• Il principio di autorità. Se noi guardiamo ora i comandamenti di Dio singolarmente, si può ben dire che ognuno di essi è divenuto un grido di allarme: ognuno addita gravi pericoli morali. I tempi passati hanno veduto anch’essi seri disordini: chi potrebbe negarlo? Ma alcune colonne, che sostenevano l’ordine etico, innanzi tutto la fede in Dio, l’autorità dei genitori e dei pubblici poteri, rimanevano pur sempre salde e intatte. Oggi voi vedete tutto l’edificio della morale minato, insidiato e sconvolto. Un segno caratteristico di tale decadenza è che col venir meno della fede in Dio, e con la simultanea esagerazione ed abuso che non di rado si fa della potestà pubblica, non solo le forme concrete, ma anche il principio stesso di autorità divengono «pietre di scandalo» e incontrano rifiuto. Crediamo tuttavia che a risanare e migliorare tale stato di cose due rimedi particolarmente gioverebbero. In primo luogo, si restituisca l’autorità dei genitori in tutti i suoi diritti, anche colà ove essi fossero stati ristretti o assorbiti, per esempio nel campo della scuola e dell’educazione. Poi tutti coloro che hanno una pubblica autorità, tutte le classi dirigenti fino ai datori di lavoro e agli educatori della gioventù, precedano essi stessi con l’esempio di una vita timorata [di Dio] ed esercitino il potere morale inerente al loro ufficio conforme alle leggi della giustizia e dell’amore [ossia le Leggi di Dio]. A tale modello di probità il mondo rimarrebbe ammirato, vedendo quali prodigi di pubblica tranquillità e fiducia potrebbero scaturirne.

• Il rispetto del diritto e della vita umana. Nel terreno della reciproca lealtà e veracità regna e si espande un’aria viziata, entro la quale le persone di buona fede si sentono mozzare il respiro. Chi avrebbe aspettato che dopo tutta l’altera civiltà e la superiore cultura, che furono vanto delle età precedenti, il rispetto verso il diritto avrebbe incontrato pericoli e cimenti e violazioni, quali soltanto i periodi più oscuri della storia conobbero? Ma anche in tale materia la chiave di ogni soluzione è data dalla fede in un Dio personale [la Santissima Trinità], che è fonte di giustizia e ha riservato a sé il diritto sulla vita e sulla morte. Non altro che questa fede varrà a conferire la forza morale di osservare i dovuti limiti di fronte a tutte le insidie e le tentazioni di varcarli; tenendo presente allo sguardo che, eccettuati i casi della legittima difesa privata, della guerra giusta e guerreggiata con giusti metodi, e della pena di morte inflitta dall’autorità pubblica per ben determinati e provati gravissimi delitti, la vita umana è intangibile. Ma troppo lungo sarebbe, se volessimo trattare con voi di ogni Comandamento in particolare. Ci restringeremo pertanto ad alcune indicazioni che Ci sembrano nel momento presente tra le più importanti per la cura spirituale dei fedeli. Sui comandamenti chiamati «della prima tavola»‚ che riguardano Dio [Cf. Catech. ad parochos, p. III, 4 praecept. n. 3.], stimiamo opportune due osservazioni. Prosegue ... 

[Dal Discorso di Sua Santità Pio XII ai parroci ed ai quaresimalisti di Roma, martedì 23 febbraio 1944; cf. Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V, Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 185-207. Tipografia Poliglotta Vaticana. Documento ricco di infallibili sentenze ed attualissimo].