Distacco dai beni materiali. Una delle tre grandi piaghe della natura decaduta, è la sete insaziabile dei beni materiali, i quali, una volta acquistati, facilmente divengono oggetto di angosciose preoccupazioni, e non di rado si impadroniscono del cuore umano, sino a far rinunciare a Dio piuttosto che a una parte di codesti beni. Questa schiavitù è il rovescio di ciò che era voluto da Dio, e che costituiva una vera regalità per l’uomo. Al fine di ristabilire l’ordine sconvolto dal peccato, il Signore consigliò la rinuncia al possesso dei beni della terra (Mt. 19, 21; Mc. 10, 21; Lc. 12, 33; 18, 22). La povertà effettiva [= non possedere nulla] non è materia di precetto, né condizione essenziale per la perfezione; è però necessario essere distaccati, almeno internamente, dai beni della terra; distacco che costituisce una povertà spirituale, encomiata dal Signore nel sermone della montagna (Mt. 5, 3), e senza la quale la stessa povertà effettiva non gioverebbe all’anima [= sia il materialmente ricco che il materialmente povero, per giovare all’anima e guadagnare meriti presso Dio, tutti e due devono essere distaccati, almeno interiormente, dai beni della terra, ndR].

• Il distacco interno dai beni materiali consiste nell’amare e volere questi beni solo nella misura, nella quale sono realmente necessari o utili per raggiungere il nostro vero fine che è Dio, e nell’essere pronti a subire, se tale fosse la volontà del Signore, la perdita dei beni materiali, senza mormorare o ribellarsi contro le disposizioni della Divina Provvidenza. Amare di più i beni materiali, è attacco eccessivo, e dunque peccaminoso. La colpa sarebbe mortale, se si amassero i beni terrestri al punto di essere disposti a peccare, in qualunque modo, gravemente a ragione di essi. Mezzi per arrivare all’interno distacco dei beni materiali sono: il pensiero del nostro fine e della caducità delle cose terrestri; la sete dei beni eterni; una grande fiducia nel Signore (Mt. 6, 25 ss.).

• Distacco dai beni superiori. Vi è anche una povertà interna, che ha come oggetto beni superiori: le proprie conoscenze, i talenti ricevuti dal Signore, la stima e l’affetto che altri ci manifestano, le gioie che ci procurano le nostre buone opere. È necessario essere distaccati internamente anche da questi beni, se si desidera aspirare alla perfezione cristiana.

• Per il voto di povertà, vedere Voto religioso. Per povertà nel senso di mancanza o deficienza dell’indispensabile, vedere Miseria.

Dal Dizionario di Teologia morale, Roberti - Palazzini, Studium, Roma, imprimatur 1957, pagina 1111.