città di Praga, capitale della Boemia. è domenica, ed un giovanotto, al segno della campana, esce di casa per recarsi al suo Oratorio. Quella domenica è la festa della Madonna ed il nostro giovane desidera confessarsi e comunicarsi ad onore della Vergine Santissima. Sta già per giungere all’Oratorio, quando s’imbatte in quattro vecchi compagni di scuola, che da tanto tempo non vedeva. Lo salutano con spensieratezza e gli offrono dei dolci che stavano sbocconcellando. Il nostro giovine, dopo i saluti convenevoli, tenta di allontanarsi, ma è inutile, deve accettare l’offerta. Rompe così il digiuno e non può fare più la Santa Comunione; almeno, pensa, mi confesserò ad onore di Maria. Macché! Ha incominciato a cedere, ad esser debole e seguita nella china. Vien condotto in un caffè ed invitato a bere un bicchierino; intanto il tempo passa e l’Oratorio se ne va. Almeno, dice a se stesso, ascolterò la Messa ultima, e tenta di svincolarsi da quei compagni. Ma qui incominciano le beffe, le derisioni, ed egli cede da vile e rimane. Da un’osteria si passa all’altra, finché viene mezzogiorno. I liquori, il vino e le chiacchiere hanno riscaldato quelle teste, per motivi futili insultano un passante, vengono alle mani, ed un pugnale viene piantato nel cuore d’uno di quei giovani. Un grido ed un rantolo, tutti fuggono lasciando per terra il colpito. Suona mezzogiorno ed il cadavere del giovane di Praga viene portato da alcuni pietosi fra le braccia della madre, che sviene dal dolore. Era uscito al mattino per portarsi all’Oratorio. 

Il Credo e il Decalogo all’Oratorio. Introduzione Generale. Da Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. SS n° 1, p. 1 - 2