A qual classe essi appartengono dei nemici della Chiesa? Comprendono in sé la malizia di tutt’insieme, dell’Ebreo, dell’Eretico, del Turco, dell’idolatra; e la superano ancora di lunga mano. Quindi è per un verso la protezione, ch’essi spiegano per tutti questi infedeli nemici della nostra santissima religione; e per l’altro il rifiuto di abbracciare né l’ebraismo né l’eresia, né l’alcorano né il paganesimo. Ciascuna religione, per quanto infame, ha sempre qualche elemento, ancorché tenue, di bene, che non permette di fare qualunque sorta di male, né in qualunque modo più pessimo. Volendo pertanto costoro far ogni male, e ad ogni modo e senza verun impedimento, amano ogni setta d’infedeli per il male che ciascuna contiene; a niuna si stringono per quell’avanzo di bene, che pur ciascuna conserva. Sono pertanto la feccia del mondo, ed il complesso di ogni ribalderia.

Sarebbero mai anche scomunicati? Senza dubbio, perché ordinariamente sono membri di società segrete, qualunque ne sia il nome, che cambiano continuamente, affine di eludere la vigilanza dei magistrati, e di sorprendere la semplicità degl’incauti. Ora queste società segrete sono replicatamente proscritte e fulminate di scomunica per le costituzioni apostoliche dei Sommi Pontefici: Clemente XII, Benedetto XIV, Pio VII, Leone XII e Pio VIII.

Ma come si prova, che generalmente appartengono a società segrete? Si fa manifesto per via di fatto, e per via d’argomento. Per via di fatto, attesoché nei processi tenuti già tante volte contro questi infami cospiratori, si è trovato costantemente, appartenere essi a società tenebrose costituite ora in una, or in altre città di Europa, ed aver operato di concerto, secondo gli ordini e l’indirizzo dei capi. Per via poi d’argomento essendo ordinariamente impossibile, che un vasto piano di rivoluzione si eseguisca in diverse parti a giusta misura, e a ben intesa corrispondenza dell’una parte coll’altra, sì che niuna impedisca, ma tutte si aiutino reciprocamente, se non vi sia qualche unione segreta, che muova e diriga tanta varietà di strumenti e di braccia in luoghi diversi.

Vi ha in essi altra ragion di scomunica? Tutte le volle, che mettono le mani, come avviene quasi sempre, sui beni ecclesiastici, come sono quelli dei parroci e dei religiosi o altri, si caricano di nuova scomunica fulminata dal Concilio di Trento, e riservata al Sommo Pontefice (Sess. 22., Decr. de reform., c. 11). E poiché il dominio temporale della Santa Sede è compreso eminentemente nei beni di Chiesa; ivi la sola usurpazione del governo, senz’altra giunta, porta inevitabilmente la pena della scomunica.

Questioni XV - XVIII. Dal Catechismo cattolico sulle rivoluzioni, S. Sordi, De Agostini, Torino, 1854. SS n° 5, p. 5