Oppositore del Cristo e del Suo regno. In tutta la letteratura canonica e apocrifica, il termine ricorre soltanto nelle lettere di San Giovanni. Nel suo discorso sulla fine di Gerusalemme, Gesù ammonisce i discepoli di stare attenti agli inganni, con cui pseudo­-cristi e pseudo-profeti, cercheranno di attrarli: 1) durante il lungo periodo di persecuzione e di tribolazione che precederà l’inizio dei dolori (Mt., 24, 5-11; Mc., 13, 6; Lc., 22, 8); durante la grande tormenta (l’assedio) che precederà immediatamente la fine (Mt., 24, 23 ss.; Mc., 13, 21 ss.).

• Manifestazioni distinte della cui realizzazione parla lo storico Giuseppe (Bell., II, 13-, 4-5 prima della rivolta e dello assedio): «Uomini ingannatori e impostori, che sotto apparenza di ispirazione operavano innovazioni, inducevano la folla ad atti di fanatismo...». E (VI, 5, 2-3 durante l’assedio): «Molti erano allora i profeti che, subornati dai tiranni riguardo al popolo, andavano intimando d’aspettare il soccorso da parte di Dio... Il misero popolo fu allora illuso... da quei che parlavano falsamente in nome di Dio» (trad. G. Ricciotti: La Guerra Giudaica).

• In 2Ts., 2, 3-12 la descrizione è particolareggiata. «Che nessuno v’inganni (quasi sia imminente il giorno del Signore). Bisogna prima che accada l’apostasia, che si riveli l’iniquo, il perduto (o votato alla perdizione), l’avversario, e altezzoso spregiatore di Dio e del Tempio (Dan., 11, 36 ss.), fino ad insediarsi nel Tempio di Dio e proclamarsi Dio (Ez., 28, 2) = Mt., 24, 15; Mc., 13, 14. Non ricordate che, stando tra voi, ve lo dicevo? E voi conoscete ciò che attualmente lo trattiene, sicché si manifesti a suo tempo. Ché questo mistero di perversità è già all’opera, solo che c’è chi lo trattiene, finché non sarà messo da parte. Allora il perverso si manifesterà; ma il Signore lo distruggerà col soffio della sua bocca e annienterà con lo splendore della sua venuta (Mt., 24, 29 s.; Mc., 13, 24 ss.; Lc., 22, 25 ss.; parusia Mt., 10, 23; 26, 64; Mc., 14, 61 s.; Lc., 22, 68 s.); manifestazione accompagnata, per la potenza di Satana, da ogni sorta di miracoli, segni, prodigi menzogneri (Mt., 24, 23 ss.; Mc., 13, 21 ss.), e da tutte le seduzioni del male, per quelli che si perdono, perché non hanno accolto l’amore della verità che li avrebbe salvati». Sono i Giudei (v. Tessalonicesi, lettera) che hanno rigettato l’evangelo; giusta punizione, conclude San Paolo, per questo loro rifiuto.

• San Paolo ripiglia per i Tessalonicesi, perseguitati ferocemente dai Giudei, la profezia di Gesù sulla fine di Gerusalemme, che è di castigo per il giudaismo persecutore e di consolazione per la Chiesa (Mt., 24; A. Plummer, J. B. Orchard, D. Buzy). Non c’è da sbagliarsi circa il tempo. Il tremendo castigo ha come segni precursori: 1) L’apostasia predetta da Gesù (K. Staab, p. 42) in Lc., 18, 8; Mt., 24, 12 s.; realizzatasi nella Chiesa di Palestina (Hebr., 4, 11; 6, 4 ss.; 10, 26-31; 12, 25; 2). La libera manifestazione dell’odio e della violenza da parte del Giudaismo, avversario di Cristo e del Suo regno (1Ts., 2, 15 s.), nella quale si verificherà la profanazione del Tempio col disprezzo di ogni norma divina ed umana: i termini sono quelli di Dan., 11, 36 s. per quanto riguarda la profanazione del Tempio (v. Antioco Epifane) e di Ez., 28, 2 per il sentimento di folle fiducia nell’effimero trionfo.

• La profanazione del Tempio è il segno inconfondibile dato da Gesù per la fine di Gerusalemme: «Quando vedrete la desolante abominazione (Dan., 9, 17; 12, 11), predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo...» (Mt., 24, 15; Mc., 13, 14). Gli zeloti, i loro capi, s’insediarono nel Tempio (Giuseppe, Bell., V, 1-38, 98-105, 562-66), compiendovi stragi.

• Questo mistero di odio e di perversità operava già come gli era possibile e persecuzioni violente avevano fatto le loro vittime. C’era Roma con il suo potere a tenere a rispetto l’odio frenetico della sinagoga. Dal 44 al 62 d. C., ad esempio, si ebbe una tregua di circa 20 anni, procurata senza dubbio dall’amministrazione romana che riprese il governo della Giudea (G. Lebreton - G. Zeiller, Storia della Chiesa, trad. it., I, Torino 1937, p. 209, cf. p. 242). Quest’odio ebbe la sua prima esplosione subito dopo la ribellione a Roma (66 d. C.), con la negazione del sacrificio per l’imperatore, la fuga dell’iniquo procuratore Gessio Floro e la sconfitta del legato di Siria Cestio Gallo. Il rappresentante dell’impero fu così messo da parte. Ma si era alla fine predetta da Gesù nei passi citati.

• O. Cullmann (pp. 212 ss.) riconosce che tale interpretazione (l’impero romano e il suo rappresentante) è la sola che rispetti l’uso e il passaggio del neutro (del termine) che indica la funzione impersonale dell’ostacolo, al maschile = l’agente personale di tale funzione. Essa inoltre è la più antica; è l’interpretazione dei Padri, ripresa, sia pure con ritocchi e variazioni, da molti esegeti. Vosté parla di tradizione apostolica.

• Padri però proiettavano sia Mt., 24 (almeno dal v. 21 in poi) sia II Thess., 2 alla fine del mondo; e consideravano la manifestazione dell’anticristo come il segno della seconda ed ultima venuta fisica di Gesù. Perciò la facile obiezione: l’impero romano è sparito e l’anticristo non è apparso. Obiezione che ha disorientato gli esegeti spingendoli a tentare tante nuove vie, inutilmente, fino a farli concludere che II Thess., 2 è inintelligibile. Tutto invece è chiaro se ci si attiene al testo e al contesto (v. Tessalonicesi) e ai riconosciuti e frequenti riferimenti letterali con la profezia di Gesù sulla fine di Gerusalemme (Mt., 24; cf. C. Spicq, in RScPhTh, 36 [1952] 166, nota 53).

• In I-II Io. l’apostolo ammonisce ripetutamente i fedeli di guardarsi dagli eretici, da tempo sorti nella Chiesa primitiva, i quali si ergevano contro il mistero di Gesù vero Dio e vero uomo. Questi eretici, San Giovanni chiama anticristi. «Figlioli, è l’ultima ora (l’era ultima e definitiva è quella iniziata con la venuta di Gesù, in opposizione ai periodi di tempo che l’han preceduta e preparata: Is., 2, 2; 1Cor., 10, 11; Gal., 4, 1-5; Hebr., 9, 26); udiste che l’anticristo viene; ebbene: ecco che già finora molti anticristi sono apparsi. Uscirono da noi, ma non erano dei nostri... Chi è il menzognero, se non chi nega che Gesù è il Cristo? Questi è l’anticristo; chi nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio non possiede neppure il Padre...» (1Io., 2, 18-22; ancora 4, 3). «Molti seduttori fecero irruzione nel mondo, che non confessano Gesù, come il Cristo incarnato. Questi (che ciò sostiene) è seduttore e anticristo» ( II Io., 7).

• Infine, l’Apocalisse (v.) svolge il quadro profetico della lotta fra Cristo e le potenze del male (Satana = il Dragone, con i suoi satelliti). La profezia di Gesù (Mt., 24) sostanzialmente afferma: nella lotta violenta, sanguinosa e senza quartiere che il giudaismo condurrà contro la Chiesa nascente, non questa soccomberà, ma il primo. Quello era però un episodio; l’Apocalisse con lo sguardo nell’indefinito futuro, afferma che la persecuzione accompagnerà sempre la Chiesa, che ne uscirà sempre vincitrice e purificata. Non parla pertanto né di un anticristo individuo o collettività umana determinati, né di una sua azione da localizzarsi ad un dato momento, o alla fine del mondo. Si tratta di tutte le manifestazioni del male, in tutto il corso della storia della Chiesa quaggiù.

• Appare pertanto non fondato sui testi biblici, il tema dell’anticristo escatologico, cioè di un individuo (prevalentemente gli antichi, e B. Rigaux tra i moderni) o di un insieme di persone (F. M. Allo, D. Buzy, i moderni), che deve precedere immediatamente il ritorno fisico di Gesù alla fine del mondo. L’indebita fusione dei vari accenni su esposti e riguardanti temi distinti, in un unico soggetto ha facilitato tale concezione. Chi nega Gesù e si oppone alla sua Chiesa, questi è l’anticristo; si tratti di individui o di collettività (Stato); tutti gli eretici e tutti i persecutori del passato, del presente e del futuro sono anticristi (= San Giovanni nelle Lettere e nell’Apocalisse). San Matteo e II Thess. si riferiscono al nemico più feroce della Chiesa primitiva: il giudaismo; ne predicono le persecuzioni, l’effimero trionfo, il tremendo castigo.

[Una interessante esegesi del dotto Mons. Francesco Spadafora. Tratta dal Dizionario biblico, Roma, 19554, con Imprimatur].