Il male è l’oggetto d’un problema che ha sempre tormentato filosofi e teologi. Il primo che abbia tentato una soluzione integrale dell’annosa questione del male è Sant’Agostino, che fu costretto a studiarla dalla lotta contro il Manicheismo, che accanto al Principio del bene poneva il Principio del male, secondo la concezione mazdeistica dei Persiani. Sant’Agostino confutò questo stravagante dualismo servendosi del concetto neoplatonico (cfr. Plotino) del male come non-ente, cioè come privazione di essere e quindi di bene. Nello stesso senso parla diffusamente lo Pseudo-Dionigi (De divinis nominibus, c. IV). Da queste fonti attinse San Tommaso sviluppando a più riprese l’importante dottrina del male in rapporto alla creazione, alla Provvidenza e Scienza divina, ed alla mozione di Dio nelle creature.

I capisaldi della dottrina tomistica sono questi: 1) Il male metafisicamente è una parziale privazione di bene e però è piuttosto un non-ente; per esempio la cecità = assenza, mancanza del bene della vista nell’uomo, che dovrebbe averla. 2) Là dov’è pienezza di essere, atto puro (Dio), non è possibile il male: esso invece si mescola col bene dove c’è potenza e quindi defettibilità. Dal punto di vista dell’essere, il male ha la sua radice nella limitazione e nella molteplicità degli enti creati. In linea di operazione il male s’inserisce tra la potenza e l’atto, in quanto l’una può non raggiungere l’altro; per esempio il seme che non si sviluppa. 3) Il male, in quanto non-ente, non può causare ( = realizzare = dar l’essere), né può essere causato se non per accidens dal bene stesso. Così Dio creando il mondo ( = bene) è causa indiretta anche del male che si subbietta nel bene creato, che è necessariamente limitato, molteplice. 4) Il male non è nell’intenzione né nell’idea di Dio, che lo conosce per mezzo del bene, di cui è privazione. Il male, tanto fisico quanto morale ( = peccato) è tutto da parte delle creature, deficienti nell’agire, perché limitate nell’essere. 5) Il male non ripugna alla Provvidenza perché Dio provvede ordinatamente più al bene universale, che esige spesso il sacrificio del bene particolare. D’altronde Egli che non vuole ma permette il male, sa trarre dal male il bene. Per esempio la colpa originale, che ha accentuato il male fisico e morale nel mondo, fu permessa da Dio, che però vi ha innestato l’opera grandiosa della Redenzione.

Dal «Dizionario di teologia dommatica», Pietro Parente, Antonio Piolanti, Salvatore Garofalo, Editrice Studium, Roma, imprimatur 6 giugno 1952.

 Dizionario di teologia dommatica.