LA MEDITAZIONE 6. Meditazione per il Mercoledì. DELLA MORTEI. Considera come deve finire questa vita. È uscita già la sentenza, devi morire. La morte è certa, ma non si sa quando ci viene. Che ci vuole a morire? Una gocciola che cade sul cuore, una vena che ti si rompa nel petto, una soffocazione di catarro, un torrente impetuoso di sangue, un animaletto velenoso che ti morda, una febbre, una puntura, una piaga, una inondazione, un ter­remoto, un fulmine, un lampo basta a levarti la vita. La morte verrà ad assalirti quando meno ci pensi. Quanti la sera si sono posti a dormire e la mattina si son trovati morti. Non può forse ciò succedere anche a te? Tutti quelli che sono morti di morte improvvisa non pensavano di morire così: sono morti! E se si trovavano in peccato, ora dove stanno? E ivi staranno per tutta l’eternità. Ma sia come si voglia, è certo che deve venire un tempo nel quale per te si farà notte e non gior­no, o vedrai il giorno, e non vedrai la notte. «Verrò come ladro alla sordina e di nascosto», dice Gesù Cristo. Ti avvisa per tempo il tuo buon Signore, perché ama la tua salvezza. Corrispondi a Dio, approfitta dell’avviso, preparati a ben morire prima che venga la morte. È tempo di prepararsi per trovarsi in quel momento prepa­rato. È certo che devi morire, deve finire la scena di questo mondo per te, e non sai quando. Chi sa se fra un anno, fra un mese, se domani sarai vivo? Gesù mio, perdonatemi.

II. Considera come nell’ora della morte ti troverai steso in un letto, assistito dal sacerdote che ti conforterà l’anima, coi parenti accanto che ti piangeranno, col crocifisso a capo, colla cande­la ai piedi, già vicino a passare all’eternità. Ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, il petto aggravato, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore tra­fitto. Lascerai ogni cosa e povero e nudo sarai gettato a marcire in una fossa. Qui i vermi e i sorci ti roderanno tutte le carni, e di te non resteranno che quattro ossa spolpate, ed un po’ di polvere fetente, e niente più. Apri una fossa e vedi a che è ridotto quel riccone, quell’avaro, quella donna vana. Così finisce la vita. Nell’ora della morte ti vedrai circondato da demoni, che ti metteranno innanzi tutti i peccati commessi da quando eri fanciullo. Ora il demonio per indurti a peccare, copre e scusa la colpa, dice che non è gran male quella vanità, quel piacere, quella confidenza, quel rancore; che non v’è mal fine in quella conversazione, ma in morte sco­prirà la gravità del tuo peccato, e al lume di quell’eternità, alla quale starai per passare, conoscerai che male fu aver offeso un Dio infini­to. Presto, rimedia a tempo, ora che puoi, perché allora non sarà più tempo. Dio mio, datemi luce.

III. Considera come la morte è un momento dal quale dipende l’eternità. Giace l’uomo già vicino a morire, e per conseguenza vicino ad una delle due eternità, e questa sorte sta attaccata a quest’ultima chiusa di bocca, dopo la quale in un punto si trova l’anima: o salva o dannata per sempre. Oh punto! Oh chiusa di bocca! Oh mo­mento dal quale dipende un’eternità. Un’eter­nità o di gloria o di pene. Un’eternità o sempre felice o sempre infelice, o di contenti o di affan­ni. Un’eternità o di paradiso o d’inferno. Vale a dire, se in quel momento ti salvi non avrai più guai, sarai sempre contento e beato; ma se ti perdi e ti danni, sarai sempre afflitto e dispera­to, finché Dio sarà Dio. In morte conoscerai che vuol dire paradiso, inferno, peccato mortale, Dio offeso, legge di Dio disprezzata, peccati taciuti in confessione, roba non restituita. Misero me, dirà il moribondo, tra pochi minuti devo comparire innanzi a Dio. E chi sa qual sentenza mi toc­cherà. Dove andrò? in paradiso o all'infeno? A godere fra gli angeli o ad ardere coi dannati? Sarò figlio di Dio, o schiavo del demonio? Fra poco, ohimè, lo saprò e dove alloggerò la prima volta, vi resterò in eterno. Ah! fra poche ore, fra pochi momenti che ne sarà di me? Se non risarci­sco quello scandalo? Se non restituisco quella roba, quella fama, se non perdono di cuore al nemico, se non mi confesso bene? Allora deteste­rai mille volte quel giorno che peccasti, quel delitto, quella vendetta che ti prendesti, ma troppo tardi e senza frutto, perché lo farai per puro timore del castigo, senza amore di Dio. Ah! Signore, ecco che da questo momento io mi con­verto a Voi: no, non voglio aspettare la morte; da ora io Vi amo, Vi abbraccio, e voglio morire abbracciato con Voi. Madre mia Maria, fatemi morire sotto il manto vostro, aiutatemi in questo momento.

Frutto. - I. Concepirò disprezzo delle vanità del mondo, e del mio corpo, origine di tanti miei peccati.

II. Ad ogni tentazione di offendere Dio, dirò subito: Pensa che devi morire.