Quanto poi a coloro che parteciperanno alla politica dovranno evitare due difetti, dei quali uno usurpa il falso nome di prudenza, l’altro è la temerarietà. Alcuni affermano che non conviene opporsi apertamente alla potente e imperante iniquità, perché la lotta non esasperi l’animo degli avversari. Non si sa se costoro stiano pro o contro la Chiesa, in quanto affermano di professare la dottrina cattolica ma poi vorrebbero che la Chiesa permettesse di propagare impunemente le teorie che le sono contrarie. Si lamentano dello scadimento della fede e anche della corruzione dei costumi, ma non fanno nulla per rimediarvi, anzi talvolta con l’eccessiva indulgenza o con una dannosa simulazione aggravano il male. Costoro vogliono che nessuno abbia dubbi sulla loro devozione alla Sede Apostolica, ma hanno sempre qualcosa da rimproverare al Papa. La prudenza di queste persone è di quel genere che l’Apostolo Paolo chiama «sapienza della carne e morte dell’anima», dato che non è né può essere subordinata alla legge divina. Nulla è meno utile per chi voglia diminuire questi mali. I nemici lo dichiarano apertamente, e se ne gloriano: hanno il fermo proposito di abbattere fin dalle fondamenta, se fosse possibile, l’unica vera religione, quella cattolica. Con tale obiettivo tutto osano: comprendono infatti che quanto più si indebolirà il coraggio degli altri, tanto maggiore libertà avranno per compiere le loro malefatte. Pertanto coloro che seguono la «prudenza della carne» e fingono di ignorare che ognuno deve essere un buon soldato di Cristo, coloro che vogliono conseguire il premio dovuto ai vincitori attraverso una via addolcita e senza combattere, invece di troncare la via dei malvagi arrivano a favorirla. Alcuni, mossi da intenti fallaci o, quel che è peggio, un po’ agendo e un po’ dissimulando, non si assumono le loro responsabilità. Vorrebbero che la Chiesa si reggesse secondo il loro giudizio e parere, fino ad accettare di malavoglia o con ripugnanza ciò che si fa altrimenti. Costoro contestano con vane parole e sono da rimproverare non meno degli altri. Questo significa non voler seguire la legittima potestà, ma prevenirla; è un voler trasferire ai privati l’ufficio dei magistrati, con grande sconvolgimento di quell’ordine che Dio ha stabilito nella sua Chiesa, da osservarsi in perpetuo, e che non permette sia violato impunemente da chicchessia. Agiscono veramente bene coloro che non rifiutano di scendere in campo ogni volta che è necessario, nella ferma persuasione che un’ingiusta persecuzione contro la santità del diritto e della religione avrà certamente fine. Questi si presentano come coloro che riprendono ancora l’antico valore, quando si sforzano di difendere la religione, specialmente contro quella setta audacissima, nata per far guerra al cristianesimo, che non cessa di perseguitare il Sommo Pontefice nei suoi poteri, pur conservando diligentemente la tattica dell’obbedienza e di non intraprendere nulla senza permesso. Prosegue la prossima settimana. Qui le altre parti fino ad ora caricate ...

Leone XIII, «Sapientiae christianae»