Dice il profeta: «Il loro ricordo si è spento col rumore che destò la loro morte» (Psalm. IX, 7). Ed in altro luogo così parla all’empio: «Iddio ti distruggerà per sempre; ti schianterà e ti porterà via dalla tua casa; ti sradicherà dalla terra dei viventi» (Psalm. LI, 5). «Il Signore, leggiamo nella Sapienza, si riderà degli empi. Cadranno disonorati e diventeranno oggetto di obbrobrio tra i morti in eterno. Il Signore li stritolerà nel loro orgoglio fattosi muto e li strapperà dalla loro base; gemeranno oppressi da mali e il loro nome sparirà dalla memoria degli uomini» (Sap. IV, 18-19). «La memoria del giusto, dice il Savio, vivrà tra le lodi; il nome degli empi marcirà nell’infamia» (Prov. X, 7). Il nome dell’empio, la sua gloria e la sua fama spandono fetore di morte; avrà per sua porzione l’oblio ed il disprezzo. Il loro nome cadrà infracidito, cioè sarà calpestato e scomparirà come tronco secco e tarlato divelto dal turbine e gettato lungo la pubblica strada. Non essendo condita del sale della virtù e della saggezza divina, la loro fama si corrompe, e si attirerà l’esecrazione e la maledizione universale. La gloria temporale degli empi si oscura e svanisce; di modo che gli uomini, quando se ne parla, li biasimano, li straziano, li nominano con orrore (...). «Vi sono di quelli, dice l’Ecclesiastico, di cui non si conserva memoria; perirono come se non fossero mai esistiti, nacquero ed è come se non avessero mai veduto la luce; e i figli degli empi dividono la sorte dei padri loro» (Eccli. XLIV, 9) (...). Detestati in vita, aborriti in morte, saranno ancora maledetti al di là del sepolcro.

I Tesori di Cornelio Alapide.