Il dogma c’insegna che nel Verbo Incarnato, Gesù Cristo, vi sono due nature - la natura divina e l’umana - ed un’unica Persona: la Persona divina. La teologia, col genio di san Tommaso d’Aquino, commenta questo enunciato dogmatico, illustrando la possibilità dell’Incarnazione, e ricercando in qual modo si possa concepire l’unità di persona nella dualità delle nature. Le azioni umane di Gesù Cristo, essendo azioni della Persona divina, hanno un valore infinito; sarebbe, dunque, bastata la minima fra esse, per redimerci. Ma il Padre - per darci una nuova prova di quell’amore che è il vero motivo dell’Incarnazione - volle che Gesù ci redimesse con la passione e con la morte di croce. E Gesù così fece. Egli prese sopra di sé tutti i nostri peccati, mettendosi volontariamente al posto nostro e divenendo il Mediatore tra Dio e gli uomini. Sopportando una triplice classe di dolori, ci ottenne il perdono e rialzò la nostra natura allo stato soprannaturale, dal quale era caduta. A Lui, Redentore del genere umano, i secoli rivolgono lo sguardo riconoscente e lo salutano Re d’amore e Dio dei cuori.

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