La devozione al Papa è una parte essenziale della pietà cristiana. Né questo è un soggetto estraneo alla vita spirituale, come se il Papato non avesse relazione che col governo della Chiesa e non fosse altro che una istituzione riguardante la sua vita esteriore, un ministero divinamente appropriato al governo ecclesiastico. Essa è invece una dottrina insieme ed una devozione; è una parte integrante del disegno di Nostro Signore. Senza dubbio, grandi vantaggi deriveranno, per il bene della religione, dalla chiara visione di questa verità, la «devozione al Papa è una parte essenziale della pietà cristiana» (cf. P. Faber, «Il Papa nel pensiero degli scrittori»).
Ogni secolo ha le proprie devozioni in rapporto coi proprii bisogni o coi propri pericoli. I dogmi sono immutabili, ma le devozioni variano, non già nelle loro basi che sono eterne come i dogmi, ma nella loro intensità e nella loro popolarità che dipendono dalle circostanze. I dolorosi avvenimenti di cui sono stati testimoni i secoli diciottesimo e diciannovesimo: la morte di Pio VI a Valenza, la prigionia di Pio VII a Fontainebleau, l’esilio di Pio IX a Gaeta, l’invasione degli Stati romani, la presa di Roma, l’internamento di Pio IX e suoi successori nel Vaticano, tutti questi fatti hanno ferito nel cuore la pietà cattolica. Essa si risvegliò sotto tali colpi, e prese le proporzioni del congruo entusiasmo. Il racconto delle sue manifestazioni formerà uno dei più attraenti episodi della storia cattolica nel secolo diciannovesimo.
Ma indipendentemente da queste cose passeggere sulle quali non ci arresteremo, come sono possenti e durevoli i motivi che ci devono stringere al Papa! Quali sentimenti di fede, di venerazione ci inspira il suo titolo di Vicario di Gesù Cristo! Quale generosità, quale fedeltà inviolabile esigono la sua dignità di Capo della Chiesa! Quali tristezze religiose abbiamo dovuto sperimentare alla vista di questa Roma creata da Dio per il Papa, fellonescamente violata dalla Rivoluzione! Ma quale intima gioia ha inondato l’anima nostra di Cattolici e di Italiani al vedere il trionfo del Papa e al veder tolta la maledizione che pesava da sessant’anni sulla nostra cara Patria.
Eppure la contemporaneità - siamo ora nei secoli ventesimo e ventunesimo - è ben peggiore di quanto l’autore del nostro opuscolo verosimilmente avrebbe mai potuto immaginare. Il mondo ci appare quasi integralmente privo di fede, gli errori dottrinali pullulano «nelle viscere della Chiesa» (cf. S. Pio X, «Pascendi Dominici gregiss»), le miserande sette e le miasmatiche opinioni divampano, la peste dell’immoralità infiamma interi popoli e domina finanche nella legislazione degli Stati. Siamo nell’epoca della perversa laicità (cf. Pio XI, «Quas Primas»), del mostruoso egualitarismo religioso = indifferentismo o ecumenismo (cf. Pio XI, «Mortalium Animos»), della più completa ribellione a Dio (cf. Pio IX, «Quanta Cura» e «Sillabo»), del fallimento dell'umanità come giammai vi è stato prima. Suonano profetiche alle nostre orecchie le parole del venerando Pontefice Gregorio che, nella sua «Mirari Vos», così commentava la nascente fregola di liberalizzazione dell’errore: «Tolto infatti ogni freno che tenga nelle vie della verità gli uomini già diretti al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il “pozzo d’abisso” (Apoc., IX,3), dal quale San Giovanni vide salire tal fumo che il sole ne rimase oscurato, uscendone locuste innumerabili a devastare la terra. Conseguentemente si determina il cambiamento degli spiriti, la depravazione della gioventù, il disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante: in una parola, la peste della società più di ogni altra esiziale».
Cumuli di errori dottrinali, sintesi di ogni eresia, messe sacrileghe, leggi ecclesiastiche inique, riforme distruggitrici, eccitamenti all’immoralità, canonizzazioni di apostati e possibili dannati, demolizione degli Ordini religiosi, distruzione delle chiese e di ogni cosa sacra, iconoclastia, pervertimento dell’intera società: tutto questo sembra provenire, da ormai gli anni ’60 (Roncalli ---> Bergoglio), dai Pontefici, dalla Santa Sede, dalla Chiesa. Chi ricorda più i Dieci Comandamenti? Chi saprebbe oggigiorno commentarli e viverli? Chi conosce i Precetti? Chi sa come deve vivere il Cattolico? I più elementari rudimenti della dottrina cristiana sono stati cancellati, le menti resettate, i popoli indottrinati a ciò che non è più e non potrà mai essere definita Religione Cattolica. Dove sta la Grazia sacramentale, questa sconosiuta?
Chi, sano di mente, non ha consapevolezza degli immondi e diffusi mali; chi non vede la realtà evidentemente non si adopera come dovrebbe alla conoscenza della nostra Santa Religione che, in conclusione, è l’espressione prossima del Pensiero di Dio. Dio è Cattolico poiché la Dottrina cattolica è il Suo pensiero! Nostro Signore non pretende per ognuno di noi l’erudizione accademica ma vuole, e questa è Legge elementare, che conosciamo il Suo Pensiero e lo pratichiamo. In fin dei conti Nostro Signore vuole solo che Lo amiamo come Lui ci ama: «Come amò me il Padre, anch’io amai voi: rimanete nel mio amore. Qualora custodiate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gesù definisce il significato di «Amore»). Chi può custodire e praticare qualcosa che non conosce? Da qui la necessità di conoscre ciò che è utile alla nostra salvezza per amore di Dio.
Mi vengono in mente le altrettanto profetiche parole del Pontefice Leone, di immortale memoria, scolpite nella «Satis cognitum»: «Coloro che prendono della dottrina cristiana quello che a loro piace, si basano non sulla fede, ma sul proprio giudizio: e non “riconducendo tutto il proprio intelletto all’obbedienza a Cristo” (I Cor., X, 5), obbediscono più propriamente a loro stessi che a Dio. “Voi, diceva sant’Agostino, che nel Vangelo credete quello che volete, e non credete quello che non volete, credete a voi stessi piuttosto che al Vangelo”».
Viviamo l’epoca degli stucchevoli: - “secondo me …”; - “io penso che …”; - “il Papa sbaglia … io faccio bene”; - “la mia opinione è …”. Possono mai il Vicario di Cristo e la Chiesa essere cagione di tutto ciò? La risposta è no! Mai. Se fosse vero il contrario, ciò vorrebbe dire che le porte degli inferi avrebbero prevalso su Pietro e sulla Chiesa, che Gesù Cristo - nostro Signore - avrebbe mentito, che tutto il complesso del Cattolicesimo poggerebbe su di un falso, che, in conclusione, la nostra sarebbe una religione come le altre: falsa e bugiarda come il loro padre (che è Satana).
È allora chiaro che si rende necessaria la vera ed elementare erudizione - la buona stampa - per comprendere come sia possibile tutto ciò. Il Papa e la Chiesa possono insegnare il male per bene, ed il bene per male? Secondo numerosi moderni “cattolici” la risposta è Si! Fra questi spiccano in pompa magna i Lefebvriani con schiere di passionali e politicizzati adepti, i seguaci del motu proprio «Summorum Pontificum» (Burke, eccetera ...), i Ratzingeriani radicali (es. Antonio Socci), i tanti movimenti legati a Fatima (es. Nicholas Gruner), i numerosi Preti e “preti” ribelli (es. Alessandro M. Minutella); non ultimi per impatto demolitore, quella miriade di associazioni e movimenti che hanno ereditato gli errori della T.F.P. brasiliana (Plinio Corrêa de Oliveira) e dell’italiana Alleanza Cattolica (Giovanni Cantoni); quelle organizzazioni che oggi gravitano intorno a «Corrispondenza romana» (Roberto De Mattei) con le sue innumerevoli prismatiche entità, ai Movimenti per la vita, a don Curzio Nitoglia («Si, si, No, no» - Effedieffe) ed a tutti quanti si dicono - più o meno, radicalmente o moderatamente, soprattutto ad intermittenza - «cattolici resistenti al Papa ed al Concilio». Piaccia o non piaccia (cf. Gal., I, 10), questa è la nostra consapevolezza.
Con la pubblicazione e gratuita divulgazione del prezioso opuscolo «IL PAPA» intendiamo, al contraio, confermare la nostra fede e la nostra devozione nel Papato e nella Chiesa, parimenti ricordare a chi ci legge che il Papato è sì di divina istituzione, tuttavia è “abitato”, passateci la parola, da uomini. Uomini che per mille ragioni possono tramare o cospirare contro il Papato e contro la Chiesa stessa. Grandi teologi (es. san Bellarmino, sant’Antonino, il cardinal Caetano, mons. Michel Guérard des Lauriers, eccetera ...) hanno distinto nel Papato: a) l’uomo legalmente eletto Papa (o materia); b) ed il Carisma Pontificio, la Potestà di Governo e di Insegnamento (o forma). È evidente oltre ogni ragionevole dubbio che il pubblico cospiratore, pur occupando materialmente la Sede di Pietro, non è un soggetto adeguatamente idoneo a ricevere da Cristo le Chiavi del Regno dei Cieli: non può essere in alcun modo Suo Vicario, almeno fino a quando questo ostacolo o questi ostacoli persistano. Così si spiega facilmente - ragionevole soluzione di diritto e causalità - il cumulo di male che questi individui arrecano al Papato, alla Chiesa, al mondo intero.
Servitori di Satana che vanno dalla Chiesa (dal Corpo elettivo o dal Concilio generale imperfetto) dichiarati deposti al fine di ripristinare legalmente l’esercizio ordinario del Papato. Nelle more di questa perdurante ed annunciata sovversione i Cattolici non possono considerare alcuna comunione con chi Cattolico e Papa non è, non possono soggiacere in alcun modo a leggi e decreti mortiferi per le anime, atti che evidentemente sono nulli in radice e che, prima o poi, la Chiesa consegnerà all’eterna ignomina unitamente ai dannati e già anatematizzati principii che li ispirano.
Buona lettura e Santo Natale 2019. Virgo fidelis, ora pro nobis.
Carlo Di Pietro
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