Si dirà a suo luogo quel che si deve, o no, domandare nelle singole richieste; qui basterà ammonire i fedeli in generale a chiedere a Dio ciò che è giusto e onesto, perché non siano respinti, qualora domandino qualcosa di inopportuno, col noto rimprovero: «Non sapete quel che chiedete» (Mt. XX, 22). Si può chiedere tutto quello che si può rettamente desiderare, come attestano le ricchissime promesse del Signore: «Chiedete quanto vorrete, e vi sarà concesso» (Jn. XV,7). Dio infatti promette di concedere tutto. Perciò dovremo conformare la nostra prima aspirazione e il nostro primo desiderio a questa norma: che il sommo ardore ed il sommo desiderio nostro si avvicinino a Dio, sommo Bene. Quindi dobbiamo desiderare ciò che più ci unisce a Dio; quanto, al contrario, ci allontana da Lui o ci apporta motivo di separazione, deve esulare da ogni nostro desiderio ed aspirazione. Da qui è facile vedere in che modo, ed in rapporto a quel Bene sommo e perfetto, si debbano desiderare e chiedere a Dio Padre tutti gli altri beni. Dal momento che questi cosiddetti beni esterni del corpo, come la salute, la forza, la bellezza, la ricchezza, le dignità, la gloria, danno spesso incentivo e materia al peccato (e per questo accade che spesso non si chiedano piamente e religiosamente), la loro richiesta deve essere ristretta in questi confini: che cioè i comodi della vita vengano chiesti solo in quanto necessari; e questa maniera di pregare arriva a Dio.

• È lecito infatti chiedere con preghiere quel che chiesero Giacobbe e Salomone. Ecco la preghiera del primo: «Se il Signore mi darà il pane per cibarmi e l’abito per coprirmi, sarà per me come unico Dio» (Gn. XVIII,20). E Salomone: «Dammi soltanto quel che è necessario alla mia vita» (Pr. XXX,8). Quando poi la benignità di Dio sopperisce al nostro vitto e mantenimento, è utile ricordarci dell’esortazione dell’Apostolo: «Quelli che comprano siano come se non possedessero, e quelli che si servono di questo mondo siano come se non se ne servissero; passa infatti la vana figura di questo mondo» (ICor. VII,30). A detta del Salmista: «Se vi abbondano ricchezze, non vi attaccate il cuore» (Ps 59,11). Delle quali ricchezze solo il frutto e l’uso siano nostri in modo che il godimento sia in comune con gli altri, come ci insegna Dio stesso.

• Se stiamo bene in salute, se abbondiamo degli altri beni esterni e corporali, ricordiamo che ci sono stati dati affinché siamo più pronti nel servire a Dio, e sovveniamo largamente al prossimo nelle sue necessità. I beni e le doti dell’ingegno, alla quale categoria appartengono anche le arti e le scienze, li possiamo chiedere, ma soltanto a condizione che ci giovino a maggior gloria di Dio e per la nostra salvezza eterna. Si deve invece desiderare, cercare e chiedere, in generale e senza limitazione, o condizione, la gloria divina e quanto ci permetta di congiungerci col Bene sommo, come la fede, il timore e l’amore di Dio. Di questo soggetto parleremo più a lungo nello spiegare le richieste da farsi nella preghiera.

Catechismo tridentino. Bisogna chiedere il bene sommo e quanto ad esso conduce