«Ma dopo che gli uomini ebbero dimenticato il loro Dio, si comportarono più alla maniera degli animali che secondo l’ordinamento divino. Accadde così che molti amavano più gli animali che i loro simili, tanto che maschi e femmine si mescolavano e avevano rapporti con animali in modo tale che l’immagine di Dio era da loro già quasi completamente deformata. L’intera specie umana si trasformò in esseri mostruosi; parecchi si conformarono al modo di vivere di animali selvaggi e ne imitarono anche le voci; e così furono visti correre qua e là, emettere urla e vivere vegetando». A proposito della sola sodomia, non della bestialità o dell’animalismo qui brevemente trattati, la beata Ildegarda, venerata (culto di “dulia”) presso Bingen, nella diocesi di Magónza (cf. Martirologio Romano, Vaticano, 1955, al 17 settembre, pag. 242), afferma nel Liber vitæ meritorum: «Questo peccato è una turpe perversione: per arte diabolica si è insinuato nell’uomo, esattamente come la morte entrò nell’uomo con la caduta di Adamo quando questi si allontanò da Dio. Dio infatti creò l’uomo destinandolo a un grande onore e ad un nome glorioso, ma il serpente lo ingannò, l’uomo accettò il suo suggerimento e così perse la facoltà di comprendere il significato del verso di ogni animale. Questo peccato è la forza del cuore del demonio; per cui persuade gli uomini a mutare una pratica naturale in un atto da bestie, e ad operare sulle loro persone delle oscenità, poiché il demonio, a causa dell’odio originario che ebbe nei confronti della fecondità della donna, ancora la perseguita affinché non porti frutto, mentre preferisce che gli uomini si contaminino con pratiche contro natura. E poiché Dio volle che il genere umano fosse procreato dalla donna, è un grave delitto che l’uomo disperda il proprio seme quando si macchia di questo peccato» (cf. Il sacramento del diavolo, Fede & Cultura, Verona, pag. 74).
Per approfondimenti studiare la Casti Connubii.
Definizione propria e cattolica del rapporto contro natura: «Come già abbiamo notato, esiste una specie distinta di lussuria là dove si riscontra uno speciale disordine, che rende ripugnante l'atto venereo. E questo può avvenire in due maniere. Primo, perché ripugna alla retta ragione: il che si riscontra in tutti i peccati di lussuria. Secondo, perché oltre ciò ripugna allo stesso ordine naturale e fisiologico dell'atto venereo proprio della specie umana: e questo si chiama peccato, o vizio contro natura. Ciò può avvenire in più modi. Primo, quando senza nessun commercio carnale si procura la polluzione per il piacere venereo: e questo è il peccato di immondezza, che alcuni chiamano mollezza (o masturbazione). - Secondo, praticando la copula con esseri di altra specie: e questo si chiama bestialità. - Terzo, accoppiandosi con sesso indebito, cioè maschi con maschi e femmine con femmine, come accenna San Paolo scrivendo ai Romani: e questo è il vizio della sodomia. - Quarto, non osservando il modo naturale della copula; o non usando i debiti organi; o adoperando nell'atto altri modi mostruosi e bestiali» (San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, II-II, q. 154, a. 11 co.).