LA MEDITAZIONE 4. Meditazione per il Lunedì: DELL’IMPORTANZA DEL FINEI. Considera, o uomo, quanto importa conse­guire il tuo gran fine; Importa tutto, perché, se lo conseguirai e ti salvi, sarai sempre beato e godrai in anima e corpo ogni bene. Ma se lo sgar­ri, perderai anima e corpo, Paradiso e Dio, sarai eternamente misero, sarai per sempre dannato! Dunque questo è l’affare più importante di tutti, il solo necessario: servire Dio e salvare l’anima. Perciò non dire più, cristiano mio, ora voglio sod­disfarmi, poi mi darò a Dio, e spero salvarmi. Questa speranza falsa, oh quanti ne ha mandati all’inferno, i quali pure dicevano così, ed ora sono dannati, e non vi è più rimedio per essi!

Qual dannato voleva proprio dannarsi? Ma Dio maledice chi pecca per la speranza del perdono: Maledictus homo qui peccat in spe. Tu dici: voglio far questo, e poi me ne confesserò: e chi sa, se avrai tempo? Chi ti assicura che non morrai subi­to dopo il peccato? Frattanto perdi la grazia di Dio, e se non la trovi più? Dio fa misericordia a chi Lo teme, non a chi Lo disprezza: Et misericor­dia ejus timentibus eum (Lc. 1,50). Né dire più: tanto mi confesso di due peccati quanto di tre; no, perché Dio due peccati ti perdonerà e non tre. Dio sopporta, ma non sopporta sempre: In plenitudine peccatorum puniat (2 Mach. 6,14). Quando è piena la misura, Dio non perdona più, e castiga colla morte e coll’abbandonare il pec­catore, sicché di peccato in peccato se ne andrà all'inferno, castigo peggiore della morte. Attento, o fratello, a questo che ora leggi: Finiscila, datti a Dio. Temi che questo sia l’ulti­mo avviso, che Dio ti manda. Basta quanto Egli t'ha sopportato. Trema che un altro peccato mor­tale che farai, Dio non te lo perdonerà più. Vedi che si tratta dell’anima, si tratta dell’eternità. Questo gran pensiero dell’eternità quanti ne ha mandati a vivere nei chiostri, nei deserti e nelle grotte! Povero me, che per tanti peccati fatti mi trovo il cuore afflitto, l’anima aggravata, l’infer­no meritato, Dio perduto. Ah, Dio mio e Padre mio, perdonatemi e legatemi all’amor Vostro.

II. Considera come questo affare eterno è il più trascurato. A tutto si pensa, fuorché a salvarsi. Per tutto v’è tempo, fuorché per il Signore. Si dica ad un mondano che frequenti i Sacramenti, che fac­cia mezz’ora di adorazione al giorno, risponde: Ho figli, ho nipoti, ho possessione, ho da fare. Oh Dio, e non hai l’anima? Impegna pure le ricchezze, chiama i figli, i nipoti, che ti diano aiuto in tempo di morte, e ti cavino dall'inferno, se vai dannato! Non ti lusingare di poter accordare Dio e mondo, paradiso e peccati. Il salvarti non è affare da trat­tarsi alla larga: bisogna faticare; devi farti forza, se vuoi guadagnarti la corona immortale. Quanti cri­stiani si lusingavano che più tardi avrebbero servi­to Dio e si sarebbero salvati, ed ora stanno all’in­ferno! Che pazzia pensar sempre a quello che fini­sce così presto, e pensar tanto poco a quello che non ha mai da finire! Ah cristiano, pensa ai casi tuoi! Pensa che fra poco sloggerai da questa terra, e andrai alla casa dell’eternità! Povero te, se ti danni! Vedi che non vi potrai rimediare più.

III. Considera, cristiano, e di’: Ho un’anima sola; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Ho un’a­nima sola, se io con danno di quest’anima mi guadagno un mondo, che mi serve? Se divento un grande uomo e perdo l’anima, che mi giova? Se accumulo ricchezze, se avanzo la casa, se fac­cio diventar grandi i figli e perdo l'anima, che mi giova? Che giovarono le grandezze, i piaceri, le vanità, a tanti che vissero nel mondo, ed ora sono polvere in una fossa e confinati giù all’inferno? Dunque se l’anima è mia, se quest’ultima è sola, e se la perdo una volta, l’ho perduta per sempre, devo ben pensare a salvarmi. Questo è un punto che troppo importa. Si tratta di essere o sempre felice o sempre infelice. 0 mio Dio, confesso, e mi confondo, che finora sono vissuto da cieco, sono andato così lontano da Voi, non ho mai pen­sato a salvare quest’anima mia. Salvatemi, o Padre, per amor di Gesù Cristo. Mi contento di perdere ogni cosa, purché non perda Voi, o mio Dio. Maria, speranza mia, salvatemi Voi colla vostra intercessione.

Frutto. -I. Accomoderò bene e subito i debiti dell’anima mia con una buona confessione.

II. Mi applicherò con più impegno e fervore agli esercizi di pietà.