Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. I lacci. Domenica scorsa, o giovani, vi ho parlato dell’angelo ribelle, del grappino, del demonio; ma sarebbe stato inutile parlarvi di lui se non vi facessi conoscere i lacci nei quali questo furbacchione [e disgraziato, ndR] tenta far cadere i giovani per trascinarli all’inferno. Accenniamo ai principali. D’inverno, quando cade la neve, voi andate sul limitare delle siepi, tra i filari delle viti negli orti, presso i pagliai a porre tagliole, reti, vischioni, archetti per prendere i passeri che, affamati, volano dove c’è un po’ di verde o di terra scoperta. Ed i poveri uccelletti non sanno più dove andare, poiché dappertutto c’è un tradimento: volano da una parte, e già una fucilata; vanno dall’altra, ed ecco pronta la tagliola o la rete, sicché vanno a finire allo spiedo. Quello che è la neve per gli uccelletti, è il mondo per noi. Con esso il diavolo copre lacci, pericoli, occasioni per accalappiare specialmente la gioventù incauta, e se non si sta bene attenti, se non si vive in guardia, è facile restare presi. I divertimenti. È un primo laccio il divertimento. Eppure è così bella la gioia, il sollievo, il divertimento onesto, è così caro godersi un’ora tra amici, senza offesa di Dio... ma il diavolo sa mettere a tempo la sua coda, e per mezzo d’un compagno indegno, per un bicchiere di vino oltre il necessario, o per altro, cambia spesso l’ora di onesto divertimento in un’ora di peccato. Sono anch’io della scuola di S. Filippo Neri che diceva ai giovani: divertitevi, ma non fate peccati! e ripeteva: scrupoli e melanconia lontani da casa mia! E vedete che per tenervi allegri sorsero accanto all’Oratorio i cantori, la fanfara, il teatro, abbiamo fatto qualche gita, qualche banchetto, qualche merenda, perché la gioia piace a Dio e piace ai Santi, e l’allegria santa indica sempre un’anima bella; ma il diavolo soffia sotto e chiede a voi altri divertimenti, altre allegrie, che guastano il cuore e più tardi vi faranno piangere. Goditi, dice il demonio, fin che sei giovine, che la vita è un lampo, ingolfati nel piacere, lascia i Comandamenti! E quanti giovani incauti restano presi nel laccio... Se noi fossimo in questa vita solamente per divertirci, allora andrebbe bene il suggerimento del diavolo, ma in nessun libro di Religione cristiana, in nessun testo di Dottrina ho mai visto questa peregrina trovata. Io vedo nelle prime pagine della S. Scrittura il Signore che, dopo il peccato, fulmina contro Eva i dolori della vita e dice ad Adamo: «mangerai il pane col sudore della tua fronte!» (Genesi, III, 19). Trovo poi i Profeti, N. S. Gesù Cristo, gli Apostoli, i Santi tutti che ci dicono che la vita è dolore, è sacrificio e non divertimento: non è questo, ci dicono, il luogo per godersi, questa è la vita di prova, il tempo del godimento vero, della gioia infinita, del gaudio eterno incomincia dopo questa vita! Non vale dunque il suggerimento del diavolo, che è sempre stato bugiardo: divertiti fin che sei giovane! Lo sa bene il maledetto che se noi adesso non cerchiamo altro che il divertimento, un giorno saremo tormentati per sempre. E poi che godere è mai quello misto con l’offesa a Dio? Io non l’ho mai capito! Dopo una serata da ballo con persone da trivio, dopo una chiacchierata con gente che appartiene alla famiglia dei porci, dopo ore ed ore in una tana d’osteria, dove il tanfo toglie il respiro, dopo una sbornia di vino, è impossibile trovarsi contenti, è impossibile godere del piacere provato, è impossibile non sentire in fondo all’anima qualche soffocato rimorso di coscienza. Diciamo dunque al diavolo : «va indietro, o Satana» (S. Marco, VIII, 33), che faccio senza dei tuoi consigli! Il divertimento onesto sì, la gioia dell’anima sì, ma sempre con amici buoni e virtuosi, sempre senza offesa del Signore, altrimenti no, mille volte no, se amiamo davvero l’anima nostra e vogliamo salvarla! Ed ecco così scoperto il trabocchetto del diavolo che vuol farci godere con divertimenti peccaminosi per attirarci poi all’inferno. Questo è uno dei lacci di Satana, ma è forse l’unico? No, sono innumerevoli, ed io in tutte le mie istruzioni non faccio che scoprirceli e mettervi in guardia perché possiate, con più facilità, fuggirli, essendo sempre vero il proverbio che «uomo avvisato è mezzo salvato!». Altri lacci per voi sono gli scandali, l’impurità, i discorsi osceni, il rispetto umano, la bestemmia, i cattivi compagni, ecc., ma di ciò a suo tempo. Per ora, già che si presenta l’occasione, una sola parola su quest’ultimo laccio: sui compagni cattivi. I compagni cattivi. Il Re Alessandro, il Macedone, parlava un giorno di tesori e di pietre preziose, e additando alcuni suoi amici, disse: ecco i miei tesori! E un buon amico è un vero tesoro, ma come è difficile trovare un tesoro, così è difficile trovare un vero amico, un compagno buono. Degli amici, direte voi, ne abbiamo molti, e come si fa a conoscere se sono buoni o cattivi? «Li conoscerete dai loro frutti», ci dice N. S. Gesù Cristo, e continua: «se la pianta è buona, darà frutti buoni, se la pianta è cattiva, darà frutti cattivi» (S. Matteo, VII, 16, 17). Così è degli amici: se parlano male, se commettono delle azioni cattive, c’è il cuore guasto, bisogna fuggirli, altrimenti diventeremo simili a loro. Quante volte dopo una giornata, od anche, dopo solo poche ore passate con tali compagni, ci siamo sentiti più cattivi, malcontenti, irosi ed amanti di una falsa libertà! Il cattivo amico, bisogna persuadersene, o giovani, è peggiore del demonio: il diavolo non ci dà cattivi esempi, ci mette solo delle tentazioni, il compagno corrotto invece ci trascina con parole indegne, con discorsi disonesti, con atti diabolici. Gersone, il gran cancelliere dell’Università di Parigi, racconta il fatto raccapricciante di uno scostumato che, sul letto di morte, poco prima di spirare, imprecava ai suoi perversi compagni, dicendo nel rantolo dell’agonia: guai a chi mi ha corrotto, l’aspetto all’inferno! E quante anime si trovano all’inferno per aver frequentato cattive compagnie! Quante povere madri piangono la rovina dei figli, la loro morte prematura... e nelle loro angosce l’immagine del compagno cattivo si presenta alla loro mente come l’immagine dell’assassino! Esempio: Assassini! Sentite questo fatto, successo qualche anno fa nel cimitero di Milano, e che tolgo dai giornali. Senza alcun segno di Religione si era portato alla sepoltura un giovane operaio, ucciso in un conflitto con la forza pubblica. I capi socialisti già stavano pronunciando su quella bara profanata i loro soliti discorsi, imprecando agli altri, mentre furono essi ad accendere il conflitto, quand’ecco si fa largo tra la folla una donna fuori di sé dal dolore, che dopo aver abbracciata e baciata quella cassa da morto: assassini, grida rivolta a quei signori, era buono il mio Giovanni e voi me lo avete prima rovinato e poi ucciso! Era la madre del disgraziato giovine, che, sedotto dal cattivo esempio di empi compagni, si lasciò trascinare dalle loro teorie rivoluzionarie, si lasciò riempire il cuore di odio contro tutto e contro tutti, e finì poi così tragicamente la propria esistenza. Pratica. In guardia dunque, o giovani, dai lacci che il demonio ci tende! Il mondo è tutto un reticolato, tutto una tagliola, tutto una bocca da lupo: se non stiamo più che attenti è facile cadervi dentro e rovinarci. Abbiamo un’anima sola, o giovani, e questa dobbiamo salvarla ad ogni costo!