Uno dei primi seguaci di Gesù, capo del collegio apostolico. Il nome Pietro gli venne imposto da Gesù (Gv. 1, 42), mentre alla nascita fu chiamato Simone o Simeone. Nel famoso testo di Mt. 16, 17 è detto figlio di Giona, ma tale nome probabilmente è solo un’errata abbreviazione di Giovanni (cf. Gv. 1, 42; 21, 15-17). Era oriundo di Bethsaida Iulia a nord-est del lago di Genezareth. È certo che Pietro era sposato (cf. Mt. 8, 14), ma siccome non si parla mai di sua moglie nelle fonti autentiche, si può pensare che essa fosse morta prima dell’incontro di Pietro con Gesù. Nei Vangeli risplendono l’attaccamento di Pietro a Gesù, la sua generosità, la sua prontezza nell’interferire e la sua impulsività; ma risultano altresì evidenti i suoi difetti. È da escludere in lui una preparazione intellettuale (cf. Act. 4, 13).
Con molta probabilità già discepolo di Giovanni Battista, Pietro ebbe contatti saltuari con Gesù (Gv. 1, 40 ss.; 3, 2-12) finché, dopo la pesca miracolosa, abbandonò tutto col suo fratello Andrea per seguire il Maestro (Lc. 5, 11; Mc. 1, 18; Mt. 4, 22). Egli appare subito insieme a Giacomo e Giovanni fra i più prediletti da Gesù, testimoni di fatti straordinari (Mc. 5, 37; 9, 2; 14, 33). Anche in tale gruppo ristretto Pietro è trattato con particolare riguardo da Gesù, che amava essere suo ospite in Cafarnao (Mc. 1, 29; 2, 1; 3, 20; 9, 32 ss.), servirsi della sua barca per ammaestrare le turbe (Lc. 5, 3). Tali segni di distinzione si moltiplicano verso la fine della vita di Gesù (Mt. 17, 24-27; Lc. 22, 8-13; Gv. 13, 6-10) e subito dopo la risurrezione (I Cor. 15, 5; Mc. 16, 7). Ma in modo particolare la preminenza di Pietro è dimostrata dall’esplicita volontà di Gesù, che gli assegna un compito basilare nella direzione della sua Chiesa (Mt. 16, 17-19). La promessa è ribadita e spiegata dopo la risurrezione (Gv. 21, 15-19) in maniera da togliere ogni dubbio circa le possibili contrastanti conseguenze della triplice negazione nell’atrio del sommo sacerdote (Mc. 14, 66-72).
Subito dopo l’ascensione Pietro occupa il primo posto incontrastato fra gli Apostoli. Egli presiede all’elezione di Mattia (Act. 1, 15-26) e parla in nome di tutti sia davanti al popolo nel giorno di Pentecoste (ivi, 2, 14-40) che davanti al Sinedrio (3, 1-4.12-26; 4, 8-12; 5, 29-32); è lui che condanna Anania con la moglie Saffira (5, 1-11) e Simon Mago (8, 20-24); è lui che interviene nella nuova missione di Samaria (8, 14) e che accoglie ufficialmente il pagano Cornelio nella Chiesa (10, 1 ss.). La sua posizione preminente risulta ancora meglio nel proposito di Erode Agrippa, che intende infliggere con l’eliminazione di Pietro un colpo mortale alla Chiesa, tutta trepidante per il primo degli Apostoli (12, 5). Nell’assemblea di Gerusalemme Pietro appare nella medesima preminenza (15, 7-11), che non è affatto negata, ma piuttosto confermata dal noto incidente di Antiochia con Paolo (Gal. 2. 11-14).
La precedenza data ai fatti riguardanti Pietro negli Atti viene improvvisamente meno in Act. 12, 17 - siamo verso il 42/43 d. C. - perché Luca abbandona il suo personaggio principale per sostituirlo con Paolo, l’Apostolo dei gentili e menzionerà Pietro soltanto nella breve pericope sul Concilio degli Apostoli.
Dagli altri scritti neotestamentari risulta in maniera evidente la presenza - senza dubbio temporanea - di Pietro in Antiochia (Gal. 2, 11-14); con minore perspicuità dalla I Pt. (5, 13) si può dedurre la presenza dell’Apostolo in Roma = Babilonia. Da I Cor. 1, 12; 3, 22 non è apodittico un esercizio di ministero di Pietro in Corinto, sebbene non si possa escludere in maniera sicura.
La venuta di Pietro a Roma nei primi anni del regno di Claudio (41-54 d. C.) non è suffragata da una vera tradizione, anche se si adducono nomi più recenti, che al pari di Girolamo e di Orosio, si fanno eco dell’affermazione di Eusebio, il quale nella Cronaca parla del secondo anno di Claudio, ma altrove (Hist. eccl. II, 14, 6; 17, 1) si esprime in maniera molto più generica e nella stessa Cronaca in traduzione armena offre una data ben diversa (terzo anno di Caligola, ossia 39/40 d. C.). Anche il famoso brano di Svetonio (Divus Claudius 25, 4) su Claudio, che promulgò un editto contro i Giudei, a quanto sembra nel 49, perché in continuo tumulto e polemiche con i cristiani, non può pretendere un valore apodittico circa la presenza o meno di Pietro a Roma.
Una presenza di Pietro anteriore alla composizione della Lettera ai Romani (57) può essere richiesta dallo sviluppo del cristianesimo attestato in Rom. 1,15, poco conciliabile senza l’attività di qualche missionario di primo ordine ad esclusione di Paolo (ivi, 15, 20-24).
La presenza dell’Apostolo durante la composizione della Lettera però è poco probabile per l’omissione dei saluti per lui nel lungo elenco delle persone da salutare. La presenza di Pietro in Roma sembra parimenti esclusa durante la prigionia (61-63) di Paolo; altrimenti non si capirebbe il silenzio più assoluto nel racconto degli Atti e nelle Lettere della prigionia.
Ritenute sicurissime - come riconoscono in numero sempre maggiore anche studiosi acattolici - la venuta e la morte di Pietro a Roma, bisogna ammettere che i documenti a nostra disposizione non permettono di rappresentarci un soggiorno continuo per un lungo periodo di tempo. È possibile, invece, che vi fossero brevi soggiorni, separati da allontanamenti più o meno lunghi, dovuti ad esigenze missionarie. È certo solo che l’Apostolo a Roma vide adempiersi la profezia fattagli da Gesù (Gv. 21, 18.19).
Per l’anno della morte regna la medesima incertezza, pur essendo fuori dubbio che Pietro cadde vittima della persecuzione neroniana. Secondo San Dionigi di Corinto (cf. Eusebio, Hist. eccl. II, 25, 8), Pietro e Paolo si sarebbero ricongiunti a Corinto e, quindi, condotti a Roma, avrebbero subito il martirio insieme. Tale contemporaneità, già esclusa da Prudenzio (Peristephanon XII. 5-6) che parla di un intervallo di un anno, è negata da molti moderni. In genere si propende a porre il martirio di Pietro nel 64, al tempo della feroce persecuzione neroniana dopo l’incendio di Roma, lasciando l’anno 67 per il martirio di Paolo. Prosegue ...
Dal Dizionario biblico, Francesco Spadafora, Ordinario di Esegesi nella Pontif. Univ. del Laterano, Studium, Roma, imprimatur 1955, pagg. 458 e 459.