• Il santo Epifanio vescovo di Cipro raccontò che, al tempo del beato Atanasio il Grande, le cornacchie volavano attorno al tempio di Serapide urlando incessantemente: «Cras! Cras!». Presentatisi al beato Atanasio, i pagani gridarono: «Vecchio infame, dicci che cosa urlano le cornacchie!». Egli rispose: «Gridano cras cras, che, nella lingua italica, significa domani». E aggiunse: «Domani vedrete la gloria del Signore». Il giorno seguente fu annunciata la morte dell’imperatore Giuliano (l’apostata). A questo fatto, essi corsero da Serapide e le urlarono contro: «Se non gli volevi bene, perché accettavi le sue offerte?» (161c-164a).

• Il medesimo raccontò che vi era ad Alessandria un auriga, la cui madre si chiamava Maria. Nel corso di una gara ippica, egli cadde, ma si rialzò subito, sorpassò colui che l’aveva fatto cadere, e vinse. La folla gridò: «Il figlio di Maria è caduto, è risorto, e ha vinto». Mentre ancora si levava questo grido, giunse alla folla la notizia che il grande Teofilo era venuto, aveva rovesciato l’idolo di Serapide e si era impadronito del tempio (164ab). Il beato Epifanio vescovo di Cipro aveva in Palestina un monastero. Il suo abate un giorno gli mandò a dire: «Grazie alle tue preghiere non abbiamo trascurato la nostra regola, ma con zelo celebriamo l’ora di prima, terza, sesta, nona, e l’ufficio del lucernario». Ma egli li rimproverò con queste parole: «Evidentemente trascurate le altre ore del giorno astenendovi dalla preghiera. Il vero monaco deve avere incessantemente nel cuore la preghiera e la salmodia».

• Una volta il santo Epifanio, vescovo di Cipro, mandò a chiamare il padre Ilarione: «Vieni, incontriamoci prima di uscire dal corpo». Egli venne da lui e gioirono insieme. A pranzo furono serviti degli uccelli. Il vescovo ne porse al padre Ilarione che protestò: «Perdonami, da quando ho indossato l’abito monastico non ho più mangiato animali uccisi». E il vescovo a lui: «Io invece, da quando ho indossato l’abito monastico, non ho mai permesso che qualcuno si addormentasse senza essere in pace con me, né io mi sono addormentato senza essere in pace con qualcuno» . «Perdonami - disse l’anziano -, la tua vita è migliore della mia» (164c; PJ IV, 15). 

Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999.

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