Significava in origine opinione. Presso i classici equivaleva a criterio, norma, legge; in questo senso si trova nel Nuovo Testamento (Lc., 2, 1; Atti Ap., 16, 4). I primi Padri l’usano ad indicare un principio di dottrina piuttosto morale. Dal IV sec. (Cirillo Gerosol. e Gregorio Niss.) comincia a prevalere il senso di domma come verità di fede. Gli Scolastici preferivano i termini articolo o sentenza. Dal sec. XVII in poi si separa dalla dottrina morale la dottrina teorica della fede con la denominazione di Teologia dommatica che è rimasta fino ad oggi. Il domma (oggi dogma, ndr.) in senso materiale è una verità contenuta nelle fonti della divina Rivelazione; in senso formale è una verità rivelata da Dio e come tale proposta dal Magistero della Chiesa ai fedeli, con l’obbligo di credervi. Così inteso il domma è verità divina e però immutabile (Concilio Vat. DB, 1800). I Modernisti, equiparando il domma a un’espressione simbolica del sentimento religioso in perenne sviluppo (v. Simbolismo) o a una norma pratica della coscienza religiosa (v. Prammatismo), hanno ammesso una evoluzione intrinseca del domma, che deve rispondere alle indefinite fasi di quel sentimento e di quella coscienza. Questi errori sono stati condannati da Pio X (Enciclica «Pascendi» e Decreto «Lamentabili»: DB, 2026 e 2079, ss.) e da Pio XII (Enciclica «Humani generis»). Secondo la dottrina cattolica il domma non può subire mutamenti intrinseci e sostanziali; un’evoluzione c’è da parte dei fedeli nella conoscenza e nell’espressione del domma (evoluzione estrinseca o soggettiva). Questo legittimo progresso apparisce dalla storia delle formule dommatiche definite dalla Chiesa, mano mano che si è penetrato e chiarito il senso delle verità contenute nelle fonti della divina Rivelazione.

[Limite invalicabile per il Cattolico: «La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione (Vinc. Lir. Common., n. 28)... Se qualcuno dirà che può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno - nel continuo progresso della scienza - attribuire un senso diverso da quello che ha inteso e intende dare la Chiesa: sia anatema (Concilio Vaticano, Dei Filius), ndr.].

Dal «Dizionario di teologia dommatica», Pietro Parente, Antonio Piolanti, Salvatore Garofalo, Editrice Studium, Roma, imprimatur 6 giugno 1952.

 Dizionario di teologia dommatica.