Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. «Salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente». Gesù glorioso. Dopo la Risurrezione di N. S. Gesù Cristo, il Credo ci parla della Sua Ascensione: «salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente»; Gesù risorto però stette con noi 40 giorni prima di ascendere al Cielo, in questo tempo apparve parecchie volte agli Apostoli e discepoli suoi, come vi ho narrato domenica scorsa, per provare loro, fino all’evidenza, la verità della Sua Resurrezione, istituì i due Sacramenti più necessari: il Battesimo e la Confessione, ed elesse san Pietro capo degli Apostoli e della Chiesa. Compiuta l’opera sua, Egli doveva tornare al Padre che l’aveva mandato: lo disse già a santa Maria Maddalena nel giorno stesso della Resurrezione «ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (S. Giovanni, XX, 17). Sull’Oliveto. Per l’ultima volta Gesù risorto apparve agli Apostoli ed ai discepoli suoi, riuniti in numero di 120, li condusse a Betania, per prender seco, come dice uno studioso del Vangelo, anche Lazzaro e le due sorelle di costui, Marta e Maria Maddalena, e poi salì l’Oliveto. Era lo stesso monte ai piedi del quale il Redentore aveva tanto patito la sera della Sua Passione, e dove aveva sparso le prime gocce di Sangue, tratto dalle Sue vene dal ricordo terribile delle iniquità del mondo, che Egli era venuto a redimere. Ricordatela questa circostanza non fortuita: è il monte del dolore che diviene dopo 40 giorni il monte della gloria! Con la Vergine Santa, gli Apostoli, i discepoli e tutte le anime liberate dal limbo, Gesù Salvatore toccò la cima di quel monte. Alzò allora gli occhi e le mani al Cielo e benedì tutti i suoi cari. In ginocchio, con lo sguardo fisso su quel volto che sfolgorava di bellezza divina, tutti lo videro alzarsi da terra ed elevarsi a poco a poco verso il Cielo. Meravigliati gli Apostoli e i discepoli lo seguirono con lo sguardo su su per le regioni dell’aria, finché una candida nube lo tolse loro di vista. Durante l’ultima Cena Gesù aveva detto: «vado parare vobis locum» (S. Giovanni, XIV, 2) vado a prepararvi il posto lassù; aveva anche detto: «exivi a Patre... et vado ad Patrem» (Idem, XVI, 28) sono uscito dal Padre ed al Padre ritorno; ma gli Apostoli non lo credevano così vicino questo giorno... l’affetto verso Gesù lo faceva apparire loro lontano... Anche tolto il Salvatore ai loro sguardi, gli Apostoli ed i discepoli stavano là estasiati a mirare in alto, quando due Angeli, bianco vestiti, apparvero loro, e: o uomini di Galilea, dissero, perché state ancora a mirare il Cielo? Quel Gesù che ascese al Cielo, verrà un giorno così come l’avete visto salire: E levatisi di là gli Apostoli mesti e pensierosi scesero il monte, e si tapparono nel Cenacolo ad aspettare la venuta dello Spirito Santo, che Gesù aveva loro promesso. Alla destra di Dio Padre. Intanto il Redentore faceva il suo ingresso trionfale nel Cielo, e come dice l’articolo del Credo: sedeva alla destra di Dio Padre Onnipotente. Con queste parole non s’intende che Gesù stia seduto materialmente alla destra del Padre, che, come Spirito purissimo, non ha né destra, né sinistra; ma vuol dire che anche come Uomo, Gesù venne messo a parte della potenza e della gloria del Padre. Anche come Uomo, con la Sua passione e morte, Egli aveva meritato quel Regno di cui con l’Ascensione mandò a prendere il possesso. Il profeta Davide l’aveva già vistò in spirito parecchi secoli prima quando cantava pieno di gioia: «Togliete, o principi, le porte dei Cieli, sollevate le porte eternali, perché entra il Re della gloria... Egli è il Signore forte e potente... Egli è il Re della gloria» (Salmo XXIII, 7, 8). E con Lui vuole che siamo un giorno anche noi: il nostro posto è là preparato, ma noi dobbiamo meritarcelo, la nostra casa è il Cielo, dove giunti staremo per sempre, se non saremo tanto minchioni da perdere tutto quel bene per godere quaggiù qualche momentaneo piacere che macchia l’anima e ci toglie l’amicizia di Dio. Ma Gesù aveva detto ancora agli Apostoli: «io debbo andare, perché se io non vado, non verrà a voi il Paracleto; ma se andrò, lo manderò a voi» (S. Giovanni, XVI, 7). Era lo Spirito Santo che doveva discendere sopra la Chiesa nascente per comunicare a quei primi cristiani i Suoi doni, per fortificarli contro tutte le persecuzioni, per infiammarli di carità e spingerli alla conversione del mondo. Il segno dei piedi. Sul luogo beato dal quale Gesù salì al Cielo, volle lasciare a sua memoria le orme dei suoi piedi divini. Una di queste orme venne portata via dai turchi; l’altra si trova ancora sul monte Oliveto e si conserva religiosamente nella Basilica dell’Ascensione. I pellegrini che si recano in Terra Santa, entrando nella Chiesa dell’Ascensione, si prostrano dinanzi a quel caro segno e lo baciano con tenerezza ed affetto. Esempio: Santo Stefano. Avete inteso altre volte, o giovani, che i persecutori, aizzati dal demonio, come avevano ucciso N. S. Gesù Cristo, così tentarono di soffocare la Chiesa ancora nei suoi primi anni, perseguitando i suoi seguaci, imprigionandoli e facendoli morire nei più barbari modi. Non ci riuscirono perché la Chiesa è sorretta da Dio che la vuole àncora di salvezza fino alla fine del mondo, e più ne uccidevano e più i cristiani crescevano, perché il sangue dei martiri, scriveva allora un grande uomo, è seme di nuovi cristiani. Il primo martire, ossia il primo che morì per la fede, fu il diacono Santo Stefano, il quale, dice la S. Scrittura, «era pieno di grazia e di fortezza e faceva prodigi e gran miracoli tra le genti». Di questi prodigi che attiravano le moltitudini a Cristo e convertivano migliaia di anime, non volevano saperne i giudei, i quali, pieni di odio, fecero imprigionare il santo diacono e lo trassero davanti ai tribunali. Ma anche qui egli difendeva la sua fede e con parole di alta sapienza confondeva quei disgraziati che volevano chiudere gli occhi davanti alla verità, e terminava il suo magnifico discorso con parole di fuoco contro quei poveri accecati dalla propria malizia. «Uomini di dura cervice ed incirconcisi di cuore e di orecchie, diceva loro, voi volete sempre resistere allo Spirito Santo, come hanno fatto i padri vostri». Poi, attratto da una visione celeste, con lo sguardo rivolto al Cielo «ecco, disse, io vedo i cieli aperti ed il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». I giudei furibondi, non potendo farlo condannare, lo trascinarono fuori e lo uccisero a sassate, mentre il Santo raccomandava a Dio l’anima sua e pregava per i suoi carnefici (Gli Atti degli Apostoli, VI - VII). Pratica. L’Ascensione di N. S. Gesù Cristo, o giovani, ci parla apertamente del nostro destino finale: anche noi un giorno saliremo in Cielo con Lui: son chiare le parole del Redentore: «vado parare vobis locum», vado a prepararvi il posto. Oh, quanta gioia infonde nell’anima nostra questo pensiero sublime: lassù abbiamo un posto preparato! È il Regno eterno che sta preparato per i buoni, è la gioia senza fine, è il Paradiso di ogni godimento! Che sono mai, o giovani, tutti i patimenti della vita a confronto di questa gioia eterna che ci sta apparecchiata nei Cieli? Lo vedremo meglio nella spiegazione del XII articolo, quando parleremo della «vita eterna».