Il Papa è il Vicario di Cristo. Cristo è presente nella Sua Chiesa, è il Capo di essa, ma è invisibile. Egli, quindi, ha voluto scegliere Pietro ed i suoi successori, che facessero quaggiù le Sue veci. A Pietro soltanto Egli ha detto: «Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Ed io darò a te le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che avrai legato sopra la terra, sarà legato nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto nei cieli». La Chiesa è l’edificio, Pietro ne è il fondamento ed è colui che ne ha le chiavi, ossia è il capo supremo. Egli ha il primato sopra gli altri Apostoli, - e sopra, quindi, tutti i Vescovi del mondo, i quali sono i successori degli Apostoli, - come appare anche dalle altre parole di Cristo: «Simone, Simone, ecco Satana ha richiesto di vagliarvi, come si vaglia il grano. Ma io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede; e tu, quando un giorno sarai convertito, conferma i tuoi fratelli». Dopo la conversione, indefettibile è la fede di Pietro, che riceve l’ufficio di confermare gli altri nella fede e con ciò stesso l’ufficio di Superiore, di Maestro, di Capo. Se, poi, si rammenta che Cristo, poco prima dell’ascensione, disse a Pietro: «Pasci i miei agnelli (ossia i miei fedeli tutti, ndR); pasci le mie pecorelle (ossia gli Apostoli ed i loro successori, ndR)», non si può dubitare che lo abbia costituito Pastore supremo di tutto l’ovile, ossia di tutta la Chiesa, di tutti i credenti, nessuno escluso. Ed anche riguardo all’infallibilità del Papa, Gesù Cristo non poteva essere più esplicito. L’infallibilità - che l’ignoranza religiosa talvolta confonde persino con l’impeccabilità del Pontefice - consiste in ciò: che quando il Papa parla ex cathedra - ossia come Pastore di tutta la Chiesa universale - di cose di fede o di morale, dichiarando di definire la verità contenuta nella Scrittura e nella Tradizione, non può errare [«Per questo i Padri del Concilio Vaticano nulla hanno decretato di nuovo, ma solo ebbero presente l’istituzione divina, l’antica e costante dottrina della Chiesa e la stessa natura della fede, quando decretarono: “Per fede divina e cattolica si deve credere tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o tramandata, e viene proposto dalla Chiesa o con solenne definizione o con ordinario e universale magistero come verità da Dio rivelata” (Sess. III, cap. 3)», Papa Leone XIII, Satis Cognitum, ndR]. Orbene, ragiona egregiamente Monsignor Bonomelli: secondo l’insegnamento stesso di Gesù, «la Chiesa è fondata su Pietro, ossia sul Pontefice, in modo che la salvezza di lei dipende dalla saldezza del Pontefice; se il Pontefice potesse farsi maestro di errore, non pietra di fondamento, ma pietra di inciampo e di rovina, (ciò non) si potrebbe dire. Inoltre: Gesù Cristo dice che le potenze d’inferno non prevarranno giammai contro la Chiesa. E perché? Perché la Chiesa è fondata sopra Pietro, sopra il Pontefice; dunque la continua vittoria della Chiesa dipende dalla vittoria del Pontefice: ora se il Pontefice potesse insegnare l’errore, lungi dal dare alla Chiesa la vittoria, la condurrebbe alla sconfitta». Ancora. «Gesù Cristo dà al Pontefice le chiavi della Chiesa e dichiara ch’Egli ratificherà in cielo ciò che il Pontefice avrà giudicato sulla terra; non appone condizioni di sorta; la promessa è assoluta e amplissima; ma certamente Gesù Cristo non può ratificare che la sola verità; dunque l’insegnamento, la sentenza del Pontefice deve essere scevra d’errore, come scevra di errore è la sanzione di Gesù Cristo. - Non basta: Gesù Cristo dichiara d’aver pregato, affinché la fede di Pietro, e per conseguenza del Papa, non venga meno giammai; ora la preghiera di Gesù non doveva cadere invano, e le parole di lui mostrano che ottenne ciò che aveva domandato; dunque la fede del Papa può essere, deve essere posta alla prova, ma non può venir meno. - Ed è sì certo che la fede del Papa non può venir meno, che Gesù Cristo gli comanda di confermare in essa i fratelli, ossia i Vescovi, affinché confermati da lui possano sostenere la lotta contro Satana. Dunque la saldezza dei Vescovi nella fede deriva dalla fede del Pontefice: ora se il Pontefice potesse errare nella fede, come e in che cosa potrebbe confermare i Vescovi, la Chiesa universale? Sarebbe stata cosa ridicola in Gesù Cristo imporre a Pietro di confermare la Chiesa nella fede, s’egli stesso, Pietro, aveva bisogno d’essere confermato; cosa più ridicola ancora obbligare tutta la Chiesa a lasciarsi confermare nella fede da quel Pietro, che, potendo errare, la poteva confermare nell’errore. - Oltre di che, Gesù Cristo conferisce al Pontefice l’ufficio di pascere e reggere tutta la Chiesa, tutti gli agnelli e le agnelle del suo ovile, e quindi obbliga tutta la Chiesa, agnelli ed agnelle, a ricevere la sua parola e le sue leggi. Ora poniamo che il Pontefice possa condurre in errore l’ovile di Gesù Cristo; che ne avverrebbe? Ne avverrebbe che tutta la Chiesa sarebbe posta nell’alternativa assurda, o di disubbidire al Pontefice, contro la volontà espressa di Gesù Cristo; ovvero di seguire il Pontefice, anche nell’errore. Ciò è impossibile a concepirsi: dunque bisogna concedere che il (legittimo, ndR) Pontefice sia infallibile, perché sia ragionevole da una parte il diritto del Pontefice d’imporre la cosa da credere, e dall’altra ragionevole l’assenso dei fedeli». In breve: il Papa è il rappresentante di Gesù Cristo, e, in quanto tale, ha il primato su tutti e l’infallibilità. Egli è «il dolce Cristo in terra», come lo definiva santa Caterina da Siena. Nel Pontefice bianco è presente Gesù che parla, come nell’Eucaristia è presente Gesù che tace, - secondo la bella espressione di san Francesco di Sales. L’amore, l’ossequio, l’obbedienza, la devozione filiale, l’entusiasmo verso il Papa è per noi credenti una stessa cosa con l’amore, l’ossequio, l’obbedienza verso Gesù Cristo. Alcuni anni or sono, P. Mathéo Crawley veniva ammesso alla presenza del Santo Padre e ne riceveva parole di benedizione, di conforto, di augurio nel suo giubileo sacerdotale; ed egli ringraziò il Pontefice, dicendogli che gli era tanto grato per la sua bontà, perché il sorriso del Papa era per lui eguale ad un sorriso di Gesù. - Così debbono parlare, pensare ed agire i veri cristiani.

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