Le pagine che leggerete sono benefiche; riposano l’anima; semplificano la vita cristiana. La preoccupazione dominante dell’autore, che ha ricevuto le confidenze di molte anime inquiete, imbarazzate nelle complicazioni dei loro metodi personali, è, se non m inganno, di dilatare queste anime, di liberarle dal servilismo verso se stesse, di facilitare, rendendola più attraente, la loro ascensione verso Dio. Egli conduce, in ognuna delle sue conferenze, a Colui che è «la Via, la Verità e la Vita» (Giov., XIV, 6). Egli mostra loro, volta a volta, la Provvidenza divina che avvolge in uno stesso disegno di predestinazione Cristo, Verbo fatto uomo, e noi. Poi, seguendo le tracce di San Tommaso d’Aquino (Summa Teolog., III, pag. 24, a. 3), nella descrizione della mediazione di Cristo, santificatore delle anime nostre, egli fa vedere in Lui, vero Dio e vero uomo, l’esemplare unico ed universale di ogni santità, la causa meritoria e soddisfattoria, che ha pagato alla giustizia divina il prezzo della nostra salvezza, secondo questa parola dell’Apostolo San Paolo: «Sublimato alla gloria, divenne per quanti gli sono ubbidienti causa di eterna salvezza, proclamato da Dio Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchidesech» (Ebr., V, 9), ed infine, l’esecutore, causa efficiente della nostra santità, poiché sempre secondo la dottrina dell’apostolo San Paolo, alla quale l’autore attinge continuamente: «Noi abbiamo la nostra origine divina in Cristo: Dio ha voluto che Egli fosse per noi sapienza e giustizia e santità e salvezza redentrice» (Cor., I, 30).

Dopo avere così esposta in tutti i suoi aspetti l’azione di Gesù, il teologo benedettino considera nelle anime la realizzazione del disegno divino: Cristo forma il suo Corpo mistico, la Chiesa, visibile ed invisibile; ma lo Spirito Santo ha formato Cristo — almeno così si esprime la teologia nel suo linguaggio di «appropriazione» — e, «Spirito di Gesù», egli porta a perfezione l’opera della nostra santificazione. Così si compie il quadro dell’opera di Cristo, concepita dall’eternità nel disegno del Padre celeste ed effettuata da Cristo mediatore e per mezzo del suo Spirito santificatore. Cristo è nel centro del disegno dell’opera di Dio: nella sua Persona egli riassume tutto: Tu solus sanctus, tu solus Dominus, Jesu Christe. Il beato Alberto Magno, maestro di San Tommaso d’Aquino, in quel succoso e memorabile opuscolo intitolato: De adhaerendo Deo, «dell’adesione dell’anima a Dio», ci invita a salire, in Cristo, dall’uomo a Dio, a passare per le ferite aperte dell’umanità sofferente e morente di Cristo per entrare nei segreti della sua divinità (cap. 2)… In questa formula c’è tutta la sostanza della spiritualità evangelica. Così dice sapientemente il reverendissimo Abate Columba: «Per certe anime la vita di Gesù Cristo è un soggetto di meditazione fra molti altri; ciò non basta. Cristo non è uno dei mezzi della vita spirituale: è tutta la nostra vita spirituale».

La seconda parte del volume è consacrata a mostrare il lavoro dell’anima che vuol ricevere abbondantemente la vita divina, di cui Cristo è la sorgente. La fede nella divinità di Gesù Cristo costituisce il primo passo verso questa vita; il battesimo, primo di tutti i sacramenti, rende colui, al quale è conferito, discepolo di Cristo. L’opera del battesimo è duplice benché simultanea: toglie il peccato, germe di morte, e dà la grazia, sorgente di vita. Per mezzo di questo sacramento di adorazione e di iniziazione, il cristiano partecipa della morte e della vita gloriosa del suo capo divino. Questi due aspetti della vita spirituale, così bene designati da San Paolo, devono informare la vita intera di ogni cristiano. L’autore mostra poi partitamente come noi «moriamo al peccato», come «viviamo per Dio». Svolge le leggi, alle quali sono sottomessi l’esercizio e l’accrescimento di questa vita per Dio, le sorgenti alle quali particolarmente si alimenta: l’Eucaristia, sacrificio e sacramento; la preghiera, sia la preghiera della Chiesa nella sua liturgia «che ci assimila a Cristo», sia l’orazione mentale, «effusione dei doni dello Spirito Santo».

L’amore di un’anima per Cristo irradia necessariamente su tutti coloro che compongono il corpo mistico di Cristo; e in primo luogo vediamo la Vergine Maria, che, per la sua maternità divina, entra nell’essenza stessa del mistero dell’Incarnazione. L’ultima conferenza dimostra come «alla pienezza del corpo mistico di Cristo» non si pervenga che nella beatitudine della vita eterna, termine finale della nostra predestinazione, consumazione della nostra adozione in Gesù Cristo.

Così terminano queste conferenze, che mettono in vivo rilievo il mistero di Gesù. Tutto vi si riferisce a Cristo, sorgente di ogni grazia, di ogni vita, di ogni santità: questo pensiero fecondo, che costituisce l’unità dell’opera, ne costituisce anche la forza. L’indice segna, con molta chiarezza, la continuità del pensiero del pio autore, le sue differenti tappe e rende superflua qualunque particolareggiata esposizione, che noi tentassimo. Così il libro del Reverendissimo Padre non si riassume: una secca analisi lo sfiorirebbe. Bisogna leggerlo e meditarlo col cuore e con la testa, nello stesso modo in cui l’autore ha pronunciato, con tutta la sua anima d’apostolo, le conferenze di cui l’opera è composta. Forse alcune anime verranno urtate dalla semplificazione della spiritualità; esse non possono conformarsi all’idea che non bisogna, per arrivare alla perfezione, «cercare mezzogiorno alle quattordici». Con tutto ciò Cristo ed il suo Vangelo hanno ragione.

E non è forse scritto nel Vangelo: «Voi non entrerete nel Regno dei cieli se non diverrete simili ai bimbi?». Ed il nostro divino Gesù non ha esclamato in un momento di santo entusiasmo: «Io attesto, o Padre mio, che tu hai nascosto questi misteri agli uomini che il mondo stima saggi e prudenti e che tu ne hai riserbata la rivelazione agli umili ed ai piccoli»? Il profumo mistico, che si respira da ogni pagina del volume, dà l’impressione che sia stato concepito e preparato nell’orazione, ai piedi dell’altare, prima di essere dato alla pubblicità.

Le anime desiderose di vita interna accoglieranno quest’opera con riconoscenza. Le comunità religiose soprattutto, alle quali queste conferenze furono predicate, si ricorderanno gli accenti comunicativi, che esse raccolsero mentre ascoltavano la dottrina solida e limpida che oggi è lasciata loro per guida, e domanderanno con noi allo Spirito Santo di accordare al libro così suggestivo, Cristo vita dell’anima, il grande successo che merita.

D. J. Card. Mercier Arcivescovo di Malines, 15 ottobre 1917

Cristo vita dell’anima. PDF di Columba Marmion O.S.B.

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