L’occasione Ci porta ad ammonire specialmente i padri di famiglia affinché sappiano governare la loro casa con questi precetti ed educare bene i figli. La famiglia è il germe della società civile, e le sorti della società si formano in gran parte fra le pareti domestiche. Pertanto, coloro che vogliono strappare la società dal cristianesimo, partono dalle radici e si affrettano a corrompere la famiglia. Da questa decisione e da questo crimine non li trattiene il pensiero di non poterlo fare senza recare una gravissima ingiuria ai genitori: infatti i genitori hanno dalla natura il diritto di educare coloro che hanno procreato, con il conseguente dovere che la loro educazione corrisponda alla grazia di avere avuto dei figli in dono da Dio. È dunque necessario che i genitori, reagendo, si sforzino di respingere in questo campo ogni intromissione ingiuriosa e rivendichino il diritto di educare come conviene i figli nel costume cristiano, specialmente tenendoli lontani da quelle scuole nelle quali corrono il pericolo di assorbire il veleno dell’empietà. Quando si tratta di formare rettamente la gioventù, nessun’opera e fatica sono tanto rilevanti che non se ne possano compiere delle maggiori. In questo sono veramente degni di ogni ammirazione quei cattolici di varie nazioni, che per l’educazione dei loro figli hanno organizzato scuole con grandi spese e maggiore costanza. Bisogna che questi salutari esempi siano imitati dovunque i tempi lo esigono: ma si convinca ognuno che prima di tutto nell’anima dei fanciulli molto può l’educazione domestica. Se l’adolescenza avrà trovato in casa una retta regola di vita, come una palestra di cristiane virtù, la salvezza della società sarà in gran parte assicurata. Ci sembra avere trattato delle cose principali che i cattolici oggi devono seguire oppure evitare. Il resto, Venerabili Fratelli, tocca a voi: che la Nostra voce si diffonda in ogni parte e che tutti comprendano quanto è importante mettere in pratica le cose delle quali abbiamo trattato in questa lettera. L’osservanza di questi doveri non può essere né molesta né grave, perché il giogo di Gesù Cristo è lieve e il suo carico leggero. Se qualche cosa sembrerà difficile da eseguire, con la vostra autorità e con il vostro esempio farete sì che ognuno, con la maggior forza d’animo, vi si applichi e dimostri coraggio contro ogni difficoltà. Spiegate a tutti che sono in pericolo, come spesso abbiamo ammonito, i beni più grandi e più desiderabili, per la difesa dei quali ogni fatica deve essere considerata sopportabile; a tale sforzo è unita una grandissima ricompensa, quanta ne produce una vita cristianamente vissuta. Altrimenti, rifiutarsi di combattere per Cristo significa combattere contro di Lui. Egli stesso proclama (Lc. 9,26) che rinnegherà davanti al Padre suo che è nei cieli chiunque avrà ricusato di confessarlo davanti agli uomini sulla terra. Per quanto riguarda Noi e tutti voi, certamente, finché siamo in vita faremo sì che non vengano mai meno in questo combattimento la Nostra autorità, il Nostro consiglio e la Nostra opera. E non c’è dubbio che sia al gregge, sia ai pastori, non mancherà il particolare aiuto di Dio, finché il nemico non sarà vinto. Sostenuti da tale fiducia, auspice dei celesti favori, con tutto il cuore impartiamo nel Signore a voi, Venerabili Fratelli, al Clero e a tutto il popolo al quale singolarmente presiedete, come pegno della Nostra benevolenza l’Apostolica Benedizione.

[Dato a Roma, presso San Pietro, il 10 gennaio 1890, anno dodicesimo del Nostro Pontificato, SS. Leone XIII]. Leggi tutto il documento ...

Leone XIII, «Sapientiae christianae»