Per avvalorare con l’autorità del Papa la sua dottrina della grazia,  contro gli oppositori riuniti nel sinodo di Valenza, l’Arcivescovo Cesario di Arles richiese alcuni «pochi capitoli» al Pontefice. Il Sinodo provinciale d’Orange ebbe inizio il 3 luglio 529. Regnante era Papa Felice III. Tale Sinodo fu confermato da Papa Bonifacio II (cf. «Denzinger», numeri 398-400). Leggiamo subito enunciato il principio di convergenza dei Padri: «[…] Ci è pervenuta (la notizia), che ci sono alcuni che circa la grazia e il libero arbitrio per semplicità vogliono giudicare con minore cautela e non secondo la regola della fede cattolica. Per cui ci è sembrato giusto e ragionevole, seguendo l’ammonizione e l’autorità della Sede apostolica, di dover proporre, affinché da tutti siano osservati, pochi capitoli trasmessici dall’apostolica Sede, che per opera degli antichi Padri sono stati raccolti dai libri delle sante Scritture, per il motivo soprattutto di ammaestrare coloro che giudicano diversamente di come è doveroso, e di dover sottoscriverli con le nostre mani [...]» (in «Denzinger», numero 370). In seguito viene confermato ancora il medesimo principio, infine viene esposta la dottrina da tenere, con questa conclusione: «E così secondo le sentenze sopra scritte delle sante Scritture o le definizioni degli antichi Padri, con il favore di Dio dobbiamo predicare e credere, che mediante il peccato del primo uomo il libero arbitrio fu così piegato ed indebolito, che nessuno in seguito può o amare Dio nel giusto modo, o credere in Dio o operare per Dio ciò che è buono, se la grazia della misericordia divina non l’ha prevenuto. Perciò crediamo che al giusto Abele ed a Noè e ad Abramo e ad Isacco e a Giacobbe ed a tutta la schiera degli antichi santi quella splendida fede che nella loro lode mette in evidenza l’apostolo Paolo (Eb. 11), sia stata concessa per grazia di Dio, non per un bene della natura che prima era stato donato in Adamo.

Sappiamo e insieme crediamo che questa grazia anche dopo la venuta del Signore non è nel potere del libero arbitrio di tutti coloro che desiderano essere battezzati, ma è conferita dalla generosità di Cristo, secondo quanto è già stato spesso detto e l’apostolo Paolo annunzia: “A voi è stato donato riguardo a Cristo, non solo che crediate in lui, ma anche che soffriate per lui” (Fil. 1, 29); ed ancora: “Dio che ha iniziato in voi l’opera buona, (la) porterà a compimento fino al giorno del Signore nostro” (Fil. 1, 6); ed ancora: “Per la grazia siete stati salvati mediante la fede, e ciò non viene da voi: è infatti dono di Dio” (Ef. 2, 8); e quanto l’apostolo dice di se stesso: “Ho conseguito la misericordia di essere fedele” (I Cor. 7, 25; I Tm. 1, 13); non disse: “poiché ero”, ma: “di essere”. Ed inoltre: “Che cosa hai che tu non abbia ricevuto?” (I Cor. 4, 7). E ancora: “Ogni buona donazione e ogni dono perfetto è dall’alto, discendendo dal Padre dei lumi” (Gc. 1, 17). Ed ancora: “Nessuno ha qualcosa, se non gli è stato dato dall’alto” (Gv. 3, 27). Innumerevoli sono le testimonianze delle sante Scritture, che possono essere riportate per provare l’operare della grazia, ma per amore della brevità sono state tralasciate, giacché senz’altro a colui che non sono sufficienti le poche, non gioveranno altre in più. Secondo la fede cattolica crediamo anche, che dopo aver ricevuto la grazia mediante il battesimo tutti i battezzati con l’aiuto e la cooperazione di Cristo possono e debbono adempiere quanto è attinente alla salvezza dell’anima, se vorranno adoperarsi secondo la fede. Che invece alcuni siano stati predestinati al male dalla divina potestà, non solo non (lo) crediamo, ma, se ci sono taluni che vogliono credere a tanto male, esprimiamo loro anche con piena esecrazione l’anatema. Professiamo e crediamo per la salvezza anche che in ogni opera buona non siamo noi ad iniziare e che dopo veniamo aiutati dalla misericordia di Dio, ma che egli, senza che preceda alcun merito buono, ci ispira innanzitutto la fede e l’amore a lui, affinché ricerchiamo da una parte con fede i sacramenti del battesimo, dall’altra, dopo il battesimo, con il suo aiuto, possiamo compiere ciò che a lui piace. Per cui molto evidentemente si deve credere che la fede tanto ammirevole sia del ladrone, che il Signore richiamò alla patria del paradiso (Lc. 23, 43), sia del centurione Cornelio, a cui fu mandato un angelo del Signore (At. 10, 3), sia di Zaccheo, che meritò di accogliere lo stesso Signore (Lc. 19, 6), non venne dalla natura, ma fu donata dalla generosità della grazia divina» (in «Denzinger», numeri 396-397). Andiamo avanti ...

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