Gesù risorto da morte a vita novella è una verità, storicamente attestata da tutti gli Evangelisti e da San Paolo, la quale fin dai primi giorni del Cristianesimo non solo fece parte del messaggio evangelico, ma ne fu il fondamento e l’anima, come occupò il centro della liturgia e della Chiesa nascente. La critica moderna ha usato tutti i mezzi per distruggere la realtà sto­rica di questo fatto: frode degli Apo­stoli, teoria della allucinazione o della morte solo apparente di Gesù, ecc. Ma finora nessuno di questi ten­tativi contraddittori è riuscito a ri­solvere seriamente il problema [né mai ci riuscirà]. Gli esegeti cattolici, contro tutti gli as­salti della critica vecchia e nuova, da Reimarus a Loisy, oppongono questi punti fermi: 1° La vera morte di Cristo e la sua sepoltura narrate dagli Evangelisti con ricchezza di dettagli e di circostanze decisive; 2° Cristo redivivo in tutta la sua fisica realtà testimoniato da persone ineccepibili, come Pietro e Paolo, in pubblico, davanti ai Giudei che avrebbero dovuto, se potevano, smentirli; 3° Prima del racconto degli Evangelisti c’è la energica testimonianza di Paolo (tra il 53 e il 55) che vide Cristo sulla via di Damasco e andò a Gerusalemme dove conversò con Pietro e Giacomo, da cui potè attingere notizie particolari di quella mirabile Risurrezione di Cristo, che per lui è ragione d’essere della fede e dell’Apostolato. E San Paolo l’attesta con un linguaggio quasi rituale che riecheggia la cate­chesi originale della prima comuni­tà cristiana all’indomani dell’ascen­sione di Gesù; 4° Il fenomeno psi­cologico dell’allucinazione era im­possibile in animi sfiduciati e smar­riti come quelli degli Apostoli: tan­to è vero che alle prime apparizioni del Risorto si spaventarono e Gesù dovette persuaderli della realtà del suo corpo mangiando e facendosi toccare; 5° Tra la morte di Gesù e la prima testimonianza della sua Risurrezione è così breve il tratto di tempo da non poter assolutamente bastare alla formazione di una leggenda; 6° Se gli Evangelisti avessero voluto inventare e ingannare avrebbero ben concordato le loro narrazioni, le quali, invece, presentano varietà di dettagli e di colorito, che provano appunto la schiettezza e la oggettività delle testimonianze; 7° Ridurre a una frode o a un’allucinazione il mutamento operato dalla Risurrezione negli Apostoli, prima così timidi e vili, e ancora la conversione e l’opera di S. Paolo, è un assurdo. La Risurrezione, mentre è la prova suprema della divinità di Cristo, è anche la ragione di quel divampare di fede, di apostolato e di martirio, che caratterizza i primi tempi cristiani.

dal Dizionario di teologia dommatica, Piolanti, Parente, Garofalo - pace all’anima loro! - Studium, Roma, 1952.

 Dizionario di teologia dommatica.