Vi sono alcuni che si astengono dal praticare la religione per negligenza ed accidia. Non l’hanno fatto ieri, non lo faranno quest’oggi, e poiché non l’hanno fatto né ieri né oggi, non lo faranno neanche domani e così passano gli anni interi. Viene poi ad aggravare la loro difficoltà la consuetudine di quegli atti, sicché non sanno più come venirne a capo. E di questi ve ne sono un buon numero in tutte le città cattoliche. Reputarli colpevoli di leggera colpa è molto grave, è un inganno. Difatti come può essere una tenue mancanza quella che li riduce a non praticare più culto di alcuna sorta, come abbiamo di sopra indicato? Una negligenza che può provocare la rovina di una città, la perdita di una fortezza, la morte temporanea di tutto un popolo, non si può considerare una colpa non grave: ed una negligenza che toglie a Dio l’onore dovuto, che ferisce con lo scandalo tante anime, che mira, quanto è da sé, a cancellare il culto divino dalla terra, si può mai considerare un piccolo male? Ah le bilance degli uomini sono davvero fallaci! Ma queste mancanze saranno un giorno pesate sopra quelle di Dio. Ci sarà più colpa in chi più direttamente si oppone a tutte le intenzioni di Gesù Cristo. Egli fu tanto impegnato affinché praticassimo la religione, che la bandì solennemente, che ne ordinò gli atti, che ne istituì i riti, che, per mezzo della Chiesa, prescrisse il modo ed il tempo di recarli ad effetto, che minacciò di severissimo castigo chi, conoscendo la Sua volontà, non l’avesse eseguita. Come dunque, dopo che un Dio ne mostrò tanto impegno, potrà stimarsi innocente chi dal suo canto vi mostra non solo freddezza, ma totale negligenza? Prosegue negli articoli odierni del Centro Studi Vincenzo Ludovico Gotti (tag Credente non praticante) ...

da Padre Franco «Risposte alle obiezioni più popolari contro la religione», ed. IV, Capo XLV, Roma, Civiltà Cattolica, 1864, con Imprimatur, dalla pagina 429 alla pagina 438

(a cura di CdP)