LA MEDITAZIONE 3. Meditazione per la Domenica: DEL FINE DELL’UOMOI. Considera, anima mia, come questo essere che tu hai, te l’ha dato Dio creandoti a Sua imma­gine senza tuo merito; ti ha adottato per figlio col santo battesimo; ti ha amato più che da padre, e ti ha creato perché Lo amassi e servissi in questa vita, per poi goderLo in Paradiso. Sicché non sei nato, né devi vivere per godere, per farti ricco e potente, per mangiare, bere e dormire, come i bruti, ma solo per amare il tuo Dio e salvarti in eterno. E le cose create te le ha date il Signore in uso, perché t’aiutassero a conseguire il tuo gran fine. O me infelice, che a tutt’altro ho pensato fuorché al mio fine! Padre mio, per amor di Gesù, fate che io cominci una buona vita tutta santa e tutta conforme al Vostro divin volere.

II. Considera come in punto di morte sentirai grandi rimorsi, se non hai atteso a servir Dio. Che pena quando alla fine dei tuoi giorni vedrai, che di tutte le ricchezze, grandezze, glorie e pia­ceri, non ti resta altro in quell’ora che un pugno di mosche. Stupirai come per vanità e cose da niente hai perduta la grazia di Dio e l’anima tua, senza poter rifare il mal fatto, né aver più tempo di mettersi nel buon cammino! Oh disperazione! Oh tormento! Vedrai allora quanto vale il tempo, ma tardi; lo vorresti comprare col sangue, ma non si potrà. Oh giorno amaro per chi non ha amato Dio.

III. Considera quanto si trascura questo gran fine! Si pensa ad accumulare ricchezze, si pensa a mangiare, a festeggiare, a darsi bel tempo. E Dio non si serve, ed a salvare l’anima non si attende, e il fine eterno si tiene per una bagatella! E così la maggior parte dei cristiani banchettando, cantando e suonando sé ne va all’inferno! Oh se essi sapessero che cosa vuol dire inferno!

O uomo, stenti tanto per dannarti e nulla vuoi fare per salvarti? Moriva un segretario di Francesco I re d’Inghilterra, e moriva dicendo: Misero me! ho consumato tanta carta per scrive­re le lettere del mio principe, e non ho speso un foglio per ricordarmi dei miei peccati e fare una buona confessione. Filippo II re di Spagna, dice­va morendo: Oh fossi stato a servire Dio in un deserto e non fossi mai stato re! Ma a che servo­no allora questi sospiri e questi lamenti? Servono per maggior disperazione. Impara tu a spese d’altri a vivere sollecito della tua salute se non vuoi cadere nella medesima disperazione. E sappi, che quanto fai, dici e pensi fuor del gusto di Dio, tutto è perduto. Suvvia, è tempo già di mutar vita. Che vuoi aspettare il punto della morte a disingannarti? Alle porte dell’eternità, sulle fauci dell’inferno, quando non c’è più tempo di emendare l’errore? Dio mio, perdonate­mi, io Vi amo sopra ogni cosa. Mi pento d’avervi offeso sopra ogni male. Maria, speranza mia, pre­gate Gesù per me.

Frutto. -I. Mi ricorderò spesso di Dio, dei Suoi immensi benefici e Lo ringrazierò con tutto il cuore.

II. Regolerò ed impiegherò meglio il tempo dirigendo ogni mia azione alla Divina Gloria.