Il presente studio che riporta, con aggiunte e modificazioni, gli articoli pubblicati nella Civiltà Cattolica, si propone di esaminare la definibilità dell’Assunzione corporea di Maria al cielo. L’indagine procede con criterio dogmatico; e, pur giovandosi degli studi meramente storici, li supera insieme e li domina. È ormai comune fra i teologi il parere che la ricerca, soltanto storica, non conduca e non possa condurre a risultati certi e sicuri. Lo ha di nuovo affermato il R. P. Balic, di fronte ad eccessive esigenze storicistiche. Volentieri ammettiamo che con argomenti storici non si può dimostrare che nei primi secoli della Chiesa esistesse una tradizione circa l’Assunzione corporea della B. Vergine Maria; di qua nondimeno non segue in alcuna maniera che questa verità non si contiene nel deposito della Rivelazione implicitamente ed oscuramente (ma tuttavia realmente e veramente) (Antonianum, XXIV, 1949, p. 158, nota due). Si è aggiunta in appendice la Lettera sull’Assunzione mandata dal Papa Pio XII ai Vescovi cattolici. È un documento di prima importanza, nel suo genere. Il volume si chiude con una nota bibliografica di alcune trattazioni ed opere, pubblicate dal 1944: semplice saggio degli studi che, oggi, felicemente si moltiplicano sull’Assunzione della Vergine. Tutti gli Autori — meno rarissime eccezioni — convengono che l’Assunzione si possa definire come dogma di fede. G. F.
La velocità di scaricamento delle pagine può variare in base alla connessione internet utilizzata. Per scaricare il PDF del libro cliccare qui. Per inviare una donazione a Sursum Corda cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).
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