Per salvarci, o giovani, non basta credere che Dio esiste, bisogna anche conoscerlo, amarlo e servirlo. Chi è Iddio? è la domanda che faceva parecchi secoli fa Jerone, re di Siracusa, al filosofo pagano Simonide, ed il filosofo chiese 24 ore per rispondere. L’indomani tornò il sovrano per avere la risposta, ma il filosofo chiese altri due giorni. Glieli concesse il re, ma al suo ritorno il filosofo ne chiese altri quattro, e finalmente rispose: quanto più penso chi è Dio, tanto meno riesco a comprenderlo! Col solo lume di ragione quel filosofo pagano riusciva a comprendere che Iddio c’è, ma non riusciva a comprendere chi sia Iddio. Noi invece al lume della fede, che il Signore per sua grazia ci concesse, sappiamo molto di più di quel filosofo, e, seguendo la risposta del Catechismo, vedremo che Egli «è l’Essere perfettissimo. Creatore e Signore del Cielo e della terra». Spirito. Iddio è spirito: lo ha detto lo stesso N. S. Gesù Cristo alla donna Samaritana là al pozzo di Sichar: «Spiritus est Deus» (S. Giov. IV,24), quindi «Iddio, dice il Catechismo, non ha corpo come noi, ma è purissimo spirito». Ma noi piccoli esseri della terra, impastati di fango, con un’anima che non conosce se non attraverso i sensi del corpo, con un’immaginazione che non si figura se non cose materiali, noi non possiamo comprendere quaggiù che cosa sia uno spirito. Sappiamo che anche gli Angeli, anche i demoni, anche le anime nostre sono spiriti, ma non possiamo farcene un giusto concetto. Ecco perché i pittori ci raffigurano gli Angeli con le ali ed i diavoli con le corna: perché i nostri sensi materiali non ci permettono di figurarci in maniera, se non corporea, questi esseri che non hanno corpo. Così noi ci raffiguriamo Iddio al di sopra delle stelle, più risplendente del sole, più grande del mare, più leggiadro di tutte le bellezze del creato, ma come sia veramente non possiamo immaginarcelo. Essere perfettissimo. Essere vuol dire che è, perfettissimo che ha in sé «ogni perfezione senza difetto e senza limiti, ossia che Egli è potenza, sapienza e bontà infinita». Se noi in una limpida notte d’estate, assisi sulla nostra incantevole riviera, tentiamo di contare le stelle, non ci riusciamo; eppure, sebbene moltissime, anche le stelle hanno un termine di numero. Chi può enumerare le gocce d’acqua che sono nei fiumi, nei laghi, nel mare, o i granellini di sabbia che sono sulle rive e nel fondo del nostro lago? Nessuno! Eppure hanno un termine. Le perfezioni di Dio invece non hanno limite alcuno. La sapienza dell’uomo è pur vasta, ma non è da paragonare a quella degli Angeli, tanto meno poi da mettere a confronto con quella di Dio che tutto sa e conosce. La bellezza dell’universo è meravigliosa, e noi rimaniamo estasiati dinanzi a una notte stellata, ad una primavera in fiore; ma che sono mai, davanti alla bellezza di Dio che «per l’universo penetra e risplende»? (Dante, Paradiso, I,2). Noi ammiriamo la potenza dell’uomo che sa comandare a forze ingenti ed anche sconosciute, eppure non è paragonabile alla potenza di un Angelo; e come la si potrà paragonare all’onnipotenza di Dio Creatore che tutto trasse dal nulla? Fu santo San Giuseppe, fu santa sopra tutti la Madonna Santissima, sono santi gli Angeli che stanno attorno al trono di Dio; ma non sono da paragonare alla santità del Signore che trova delle macchie perfino negli Angeli. Iddio è la stessa grandezza, la stessa sapienza, la stessa bellezza, la stessa potenza, la stessa santità. Egli ha in Sé tutte le perfezioni in grado infinito, senza limite o difetto alcuno. Noi, e tutto ciò che esiste fuori di noi, siamo pur qualche cosa perché esistiamo, ma dinanzi a Dio, noi e tutte le cose create, siamo come un granello di polvere, «come una stilla di rugiada» (Sap. XI,23); lo Spirito Santo lo dice nella Sacra Scrittura. Eppure tante volte noi osiamo alzare la testa contro il Signore! Noi, ultimi esseri in ordine di creazione, osiamo ribellarci col peccato al dominio del Signore, e, peggiori di tutti gli altri esseri creati, pieni di superbia, osiamo perfino offendere Iddio! No, o giovani! Adoriamo profondamente questo Essere perfettissimo, umiliamoci dinanzi alla maestà del Signore e pensiamo che nella sua immensità è presente da per tutto, nella sua onniscienza conosce e vede tutto, nella sua onnipotenza può far di noi tutto quello che vuole e può punirci con castighi senza fine. Esempio: Vedo Iddio! Il celebre poeta francese Alfonso Lamartine, in un suo libro di apologia cristiana, ci riporta un dialogo che ebbe con un operaio della vallata di Saint Point. Si chiamava costui Claudio Dalle Capanne, e viveva solo e romito lavorando le pietre. Passava pensieroso il poeta, quando vide quel solitario, e, avvicinatolo, gli chiese da quanti anni vivesse sperduto in quella vallata. - Da quando nacqui ! rispose. - E sempre tu solo quassù? - Io non mi sono mai sentito solo. Non è solo chi ha Iddio sempre presente! - Hai ragione; ma come hai tu potuto saper questo? - Che volete, signore! Io non ho frequentato le scuole di Francia, io non ho studiato i vostri libri; ma non c’è forse un libro aperto davanti agli occhi ed all’anima anche dei più ignoranti? L’idea di Dio non s’incontra forse nel primo raggio di luce che ci rallegra al mattino? - Dunque tu vedi Iddio? - Sissignore! E non saprei dire in quanti modi... Ora lo vedo nel cielo senza confine, seminato di stelle; ora nel mare che non ha lidi e che lascia apparire isole e terre coperte di piante e di fiori; ora lo vedo sui monti altissimi che si accavallano l’un sull’altro, nei fulmini che scrosciano durante il temporale; ora lo vedo come un occhio che tutto vede, come un orecchio che tutto sente, come una mano che tutto sostiene, come un cuore immenso che pulsa in tutte le sue opere che riempiono l’universo! Così parlava il buon Claudio, mentre un’infuocata lacrima gli scendeva dagli occhi. Piangeva di tenerezza, sentendosi impotente a parlare di Dio. E terminava: Sono un ignorante, signore, già ve lo dissi: le immagini che io mi formo di Dio non sono certo adeguate, sono come il chiarore di una lucciola nell’oscurità della notte; eppure io vedo e sento Iddio! Pratica. Giovani, cerchiamo di sentire Iddio in tutto il creato, come lo sentiva questo buon cristiano! Oggi, in questa vita, non possiamo conoscerlo perfettamente, ma solo «per speculum in enigmate» (I Cor. XIII,12), come ci dice la Sacra Scrittura, cioè nell’immagine riflessa di tante bellezze che ha creato; un giorno in Cielo «lo vedremo come è» (I S. Giov. III,2) e vedendolo lo conosceremo, e conoscendolo saremo felici!

Il Credo all’oratorio. L’Essere perfettissimo. Da Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. SS n° 8, p. 1 - 2